Il segreto di Cocò
- Questo posto è un vero paradiso, e non esagero;
cibo ottimo e abbondante, ampi spazi per muoversi in tutta libertà, dei padroni
che ci adorano, e…infine un galletto sempre pronto a fare il suo dovere. Che
volete di più dalla vita?
Madame Ciccina si alzò
impettita sul suo trespolo e rivolse uno sguardo altezzoso a tutte le colleghe,
beandosi del discorsetto appena tenuto, e attendendo
una risposta quale pretendeva.
E infatti ci fu un coro
unanime di sì.
Il galletto non era meno soddisfatto, visto che la
decana del pollaio aveva giustamente messo in risalto le sue qualità, anche se
onestamente doveva ammettere che la sua posizione risultava notevolmente
agevolata dal fatto d'essere l'unico maschietto; in verità c'era anche un altro
gallo, Chicchirichì, ma era talmente vecchio e
decrepito che appena riusciva a reggersi in piedi, e che quindi era
naturalmente impossibilitato a essere un concorrente.
Ciccina, acuta osservatrice, si
era però accorta che l'assenso non era stato proprio unanime e che una non
aveva aperto il becco.
- Cocò, non sei della mia
opinione? Benedetti giovani, sempre scontenti, gli si potrebbe offrire il mondo
e loro avrebbero qualche cosa da ridire. Perché non sei d'accordo?
- Sì, si mangia bene, c'è tutto quello che hai
detto tu, ma resta il fatto che tutte non sono soddisfatte; infatti
qualcuna ogni tanto se ne va.
- Ingrate, esseri spregevoli,
ecco chi sono quelle che lasciano il pollaio.
- Ma la mia amica Zampetta era una brava gallina ed
era contenta del posto, tanto che me l'aveva detto più volte. Eppure è da ieri
che è sparita, da quando l'ha chiamata la padrona.
- C'ero quando è venuta la
padrona e l'ha chiamata amorevolmente: questa è la prova che certe di voi hanno
dei grilli per la testa.
La discussione fini lì e tutte si avviarono
verso il letamaio a praticare il loro sport preferito: la caccia ai lombrichi.
Il giorno dopo, al risveglio, la padrona entrò nel
pollaio e…
- Ciccina, Ciccina cara, vieni con me, dai vieni.
- Ragazze, vi saluto; la padrona ha riconosciuto di
sicuro i mie meriti di abile amministratrice del
gruppo e mi vorrà premiare: qualche leccornia speciale, certamente. Poi vi
racconterò.
Il poi però non ci fu, perchè Ciccina
non fece ritorno, come Zampetta e tante altre.
La circostanza fu motivo di accesa discussione nel
pomeriggio; ci fu chi vide nell'assenza una particolare elevazione di rango
della scomparsa, quasi una parificazione ai padroni e chi invece, più
malignamente, ebbe a dire che certa gente predica bene, ma poi razzola male.
Solo Cocò non aprì il
becco e se ne stette in un angolo cupa e tutta
tremante.
Il galletto se ne accorse e le impose di dire la
sua opinione, ma la gallina restò zitta. Poiché era evidente il suo stato di
tensione, si ritenne di attribuirlo a una misteriosa malattia e pertanto si
chiamò il vecchio e saggio Chicchirichì per un
consulto.
Con il poco fiato che gli restava le chiese quale
erano le ragioni del suo malessere, ma non ottenne risposta.
Il galletto allora decise di passare alle maniere
forti e cominciò a beccarla sulla testa. Cocò restò
impassibile, quasi non avvertisse il dolore. Chicchirichì intervenne e fece smettere il manesco collega,
stringendo a sé la povera Cocò.
- Dimmi cosa c'è, che cosa ti angustia.
- E' un segreto, Chicchirichì,
un terribile segreto; se lo racconto, non mi crederete.
- Dai, sei una brava gallina, seria e rispettata da
tutti. Perché non dovremmo crederti?
- E va bene, ma solo perché ho bisogno di sfogarmi.
Dovete sapere che sul mezzogiorno, mentre facevo una passeggiatina, Full, il
cane dei padroni, mi è corso dietro e io per sfuggirgli ho aperto le ali e ho
fatto un balzo, breve, ma sufficiente a finire sul
davanzale della finestra della cucina ed è allora che ho visto…
Tutte in coro – Che hai visto?
- Ho visto Madame Ciccina
a tavola con i padroni.
- Quale onore per la nostra decana!
- Non avete capito: sulla tavola…
- Beh, i nostri modi sono po' grezzi, ma pensiamo
che imparerà a sedersi come si deve.
E che mangiavano?
- Ragazze…, i padroni mangiavano Ciccina.
E il coro – Ma no! Impossibile!
- E invece sì; ricordo ancora la padrona che si
portava alla bocca una coscia, l'addentava, masticava rumorosamente, poi diceva
ripetutamente che era buona, tanto buona.
- No! No!
E tutte le galline si misero a correre all'intorno
come impazzite; l'isterismo collettivo fu fermato con
tono stanco, affranto, ma imperioso da Chicchirichì.
- Ragazze mie, temo che Cocò abbia detto la verità; ho sempre avuto dei sospetti
per le sparizioni misteriose, ma non ho mai avuto l'occasione di vedere la
scena che la nostra amica ci ha appena raccontato; inoltre, poco fa, mentre
passavo vicino al secchio delle spazzature la mia attenzione è stata attirata
da un mucchio di piume cremisi, tali e quali quelle di Ciccina.
- Come possiamo difenderci?
- In nessun modo: loro ci danno da mangiare senza
che dobbiamo lavorare e noi contraccambiamo… con noi stessi, in un destino amaro, ma accettabile.
Passarono tre giorni di quiete, in un pollaio di
colpo ammutolito, poi la mattina del quarto si affacciò la padrona.
Le galline, tutte tremanti, abbassarono il capo.
- Cocò, bella, vieni con
me.
La chiamò più volte, ma lei non accennò a muoversi,
anzi, quando vide avvicinarsi la padrona, spiccò un balzo e volò fuori dalla recinzione, correndo come impazzita il più
lontano possibile. Dietro a sé sentiva la voce della donna sempre più vicina,
le pareva quasi di avvertire il suo fiato. Arrivò così alla strada, percorsa da
una moltitudine di mostri a quattro ruote come quello della padrona e quando si
accorse che questa la stava afferrando, decise che quel giorno non avrebbe
occupato il posto sulla tavola.
Il balzo colse di sprovvista il conducente del
grosso autocarro e anche il tentativo di frenata fu inutile.