Il presepe, di Stefano Bianchi
Il presepe
È un ricordo sbiadito dai giorni passati al lavoro
tu chinata tra fogli di stelle e di mille colori.
Ti ricordi il castello seduto sull'ultimo colle?
Ci piaceva guardarne nel buio quel baluginare
di luci in un'aria di fiaba inventata
soltanto per me.
Che se non l'ho mai detto, se non l'hai saputo ti è grata
questa mano di uomo che ancora si riempie
di minuscoli sassi a istruire una strada tra i muschi
raccolti in montagna nelle passeggiate
di un tempo impossibile tanto è lontano
che c'era la nonna.
È un ritratto mantato di bruma dal fiato del tempo
l'acqua del fiume ti scorre anche se tu lo resti a guardare.
Eppure che strano, apro la mano e ogni anno li trovo
quei tre pezzi di creta li stringo, li volgo alla stella cometa.
Che per tutte le male parole che sole t'ho saputo dare
m'hai riempito le mani e le tasche di pezzi d'amore.