Il
fango sotto le scarpe - Santosh Alex - Il Cuscino
di Stelle - Pagg. 66 - ISBN 9791280659620
- Euro 10,00
Prefazione
di Alessandro
Ramberti
"La
poesia per me / è la sposa del villaggio"
I
versi posti a titolo di questa prefazione sono tratti da La poesia
per me. Manca l´ultimo verso della poesia: "innocente, umile e
bella". Possiamo dire che Alex Santosh è un poeta del ricordo e
della quotidianità, degli affetti e dell´attenzione responsabile a
quanto ci circonda: il passato viene confrontato con i mutamenti del
presente, non sempre positivi se si considera il poco rispetto per
l´ambiente, il dilagante inquinamento con il conseguente
cambiamento climatico, le violenze e le guerre che costellano il
pianeta. Il villaggio del poeta ne rappresenta anche le radici ed è
a questo proposito significativa l´intensa poesia Fango che apre la
raccolta: "Dal mio villaggio / mentre raggiungo la città / il
fango cambia. / Il fango in città / si limita al vaso di fiori. / Il
fango nel villaggio / si attacca alle mani e alle gambe; / la sua
fragranza rimane. / Fango, / è il mio respiro / la mia forza / la
mia identità". Resta impresso il bellissimo ossimoro: "Fango, /
è il mio respiro."
Ritornare
al villaggio significa scoprire che il verde si sta riducendo e le
"piante medicinali / ora si trovano nei libri di testo"
(Progresso); che l´uomo "moderno" che vive in città al decimo
piano "con il suo ego non è più un uomo / ma è diventato un
bonsai." (Nano); che "Il fiume che era solito inondare e scorrere
/ Ora appare come latte sparso" (Il mio villaggio); che "I
campi sono aridi / I ruscelli si sono prosciugati / I fiori
appassiscono / Le foglie sono silenziose" (Carestia).
Struggente
la poesia Inerme: "Aveva lavorato sodo anche quella volta / (...) /
La pioggia improvvisa / Aveva rovinato il raccolto. // (...) Si
asciugò il sudore / con l´asciugamano / e andò verso il fiume. /
Si stese / sulla sabbia in riva al fiume / sì tirò del fango sul
petto / e pianse / Tutte e quattro le direzioni tremarono // La
mattina seguente / Quando i bambini andarono a giocare / videro un
buco profondo / e un asciugamano."
Lo
sguardo del poeta si cala empaticamente nel vissuto dei famigliari,
in quello degli amici di sangue o di penna, considera gli avvenimenti
di un mondo intriso di ingiustizie e sopraffazioni: "Il giornale /
È una marcia silenziosa / di ieri inquietanti." (Giornale).
Al
tempo stesso Santosh sa individuare i semi della bellezza, di una
misericordia trascendente, non tanto in cose eclatanti, ma nei
piccoli gesti di attenzione per le persone care, per i poveri, i
malati, i vecchi dimenticati: "ho tenuto / tutte le parole per te /
che non vengono usate da anni" (Radha e Krishna); "Lui sa che /
giunto il mo-mento. /Fegato, reni, occhi / ogni organo sta
collassando. // (...) Ha indicato l´acqua. / Ha bevuto un sorso /
Ed è caduto sul mio petto. // Era preparato / E tu...?" (Cancro).
Santosh
è immerso nel mondo e nella vita reali, le sue parole sono un invito
discreto e diffusivo a prendercene cura, a ravvivare quei sentimenti
di fratellanza che ci fanno sentire sulla stessa barca,
corresponsabili di una terra che ha bisogno del contributo di tutti
noi per non diventare arida sia in senso climatico che spirituale.
I
poeti come lui ci donano versi scritti col sangue che sanno
alimentare la speranza, incitarci a fare del nostro meglio perché
puntano in alto e come "Le colombe si alzano in volo" (v. Poeta).