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Arezzo, di Patrizia Fazzi

Arezzo, di Patrizia Fazzi

Arezzo

di Patrizia Fazzi



Profilo chiaro di torri

di tetti e antichi campanili,

come nella visione di Piero riappari,

intatta, stretta alle tue mura,

ai secoli sopravvissuta.


Etrusca, romana, il gran medioevo,

la cinta medicea e poi leopoldina:

la storia tutta č passata di qui.


Cammino e m'incanta la Pieve,

trinata di archi,

la trascendenza del Duomo

le Logge e il loro umanesimo

il sogno di Costantino nel suo cromatismo risorto

la simmetria e il calore del portico di Santa Maria.


M'incantano i vicoli stretti,

gli orti e i giardini segreti

la Piazza Grande maestosa

i palazzi fioriti di stemmi

il ricciolo di una finestra

i fiori di cappero sulle mura sbrecciate del Prato.


Arezzo ghibellina e ringhiosa,

mortificata e ribelle

custode gelosa degli avi

testarda protesa al domani,

ti porto dentro, ti sento

come radice profonda,

paradigma di vita.


Arezzo, 18 febbraio 2001, da “Dal fondo dei fati”, 2005


Da  L'occhio dei poeti (Edizioni del Leone, 2011)