Il sogno di un’estate
di Renzo Montagnoli
A Erika
Quell’anno è ormai lontano
un’immagine confusa
che ogni tanto riappare
un’estate in montagna
di tanti anni fa quando
ancora ero un giovane
che veloce correva alla vita
e lei era un sogno nato all’improvviso
il più bel fiore di un prato
che riluceva al sole ardito.
Era freschezza, giovinezza
spensierata in quegli occhi cerulei
nella risata argentina
che apriva uno scrigno
di gioia per la vita.
Ah quanto ho amato
quel suo sorriso limpido
quella voce che avrei voluto
rinserrare nelle orecchie.
Era un fiore che richiamava
api ansiose di suggere il suo
polline, di bere alla sua corolla.
Se ne andò alla fine dell’estate
promise di tornare
ma non tornò.
Seppi solo dopo alcuni anni
che la morte la colse all’improvviso
ancora nello splendore
della sua giovane età.
Ed è ogni tanto, specie ora
che son vecchio, che ritorna
il sogno di un’estate
e mi illudo che quando
anch’io varcherò la porta
nell’affacciarmi sui Campi Elisi
ritroverò fra tanti fiori belli
quell’unico
che non sapevo
di aver rinchiuso nel mio cuore.
Da Un paese tra i monti