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Ho sceso milioni di scale, di Eugenio Montale

Ho sceso milioni di scale, di Eugenio Montale

Sono stati insieme tanti anni, hanno condiviso gioie, amarezze, dolori, poi uno dei due, lei, muore ed ecco la corrosiva solitudine di chi resta, un vuoto che si avverte a ogni gradino che si scende di quelle scale per tante volte, milioni di volte, percorse insieme. Lui le dava il braccio, a lei che era miope, non tanto per proteggerla, ma perché sapeva vedere, meglio di lui, la realtà, oltre ogni apparenza. Una poesia del ricordo, triste e sublime al tempo stesso.




Ho sceso milioni di scale

di Eugenio Montale



Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

 Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
 non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate erano le tue.