logo
homeRaccontisepRacconti di Natalesep
Il miracolo di Natale

Il miracolo di Natale

Il miracolo di Natale

di Renzo Montagnoli



Quell'anno il freddo era cominciato molto presto, già a novembre, e a dicembre poi si era fatto più marcato, pungente, una lama che trafiggeva chi non poteva coprirsi adeguatamente, come i poveri, i miseri, che ci sono anche in una società opulenta, anzi sono di più perché alla grande ricchezza di pochi corrisponde spesso l'estrema povertà di tanti. Arrivati alla vigilia di Natale aveva cominciato a scendere la neve, un tocco d'artista in una città, come quella metropoli, addobbata per le festività, tutte luci volte a cercare di ricreare un'atmosfera mistica che però ormai mancava da anni.

Pietro si trascinava per quelle strade tutte ridondanti di luci, appesantito, come il suo cuore, dal fallimento della sua vita, fatta di delusioni, di speranze fugate, a cui da alcuni mesi si era aggiunta la perdita del lavoro, fatto tanto più grave per un uomo della sua età, con i 55 anni che pesavano e che di sicuro non avrebbero invogliato nessuno ad assumerlo. Camminava quasi per forza d'inerzia, in preda a una rassegnazione profonda, a uno sconforto che lo attanagliava, lo stringeva in una morsa di acuta sofferenza, non solo psichica, ma anche fisica, perché non aveva nemmeno più i soldi per curarsi, per prendere le medicine che il medico, già alcuni mesi fa, gli aveva prescritto. Incontrava di continuo gente chiassosa, che gli sembrava felice, gente che entrava nei negozi e ne usciva con pacchi di doni natalizi. Per lui non ci sarebbero stato niente e nessuno l'avrebbe atteso a casa, dopo la separazione della moglie a cui poco non aveva contribuito, oltre ai suoi continui fallimenti, la morte prematura del figlioletto.

Più andava avanti, più gli cresceva la volontà di farla finita, di troncare quella sua vita inutile e di sofferenza; pensava già ai modi, cercando quello meno appariscente, un suicidio anonimo di cui forse non si sarebbe saputo nulla. Quello che intendeva era una scomparsa in tutti i sensi e forse l'acqua limacciosa del fiume in piena avrebbe fatto al caso suo. Raggiunse il ponte più che mai determinato, si appoggiò al parapetto e guardò giù l'acqua fangosa, la corrente impetuosa, la sua salvezza da un'esistenza diventata impossibile.

Ormai aveva deciso e si apprestava a scavalcare la balaustra del ponte quando udì una voce.

- Non farlo, papà, non farlo per me e anche per la mamma.

Si fermò all'istante e si guardò intorno, ma non c'era nessuno, si senti smarrito e la voce riprese: - Puoi ancora cambiare la tua vita, puoi ancora darle un senso, e domani il Natale di Gesù può anche essere il tuo.

Credette di impazzire, perché quella era la voce del suo bambino morto da diversi anni, ma senti rinascere in lui una forza sconosciuta, perché se la sua creatura gli parlava così non poteva che essere per il suo bene e pur di far contento il figlioletto decise di mettere in pratica le sue parole. Era troppo vecchio per un nuovo lavoro? Avrebbe girato da mattina a sera, sarebbe andato a raccogliere pomodori, ogni mattina presto avrebbe cercato lavoro al mercato, avrebbe fatto tutto e di tutto per realizzare il desiderio di suo figlio.

Quell'esile filo della memoria era diventato di colpo una corda a cui aggrapparsi e lui si aggrappò.

Corse a casa, fece il presepe che giaceva da anni impolverato in uno scatolone, guardò nel frigo, trovandolo desolatamente vuoto, e allora prese gli ultimi risparmi, poca cosa, quanto necessario per comprare qualcosa da mangiare. Uscì per fare un salto al supermercato, ma quasi subito si imbatté in un bimbo cencioso che tendeva la mano.

- Un soldo signore per comprare un panino.

Lo guardò, vide il suo viso smunto, gli occhi imploranti, il corpo scosso dai tremiti per il freddo e gli venne in mente il suo bambino.

Non gli diede il soldo richiesto, ma gli allungò tutti i suoi pochi risparmi e pazienza se non avrebbe avuto da mangiare, perché, si disse, per aver saltato un pasto o due non era mai morto nessuno.

Ritornò a casa, si coricò e cercò il sonno, ma non riusciva a dormire, perché, nonostante avesse spento la luce, un diffuso chiarore illuminava la camera. Fu così che udì suonare il campanello e si alzò chiedendosi chi fosse mai che lo cercava in quel giorno e a quell'ora.

Aprì e davanti a lui comparve sua moglie; la visione lo sconcertò, incapace di comprendere. Allora lei l'abbracciò e lo strinse a sé. Entrarono e lui si accorse che aveva un paio di borse della spesa.

- Ho portato per la cena di questa vigilia e anche per domani, se tu sei d'accordo. Voglio ricominciare, voglio che ricominciamo. Non so per quale magia, ma oggi pomeriggio ho risentito la voce del nostro bambino che mi ha spiegato quanto grande fosse il suo dolore nel vederci divisi, nel sapere che non avremmo affrontato insieme le difficoltà della vita.

Pietro la guardo estasiato e le sussurrò - Non dire altro, amore.

Poi si abbracciarono nuovamente e suggellarono quella rinascita con un lungo bacio.

In un angolo della stanza, non visto, perché i viventi non possono scorgere il mondo di là, un bambino sorrideva felice.