De gustibus non est disputandum, di Renzo Montagnoli
De gustibus non est disputandum
di Renzo Montagnoli
Gli storici studiano anche l´alimentazione nei secoli, perché non è mai rimasta la stessa, variando peraltro anche da luogo a luogo. Nell´antica Roma, sia quella repubblicana che imperale, durata così tanti secoli c´è stata ovviamente un´evoluzione e anche se sono famosi i convivi luculliani per il numero, la qualità e la quantità dei cibi portati in tavola ho più di un motivo per dubitare sul loro gradimento ai tempi nostri. Infatti, c´erano sapori diversi, alimenti molto speziati, per ovviare soprattutto alla loro facile alterabilità, non esistendo frigoriferi per la conservazione al freddo. In altri casi piatti famosi all´epoca oggi risulterebbero disgustosi, come il famoso garum, una salsa liquida di interiora di pesce e di pesce salato usata in abbondanza in diversi cibi.
Tuttavia, poiché non sono uno storico e anche perché questa non è la sede più appropriata, è di altra cosa che intendo parlare, e cioè di come i giovani odierni siano stati costretti a mutare i loro gusti, quasi sempre in modo subdolo. A tavola osservo mio nipote che mangia in tutta tranquillità frutta acerba e ovviamente la trova buona, non conoscendo il sapore di quella matura. E´ da anni che i supermercati vendono frutta che non è prossima alla maturazione; pesche, susine, pere, albicocche sono belle a vedersi, ma occorre fare attenzione nel prenderle in mano, perché se cadono su un piede sono dolori. Personalmente è da tempo che ho rinunciato a questi frutti, a meno che non riesca a trovarli maturi in qualche negozietto, o sulla bancarella di un mercato, a prezzo ovviamente più alto. E il bello è che l´abitudine al gusto è tale che se offro questi prodotti di giusta maturazione a mio nipote, non gli piacciono.
E´ evidente che i supermercati, abituati ad acquistare rilevanti quantità, intendano cautelarsi dal rischio di notevoli scarti privilegiando la frutta non matura, ma chi ci rimette, chi mangia prodotti con un gusto pressoché uniforme che ricorda quello della zucchina è il consumatore.
A noi di una certa età non di rado rimane solo da rimpiangere quella frutta profumata, setosa al tatto, che addentavamo con vera e propria voluttà, in un piacere dei sensi che invano ora cerchiamo di riprovare; era anche bello andare in campagna, guardare le pere o le susine sui rami, un piacere prima ancora degli occhi che del gusto.
Piano piano qualcuno scriverà, magari chissà fra quanti anni, e riferendosi a noi che un tempo la gente aveva dei gusti strani, che amava cibarsi di frutta "troppo matura", come noi ora storciamo il naso pensando al "garum".