Il cerchio infinito - La recensione di Piera Maria Chessa
Già
da diversi anni conservo con cura tra i miei libri una bella silloge
il cui titolo è Il
cerchio infinito,
di Renzo
Montagnoli.
Questa
raccolta di poesie si apre con una breve ma utile introduzione
dell’autore, e con una altrettanto breve ma interessante
prefazione di Fabrizio
Manini.
Mi
piace incominciare questa mia riflessione proprio riportando le
parole dello stesso poeta, perché trovo in esse il senso e il
fine dell’intera raccolta.
“La
vita, nel suo mistero, il tempo, nella sua incertezza, la distanza,
nella sua imperfezione, sono il tema di questa silloge.
E’
un tema unico, perché nell’universo tutto è
infinito e nulla è lasciato al caso: il tempo, lo spazio, e,
lasciatemelo credere, anche la vita.
Se
esiste l’anima, scintilla che fa scoccare l’esistenza,
questa non può finire con il corpo e quindi è
eterna.
E’
una teoria, un sogno, ma anche io sono un uomo e non sfuggo alla
logica di ridurre alla mia piccola dimensione la risposta alle
domande fondamentali.”
Ecco,
in questa interessante e profonda riflessione è racchiuso lo
sguardo del poeta aperto su quel mondo che comprende in sè
l’esistenza di ogni singolo uomo, ma anche ogni altra
forma di vita. Quell’esistenza che a noi talvolta appare quasi
priva di uno scopo, tanto è vero che ci si sente spesso in
balìa del caso, e fragili come fili d’erba.
Ma
avviene davvero tutto per caso quello che ci succede? Perché
altre volte invece ci sembra che avvenga esattamente il
contrario, e cioè che in tanto disordine esistenziale in fondo
ci sia un ordine che probabilmente non appartiene a noi?
E’
una percezione questa che abbiamo in alcuni momenti della nostra
vita, e spesso quando si è arrivati a quell’età
in cui dovremmo essere più saggi. Quando il pensiero
incomincia a mettere in ordine tutte le tessere di quel puzzle che è
la nostra esistenza.
A me sembra di ritrovare un po’
queste riflessioni nelle poesie che compongono questa bella raccolta.
Il
primo testo si intitola Il
cerchio infinito,
esattamente come la silloge, e naturalmente non è un caso.
“Un
cerchio infinito
di albe e tramonti,
di nascite e di
perdite,
in cui tutto mai termina.
E’ già il
buio e poi sarà la luce
fra atomi erranti
in un
tempo senza fine,
in una catena di indissolubili destini,
dove
resta la polvere di anime spoglie,
soffi di vita ritornati
nell’eternità.”
Anche
nel testo Il
respiro dell’universo ritroviamo,
in forma diversa, gli stessi concetti. Una tensione continua verso
l’infinito, dove tutto, si immagina, prenderà la giusta
forma.
“Muscoli che si tendono
mani che si aprono
il
respiro che si avvia.
E’ la vita corporea
la nuova
casa dell’anima
che un giorno fuggirà
per
tornare a nuova materia.
L’eterno è il suo
regno.
Il tempo finito è la sua grazia.
Lei,
che
dà la vita,
è il respiro dell’universo.”
E’
presente spesso nelle poesie di Renzo anche la natura, in tutte le
sue meravigliose forme, come nel testo Il
glicine .
“Quasi
contorto nel freddo
s’aggrappa ancora alla vita
tronco
rugoso orbo di foglie
avvinghiato all’umida
ringhiera
sfida il vento d’inverno
sperando in
un’altra primavera.”
Nella
poesia La
cometa l’autore
continua a guardare verso l’alto, ma questa volta per seguire
il cammino di una magnifica stella.
“Una luce fugge nel
cielo di notte
un arcano mistero solca l’universo
veloce
si muove in un cerchio infinito
corre senza posa in un’eterna
fatica
le sue strade son lastricate di stelle
la sua meta è
rincorrere se stessa
in un corrosivo cosmico affanno.
E
quando rapida scompare ai nostri occhi
lascia uno sciame di
sogni svaniti.”
Non
manca neppure il dialogo con se stessi, come in Anima
mia, dove
si è in compagnia di qualcuno o di qualcosa che con noi ha
diviso gioie e pene.
“Un amore il nostro senza
limiti
sempre a correre per mano
o a sonnecchiare su
pensieri astrusi.
Ora il tempo s’è rallentato,
come
foglie in autunno
le speranze son cadute
i giorni lunghi
son di un inverno
senza primavera.
Anima mia,
stammi
accanto un poco ancora
accompagnami per mano
fino al buio
della notte
fa che ogni minuto
sia stato degno d’essere
vissuto.”
In Oltre
la logica l’autore
continua, con lucida consapevolezza, a porsi le stesse faticose
domande alle quali, in modo definitivo, mai potremo dare delle
risposte.
“Nulla è più certo
di quel
che di incerto
presiede a ogni cosa.
Non siamo che atomi
di
un sistema
che sfugge a ogni logica
i microscopici
tasselli
di un ordine ignoto
umili parti di un
disegno
troppo immenso
per esser capito.”
In Pubertà,
infine, si rivolge a un bambino, forse il nipotino, per il quale
trova parole di tenerezza, affetto e incoraggiamento a volare verso
l’alto.
“Nella luce della tua primavera
sei un
piccolo fiore
che s’apre alla vita.
Si scioglie ogni
timore
resta solo il desiderio
di provare l’amore.
Corri
veloce
cadi e ti rialzi
tutto è permesso
nulla
è vietato.
Una raccolta densa, poeticamente bella, testi che si leggono condividendone il messaggio, malinconico, certamente, ma perché scaturito da una riflessione lucida e consapevole, che non esclude tuttavia il desiderio di vivere la vita in modo pieno e perché no, anche appagante.
Piera Maria Chessa
https://pieramariachessa.wordpress.com/