Intervista a Corrado Sebastiano Magro
Intervista
a Corrado Sebastiano Magro
Chi è Corrado Sebastiano Magro?
Un
siciliano, classe inzio 1940
capelli bianchi e un grosso naso (vedi foto).
Studente (Magistero Catania) contadino in prov.
di SR, emigrato senza meta a fine 1965, “naufrago” approdato nel gennaio
Perché scrivi?
Diciamo
che la lettura ha “risvegliato” la scrittura. Da ragazzino divoravo quello che mi
permettevano di leggere. Da lì è nato il desiderio di scrivere, quale forma di
comunicazione, realizzazione delle immagini percepite dal sensorio, dandogli forma
nella parola e nella frase per poter raggiungere,
magari “post mortem”, un gran numero di lettori che
ne colga il senso.
La creatività è un momento di
estasi, oppure il tormento di chi matura idee e cerca di parteciparle agli
altri?
Direi che
è sia l'uno e sia l'altro. Personalmente credo che i
due aspetti restino inscindibili. Chi scrive sogna, soffre e gode, e prova fare sognare,
soffrire, godere!
E' notorio
che per poter scrivere è indispensabile leggere. Che cosa leggi principalmente?
Tanto.
Saggistica, soprattutto in tedesco, meno in altre lingue (PNL, discipline
orientali, indagini storiche, sviluppo della personalità, quantistica).
Narrativa “ITALIANA”. Non disdegno i grandi stranieri: Goethe, Tolstoj, Kafka, Dostoveskij, mettiamoci anche Coelho, Fatou
Diome ecc.. Dei “contemporanei”
italiani preferisco Eco, Silone, Calvino, Buzzati, Brancati,
Leila Mascano (“Fammi ridere”), Fallaci, Fruttero e
Lucentini, Maurensig,
qualcosina di Camilleri oltre ai classici
Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Sciascia ecc.
Con i modernissimi, ci vado cauto.
Qual'é il tuo narratore preferito e
perché?
Dei
contemporanei U. Eco, indiscutibilmente. Rende logico,
plastico l'intrigo, si dipana con maestria sovrana dove
tanti autori resterebbero aggrovigliati, vittime della sbornia che vorrebbero
travasare nel lettore. Eco: ricchezza di lingua e di stile, lucidità e naturalezza nella
trama.
Tu sei un autore di narrativa e, salvo
errore, non mi risulta che tu scriva anche poesie, il che non toglie che tu
possa amare leggerle. Al riguardo, quale è il tuo
poeta preferito e per quale motivo?
Scrivevo
poesie da ragazzo credo come tutti. Avvicinandomi ai quaranta, ho smesso. Le
satire che ho scritto e che ogni tanto scrivo in
versi, non si possono chiamare poesie. Resto distante anni luce da un Trilussa, Di Giacomo o Belli.
Ogni tanto, se mi capita una poesia la leggo ma
non le vado a cercare. Il poeta
preferito?: Oggi è, non meravigliatevi, Cecco Angiolieri.
Ha una forza espressiva che mi piace e non invecchia. Neruda o Lorca non li butto via Anzi.
C'è sempre dentro di noi un
desiderio latente, quello che si suole definire un sogno nel cassetto e che, in
campo letterario, è l'aspirazione a scrivere qualche cosa di irripetibile.
Nel tuo caso qual'é?
Esiste
l'irripetibile? Forse solo in parte. Il mio sogno è
strano: scrivere, comunicare qualcosa che senza dare l'impressione del docere, stimoli
giovani e meno giovani che nei siti multimediali
citano detti famosi a 360 gradi di non “imbrattarli” sfoggiandoli, prima di
averli fatti propri, di averli “amati”. Ma è solo uno
dei tanti sogni presenti.