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  Libri e interviste  »    »  L'intervista di Giuseppe Iannozzi a Vittorio Sartarelli, autore di Una vita difficile, edito da Gruppo Albatros Il Filo 06/01/2012
 

Vittorio Sartarelli

Intervista all'Autore di
Una vita difficile

a cura di Giuseppe Iannozzi

gruppo Albatros il Filo

1. Chi è lo scrittore Vittorio Sartarelli? In tanti, forse in troppi, oggi scrivono libri: perlopiù ci si trova a dover fare i conti con lavori scritti o da ghostwriter o rimaneggiati dagli editor in maniera davvero pesante. Tu invece, Vittorio, sei uno scrittore passionale che scrive per raccontare la realtà, soprattutto esperienze personali che possono tornare poi utili al prossimo.

“Vittorio Sartarelli è uno scrittore che si esprime con realismo e semplicità e che si basa sulla linea della più tipica narrativa verista”, così sono stato etichettato dalla Dottoressa Pasqualina Genovese D'Orazio, critico artistico letterario dell'Accademia Internazionale Francesco Petrarca di Viterbo.
Questa definizione mi onora e mi autorizza ad aumentare l'autostima sulle mie capacità espressive di scrittore. Mi è sempre piaciuto scrivere, sin dai tempi del Liceo e soprattutto mi è sempre piaciuto raccontare la realtà delle cose, senza inventare e rifuggendo da qualunque ampollosità letteraria o esibizionismo culturale. Oggigiorno esiste una miriade di nuovi scrittori e molti di essi farebbero bene a cambiare mestiere ma, questo non spetta a me dirlo perché, ovviamente, sarebbe una dichiarazione di parte.

 

2. “Una vita difficile” è un romanzo prettamente autobiografico, confessionale oserei dire, dove si racconta la non poco difficile vita del giovane Marco e della sua compagna. Nel tuo romanzo, Vittorio, sempre è presente la Fede: anche nei momenti più difficili Marco è forte e si fa forte confidando nella Provvidenza.
La Fede quanto è importante per Marco? E per te, Vittorio Sartarelli

“Una vita difficile” è un romanzo autobiografico, come del resto, quasi tutta la mia narrativa.
Io ho avuto una vita molto varia e articolata con non poche difficoltà ed essendo ormai prossimo all'”occasum” della vita stessa, mi è sembrato utile raccontare le mie esperienze, poiché esse possono essere d'aiuto alle nuove generazioni e sempre confortato dalla Fede esse possono essere un messaggio che recepito bene può dare buoni frutti.
La Fede per Marco non solo è importante ma costituisce il motivo più valido per affrontare la vita con serenità e con speranza e, se si ha veramente questa Fede, tutto sarà più facile e le difficoltà della vita potranno essere affrontate e superate con maggiore successo.
Questa è la filosofia di vita di Marco, la quale, compensata e arricchita dalla fervente religiosità di Sara, ha dato i suoi frutti e, poiché Marco è il mio alter ego letterario è stata anche la mia speranza e le mie certezze.

3. Perché scrivere del giovane Marco adesso, in questo particolare momento storico che è di profonda crisi di valori sociali, politici e religiosi?

“E' fin troppo evidente che l'intera società attuale è attraversata da una profonda crisi di valori fondanti e fondamentali, nel caos, apparentemente ordinato, in cui oggi viviamo dove sono poche le cose certe che valgono ancora e che funzionano, dove la litigiosità politica e la lotta per il potere, non permettono l'attuazione di riforme necessarie, progetti validi, promulgazione di leggi e provvedimenti veramente utili e necessari alla collettività, sarebbe necessaria una svolta epocale, forte e decisa che crei un'inversione di tendenza all'attuale declino di valori e di principi”.
Così scrivevo nel mio saggio La famiglia oggi pubblicato nel 2009. In conclusione, il messaggio affidato al mio libro è un inno alla vita e ai valori fondamentali di essa con in testa la famiglia, alla quale ridare forza e costrutto nella sua concezione di come era una volta, almeno, fino a sessanta anni fa, avere fede in Dio e vivere la propria vita nel lavoro e nell'onestà, senza accettare compromessi.

4. Prima di continuare a parlare del tuo romanzo “Una vita difficile”, potresti dire quali sono gli autori che hanno maggiormente influenzato la tua statura artistica e perché?

Sicuramente i miei conterranei regionali Verga, Pirandello, Quasimodo. Perché anch'essi si sono espressi prevalentemente sulle realtà nelle quali vivevano con quella naturalezza e vivida descrizione di ambienti e personaggi, con osservazioni di chiara matrice saggistica che contestualizzavano i loro lavori. Forse per questi analoghi riferimenti stilistici, alcuni critici mi hanno definito uno scrittore “verista”.

5. Vittorio, forse sbagliando, io penso che tu non segua nessuna moda o corrente letteraria. Non nego che potrei sbagliarmi, ragion per cui m'è d'obbligo chiederti se guardi con partecipato interesse a qualche corrente letteraria, e se si, pèr quali ragioni?

Non sbagli sicuramente e da questo si può vedere il tuo “occhio clinico” di critico letterario di spessore. Io non seguo alcuna corrente letteraria, non mi sono mai preoccupato di seguirne una, ho sempre avuto come riferimento la realtà, nuda e cruda a volte ma solo quella, non mi sono mai reso conto di assomigliare o di avere uno stile veristico nello scrivere, ho sempre scritto con la mente ma, soprattutto con il cuore e l'anima senza preoccuparmi di apparire. Io amo definirmi “un cronista” della mia vita. Certo gli studi umanistici che ho seguito e la breve ma corposa attività di giornalista durante i miei anni verdi, hanno sicuramente influito.

6. L'editoria a pagamento è demonizzata da una gran vastità di critici e di autori.
Uguale sorte tocca a quella che chiede un contributo all'autore, ovvero una partecipazione alle spese di stampa. A tuo avviso perché un autore si vede, non poche volte, costretto a rivolgersi ad un editore a pagamento affinché la sua opera venga pubblicata? Non mancano nella storia della Letteratura casi eclatanti – oggi con le loro opere ritenute dei classici – che loro malgrado hanno dovuto pagare di tasca propria. In tempi piuttosto recenti, accanto all'editoria a pagamento si è affiancata quella on demand. Tu, in qualità di scrittore, che ne pensi di tutto ciò?

Personalmente, tutti i miei libri me li sono dovuti pagare di tasca mia, a cominciare dal primo, non avendo potuto trovare un editore nella mia città, perché il mio primo libro riguardava la storia dell'automobilismo sportivo dei miei concittadini. Era la cronistoria della vita sportiva ed agonistica di mio padre il quale, pilota e costruttore di macchine da corsa degli anni ‘50, da solo con i propri mezzi, aveva costruito una macchina sport prototipo con la quale per sette lunghi anni ha gareggiato in Sicilia partecipando alle competizioni più importanti dell'epoca, quali il Giro di Sicilia e la Targa Florio conquistando diverse affermazioni, la notorietà e la passione degli sportivi della Città.
Purtroppo i trapanesi hanno la memoria corta; quando mi sono recato con le bozze del libro – che ora è diventato un Cult presso persone facoltose e esercenti il commercio di auto di serie – chiedendo loro di fare da editori al mio libro, ho ricevuto solo dei laconici dinieghi; ho ritenuto dunque che fosse giusto per mio padre, che ormai era scomparso e per la mia città per la quale aveva fatto sacrifici inauditi per donarle notorietà e riconoscimenti sportivi mai ricevuti, che io pubblicassi quel libro, così decisi di farlo.
Con l'aiuto di un tipografo ho collazionato il mio libro e l'ho fatto stampare in 1000 copie e, una volta uscito, esso ha suscitato l'ammirazione e la positiva critica di riviste specializzate a tiratura nazionale, che hanno pubblicato non solo la copertina del libro con le notizie ma c'è stata la rivista Auto d'Epoca che gli ha dedicato un servizio di sei pagine, comprendenti una parte delle 90 foto inedite e originali che si trovano nel libro, dando anche il merito e una grande soddisfazione a me che l'avevo scritto e pubblicato. Questo libro ha pure vinto un premio Internazionale nel 2006 a Salerno “Giovi Città di Salerno” VII edizione.
In ultima analisi, l'editoria quella d'èlite, è concentrata in una corporazione composta da pochi editori che fanno il buono e il cattivo tempo pubblicando solo libri di autori celebri o di personaggi noti e di scrittori affermati e ormai consacrati alla notorietà nazionale.

Presso questi editori, però, a volte vengono pubblicati dei libri di autori raccomandati dalla politica o da lobby di potere giornalistico o televisivo che, pur essendo letterariamente scarsi, vengono decantati come best seller o capolavori (fasulli).
In parole povere quello che impera è il profitto, un libro viene comprato e letto se appoggiato da una pubblicità imponente e massiva, sostenuta da editori che vanno per la maggiore e dalle lobby di potere che li sostengono
Il resto dell'editoria dovendosi accontentare solo delle briciole cerca di sfruttare il talento di alcuni autori, intanto chiedendo quello che loro chiamano “contributo” ma che in effetti è il tanto quanto serve loro per stampare il libro, dare un tot di copie all'autore e poi anziché distribuire il libro nelle librerie nazionali, perché questo comporta un esborso di danaro
che loro non vogliono impegnare, si affidano per le vendite alle librerie online ormai proliferate abbastanza, e dei proventi che ricavano nulla trapela come informazione agli autori cui spetta la quota del diritto d'autore. Io, in 11 anni di attività letteraria, avendo pubblicato 11 libri, non ho ricevuto né una lira né un euro per la vendita dei miei libri che si vendono in tutte le librerie online (vedi Google mediamente e costantemente 20 pagine sui miei libri sin dal 2008).
Quindi se vuoi sapere cosa ne penso di tutto ciò: che è uno schifo!

7. In “Una vita difficile” c'è la Sicilia. Il romanzo è ambientato negli anni '60 inizio anni '70, in un periodo in cui le difficoltà da affrontare non erano poche: trovare lavoro era difficile se non impossibile, anche per un giovane bene istruito e di belle speranze. Marco, il protagonista del tuo romanzo, ne sa qualcosa; oggi la Sicilia è un territorio meno ostile per chi ci vive, per chi sogna di poter mettere su famiglia? O è forse vero, come faceva notare Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”, che, “tutto deve cambiare affinché nulla cambi”?

Il famoso detto di Tomasi di Lampedusa purtroppo è sempre di attualità ed è ormai diventato la filosofia dei nostri governanti; tuttavia, all'osservazione generica e non particolare, quello che stride nella comune logica è che, facendo riferimento alla gente che non arriva alla fine del mese con i soldi che ha a disposizione, si possono osservare negozi sempre pieni di gente che acquista di tutto, molte macchine nuove in circolazione con una percentuale alta di modelli superiori alla classe media ed ancora un'altra alta percentuale di Suv e fuori strada che noti ad ogni piè sospinto. Almeno, questo è quello che noto nella mia Città!
Evidentemente Berlusconi ha ragione a dire che gli Italiani sono dei benestanti, ma purtroppo non è così.

8. Nel tuo ultimo romanzo “Una vita difficile” particolare rilievo viene dato all'incontro con San Pio da Pietrelcina. Tu, Vittorio, hai conosciuto di persona Padre Pio?

Non ho avuto né l'opportunità né la possibilità di conoscerlo personalmente. L'unica volta che l'ho visto e gli ho parlato è stato quello che ho descritto nel mio libro.

Eppure, quell'unica volta in cui l'ho incontrato è rimasta in me come un segno indelebile e tangibile della sua santità.
Evidentemente all'epoca nella quale l'ho incontrato non era ancora stato proclamato santo, anzi quello era un periodo di crisi dei suoi rapporti con il Vaticano, infatti a causa delle notizie negative che gli venivano riportate Papa Giovanni XXIII non volle mai incontrarlo, né lo riteneva quel Santo che in effetti era anche allora.

9. Tu, da giovane, sei stato un giornalista e anche Marco, il protagonista del tuo romanzo, che si arrabatta a scrivere degli articoli per sostenere la propria famiglia. A tuo avviso, il modo di fare oggi giornalismo, rispetto agli anni Sessanta, come e quanto è cambiato?

Secondo me, allora, fare il giornalista era un professione di alto contenuto sociale e umano e i suoi adepti erano, in numero consistente, indipendenti e consideravano il loro lavoro come un dovere sociale e quasi una missione da compiere. Oggi ritengo che la maggior parte dei giornalisti sia schierato politicamente e quindi, oggi, trovare un giornalista indipendente equivale alla famosa “mosca bianca”. Questo ritengo che vada a danno dell'obbiettività delle notizie e degli articoli che sia da una parte che dall'altra, più che informare, tendono a formare tendenza presso l'opinione pubblica per cui, a volte, non si sa bene se una cosa è bianca o è nera o, ancora se è grigia. Anche in questo campo, secondo me è il danaro a fare scegliere gli uni e gli altri, sostituendosi all'onestà, agli ideali, ai sani principi e, purtroppo, a volte anche alla verità.

10. A chi consiglieresti di leggere “Una vita difficile”? Per quali motivi?

Soprattutto ai giovani, a quelli che non hanno ancora un ideale o un traguardo da raggiungere, perché sappiano che nella vita non tutto è facile o semplice e che nessuno ti regala niente, gli ideali e le mete da raggiungere costano sacrifici che debbono essere fatti, perché essi insegnano a crescere e a maturare la propria personalità e la propria coscienza.

Nella società di oggi, una cultura dell'immagine e dell'apparire, il crescere dei messaggi negativi che giungono ai giovani dal mondo degli adulti, ingenera il sorgere di miti utopistici e alimentano comportamenti di violenza gratuita.
Ma anche a coloro che hanno una famiglia e dei figli, consiglio di leggere il mio libro, perché riconoscano nella cellula primaria della società dei valori insostituibili e fondamentali. La famiglia, quella vera, quella sacra, quella unica, fondata sui cardini essenziali costituiti dai genitori, deve prendere in mano le redini della vita dei propri figli, educarli con passione e rigore, reintroducendo i valori attualmente mancanti o scarsamente attenzionati. In pratica deve fare la sua parte, assumendosi la responsabilità di creare la società di domani.

Una vita difficile – gruppo Albatros il Filo – Vittorio Sartarelli – ISBN 978-88-567-4864-2 – pagine: 58 – Prezzo: €10.00

 

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