Edizioni Croce
Risponde Fabio
Croce, titolare delle Edizioni Libreria Croce
Mi chiamo Fabio Croce, ho 46 anni, da
10 svolgo l'attività di editore, dopo una vita dedicata ai libri che ho venduto
nelle mie librerie romane e che ho scritto per vari editori, tra narrativa e
saggistica.
Le origini della vostra casa
editrice?
Già dagli anni '50 la mia famiglia
aveva varie librerie a Roma; nel '70 la tradizione si è consolidata attraverso
le Librerie Croce di Corso Vittorio e di Via Solferino
a Roma, divenute i salotti culturali più celebri d'Italia. Ho iniziato a
dirigerle nel
Quali sono gli elementi di
originalità del vostro progetto?
Già dal 1997 ho ritenuto che in Italia
mancava un serio progetto di settore riguardante la
letteratura italiana a tematica omosessuale e ho pubblicato narrativa e
saggistica che ponesse al pubblico tale problematica sociale, e che
soddisfacesse la possibilità che le persone omosessuali trovassero in commercio
libri che affrontavano questioni a loro vicine. Col tempo ho allargato la sfera
di interesse e ho pubblicato tutto ciò che trovavo interessante ma pur sempre
dalla parte delle minoranze, non certo dell'ovvio e del superfluo.
Quale
pensate che sia il futuro dell'editoria in Italia e della vostra
casa editrice in particolare?
Credo che prima o poi l'Italia debba
diventare un paese civile. Non credo che l'imbarbarimento della nostra civiltà
sia irreversibile. In fondo anche gli Stati Uniti, che hanno esportato il loro
modello di ignoranza sociale, hanno reagito alle soap
e all'appiattimento culturale. Ora tocca a noi tenere duro e crescere insieme
ai giovani di buona volontà, per mantenere in vita ciò che di buono tanti fanno
per parlare ancora di questioni letterarie, spesso rimettendo soldi e lavorando
a vuoto. Prima o poi spero che una gratifica sociale arrivi.
In Italia si legge poco: di chi è la
colpa? Un po' anche delle case editrici?
Come al solito
siamo fanalino di coda in Europa sia come numero di lettori che per quanto
riguarda le libertà di stampa e diritti civili. Questo la dice lunga su quanto
l'editoria soffra. Il problema è politico: i potenti
sopravvivono perché finanziati dallo stato, i piccoli soffrono perché
schiacciati dalla grande distribuzione. Non c'è rispetto da parte delle
istituzioni del lavoro di chi spende una vita per la letteratura, ma solo per
chi è al servizio del carrozzone politico “giusto”.
Come immaginate possa essere il
vostro lettore ideale? E quali passi per avvicinare i lettori ai libri da voi
editi?
Il mio lettore ideale è brutto, sporco
e cattivo…
Non mi interessa che i nostri libri siano letti dalla casalinga di Voghera, perché non pubblico
libri adatti a lei. Piuttosto credo nei libri che con coraggio cercano di
svelare gli angoli nascosti della psiche umana a causa di ipocriti pudori.
Quali passi? Sicuramente in avanti, ma
non so in che direzione, speriamo quella giusta. Il mercato del libro è
atipico: quando si pensa che un libro venderà, spesso non lo vuole nessuno,
mentre anche per le grandi case editrici i successi editoriali sono
imprevedibili. Per cui cerco manoscritti interessanti e li pubblico,
impegnandomi in egual misura per tutti.
Quale dei vostri libri vi ha dato le
maggiori soddisfazioni e perché?
“Verbum dei et verbum gay” l'ha cercato tutto
il mondo. Parlava degli scandali legati all'omosessualità in Vaticano. Ma le distribuzioni
nazionali l'hanno bloccato, il tribunale di Roma mi ha condannato per
diffamazione e tutti i guadagni delle vendite dirette che ho fatto, sono andati
in fumo. Però siamo comparsi su tutti i quotidiani del mondo, dalla Pravda a tutti quelli del Sudamerica.
Ora punto molto su “Il figlioccio” di
Oscar Hermes Villordo, un autore argentino morto per
AIDS nel '94: un romanzo forte ma molto bello, originale, duro. Credo che solo
con argomenti forti e libri ben scritti si possa far breccia in questo sistema
editoriale malato.