Vittorio Sartarelli
Intervista
all'Autore di
Una vita difficile
a cura di
Giuseppe Iannozzi
gruppo Albatros il Filo
1. Chi è lo scrittore Vittorio
Sartarelli? In tanti, forse in troppi, oggi scrivono libri: perlopiù ci si
trova a dover fare i conti con lavori scritti o da ghostwriter o rimaneggiati
dagli editor in maniera davvero pesante. Tu invece, Vittorio, sei uno scrittore
passionale che scrive per raccontare la realtà, soprattutto esperienze
personali che possono tornare poi utili al prossimo.
“Vittorio Sartarelli è uno scrittore che si esprime con
realismo e semplicità e che si basa sulla linea della più tipica narrativa
verista”, così sono stato etichettato dalla Dottoressa Pasqualina Genovese
D'Orazio, critico artistico letterario dell'Accademia Internazionale Francesco Petrarca di Viterbo.
Questa definizione mi onora e mi autorizza ad aumentare l'autostima sulle mie
capacità espressive di scrittore. Mi è sempre piaciuto scrivere, sin dai tempi
del Liceo e soprattutto mi è sempre piaciuto raccontare la realtà delle cose,
senza inventare e rifuggendo da qualunque ampollosità letteraria o
esibizionismo culturale. Oggigiorno esiste una miriade di nuovi scrittori e
molti di essi farebbero bene a cambiare mestiere ma, questo non spetta a me
dirlo perché, ovviamente, sarebbe una dichiarazione di parte.
2. “Una vita difficile” è un romanzo
prettamente autobiografico, confessionale oserei dire, dove si racconta la non
poco difficile vita del giovane Marco e della sua compagna. Nel tuo romanzo,
Vittorio, sempre è presente la Fede: anche nei momenti più difficili Marco è
forte e si fa forte confidando nella Provvidenza.
La Fede quanto è importante per
Marco? E per te, Vittorio Sartarelli
“Una vita difficile” è un romanzo autobiografico, come del
resto, quasi tutta la mia narrativa.
Io ho avuto una vita molto varia e articolata con non poche difficoltà ed
essendo ormai prossimo all'”occasum” della vita stessa, mi è sembrato utile
raccontare le mie esperienze, poiché esse possono essere d'aiuto alle nuove
generazioni e sempre confortato dalla Fede esse possono essere un messaggio che
recepito bene può dare buoni frutti.
La Fede per Marco non solo è importante ma costituisce il motivo più valido per
affrontare la vita con serenità e con speranza e, se si ha veramente questa
Fede, tutto sarà più facile e le difficoltà della vita potranno essere
affrontate e superate con maggiore successo.
Questa è la filosofia di vita di Marco, la quale, compensata e arricchita dalla
fervente religiosità di Sara, ha dato i suoi frutti e, poiché Marco è il mio
alter ego letterario è stata anche la mia speranza e le mie certezze.
3. Perché scrivere del giovane Marco adesso,
in questo particolare momento storico che è di profonda crisi di valori
sociali, politici e religiosi?
“E' fin troppo evidente che l'intera società attuale è
attraversata da una profonda crisi di valori fondanti e fondamentali, nel caos,
apparentemente ordinato, in cui oggi viviamo dove sono poche le cose certe che
valgono ancora e che funzionano, dove la litigiosità politica e la lotta per il
potere, non permettono l'attuazione di riforme necessarie, progetti validi,
promulgazione di leggi e provvedimenti veramente utili e necessari alla
collettività, sarebbe necessaria una svolta epocale, forte e decisa che crei
un'inversione di tendenza all'attuale declino di valori e di principi”.
Così scrivevo nel mio saggio La famiglia
oggi pubblicato nel 2009. In conclusione, il
messaggio affidato al mio libro è un inno alla vita e ai valori fondamentali di
essa con in testa la famiglia, alla quale ridare forza
e costrutto nella sua concezione di come era una volta, almeno, fino a sessanta
anni fa, avere fede in Dio e vivere la propria vita nel lavoro e nell'onestà,
senza accettare compromessi.
4. Prima di continuare a parlare del
tuo romanzo “Una vita difficile”, potresti dire quali sono gli autori che hanno
maggiormente influenzato la tua statura artistica e perché?
Sicuramente i miei conterranei regionali Verga,
Pirandello, Quasimodo. Perché anch'essi si sono espressi prevalentemente sulle
realtà nelle quali vivevano con quella naturalezza e vivida descrizione di
ambienti e personaggi, con osservazioni di chiara matrice saggistica che
contestualizzavano i loro lavori. Forse per questi analoghi riferimenti
stilistici, alcuni critici mi hanno definito uno scrittore “verista”.
5. Vittorio, forse sbagliando, io penso
che tu non segua nessuna moda o corrente letteraria. Non nego che potrei
sbagliarmi, ragion per cui m'è d'obbligo chiederti se guardi con partecipato
interesse a qualche corrente letteraria, e se si, pèr
quali ragioni?
Non sbagli sicuramente e da questo si può vedere il tuo
“occhio clinico” di critico letterario di spessore. Io non seguo alcuna
corrente letteraria, non mi sono mai preoccupato di seguirne una, ho sempre avuto
come riferimento la realtà, nuda e cruda a volte ma solo quella, non mi sono
mai reso conto di assomigliare o di avere uno stile veristico nello scrivere,
ho sempre scritto con la mente ma, soprattutto con il cuore e l'anima senza
preoccuparmi di apparire. Io amo definirmi “un cronista” della mia vita. Certo
gli studi umanistici che ho seguito e la breve ma corposa attività di
giornalista durante i miei anni verdi, hanno sicuramente influito.
6. L'editoria a pagamento è demonizzata
da una gran vastità di critici e di autori.
Uguale sorte tocca a quella che chiede
un contributo all'autore, ovvero una partecipazione alle spese di stampa. A tuo
avviso perché un autore si vede, non poche volte, costretto a rivolgersi ad un
editore a pagamento affinché la sua opera venga pubblicata? Non mancano nella
storia della Letteratura casi eclatanti – oggi con le loro opere ritenute dei
classici – che loro malgrado hanno dovuto pagare di
tasca propria. In tempi piuttosto recenti, accanto all'editoria a pagamento si
è affiancata quella on demand. Tu, in qualità di
scrittore, che ne pensi di tutto ciò?
Personalmente, tutti i miei libri me li sono
dovuti pagare di tasca mia, a cominciare dal primo, non avendo potuto
trovare un editore nella mia città, perché il mio primo libro riguardava la
storia dell'automobilismo sportivo dei miei concittadini. Era la cronistoria
della vita sportiva ed agonistica di mio padre il quale, pilota e costruttore
di macchine da corsa degli anni ‘50, da solo con i propri mezzi, aveva
costruito una macchina sport prototipo con la quale per sette lunghi anni ha
gareggiato in Sicilia partecipando alle competizioni più importanti dell'epoca,
quali il Giro di Sicilia e la Targa Florio conquistando diverse affermazioni,
la notorietà e la passione degli sportivi della Città.
Purtroppo i trapanesi hanno la memoria corta; quando mi sono recato con le
bozze del libro – che ora è diventato un Cult presso persone facoltose e
esercenti il commercio di auto di serie – chiedendo loro di fare da editori al
mio libro, ho ricevuto solo dei laconici dinieghi; ho ritenuto dunque che fosse
giusto per mio padre, che ormai era scomparso e per la mia città per la quale
aveva fatto sacrifici inauditi per donarle notorietà e riconoscimenti sportivi
mai ricevuti, che io pubblicassi quel libro, così decisi
di farlo.
Con l'aiuto di un tipografo ho collazionato il mio libro e l'ho fatto stampare
in 1000 copie e, una volta uscito, esso ha suscitato l'ammirazione e la
positiva critica di riviste specializzate a tiratura nazionale, che hanno
pubblicato non solo la copertina del libro con le notizie ma c'è stata la
rivista Auto d'Epoca che gli
ha dedicato un servizio di sei pagine, comprendenti una parte delle 90 foto
inedite e originali che si trovano nel libro, dando anche il merito e una
grande soddisfazione a me che l'avevo scritto e pubblicato. Questo libro ha pure
vinto un premio Internazionale nel 2006 a Salerno “Giovi Città di Salerno” VII
edizione.
In ultima analisi, l'editoria quella d'èlite, è concentrata in una corporazione
composta da pochi editori che fanno il buono e il cattivo tempo pubblicando
solo libri di autori celebri o di personaggi noti e di scrittori affermati e
ormai consacrati alla notorietà nazionale.
Presso questi editori, però, a volte vengono pubblicati
dei libri di autori raccomandati dalla politica o da lobby di potere
giornalistico o televisivo che, pur essendo letterariamente scarsi, vengono
decantati come best seller o capolavori (fasulli).
In parole povere quello che impera è il profitto, un libro viene comprato e
letto se appoggiato da una pubblicità imponente e massiva, sostenuta da editori
che vanno per la maggiore e dalle lobby di potere che li sostengono
Il resto dell'editoria dovendosi accontentare solo delle briciole cerca di
sfruttare il talento di alcuni autori, intanto chiedendo quello che loro
chiamano “contributo” ma che in effetti è il tanto
quanto serve loro per stampare il libro, dare un tot di copie all'autore e poi
anziché distribuire il libro nelle librerie nazionali, perché questo comporta
un esborso di danaro
che loro non vogliono impegnare, si affidano per le vendite alle librerie
online ormai proliferate abbastanza, e dei proventi che ricavano nulla trapela
come informazione agli autori cui spetta la quota del diritto d'autore. Io, in
11 anni di attività letteraria, avendo pubblicato 11 libri, non ho ricevuto né una
lira né un euro per la vendita dei miei libri che si vendono in tutte le librerie online (vedi Google mediamente e
costantemente 20 pagine sui miei libri sin dal 2008).
Quindi se vuoi sapere cosa ne penso di tutto ciò: che è uno
schifo!
7. In “Una vita difficile” c'è la Sicilia.
Il romanzo è ambientato negli anni '60 inizio anni '70, in un periodo in cui le
difficoltà da affrontare non erano poche: trovare lavoro era difficile se non
impossibile, anche per un giovane bene istruito e di belle speranze. Marco, il
protagonista del tuo romanzo, ne sa qualcosa; oggi la Sicilia è un territorio
meno ostile per chi ci vive, per chi sogna di poter mettere su famiglia? O è
forse vero, come faceva notare Giuseppe
Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”, che, “tutto
deve cambiare affinché nulla cambi”?
Il famoso detto di Tomasi di Lampedusa purtroppo è sempre
di attualità ed è ormai diventato la filosofia dei nostri governanti; tuttavia,
all'osservazione generica e non particolare, quello che stride nella comune
logica è che, facendo riferimento alla gente che non arriva alla fine del mese
con i soldi che ha a disposizione, si possono osservare negozi sempre pieni di
gente che acquista di tutto, molte macchine nuove in circolazione con una
percentuale alta di modelli superiori alla classe media ed ancora un'altra alta
percentuale di Suv e fuori strada che noti ad ogni piè sospinto. Almeno, questo
è quello che noto nella mia Città!
Evidentemente Berlusconi ha ragione a dire che gli Italiani sono dei
benestanti, ma purtroppo non è così.
8. Nel tuo ultimo romanzo “Una vita
difficile” particolare rilievo viene dato all'incontro con San Pio da
Pietrelcina. Tu, Vittorio, hai conosciuto di persona Padre Pio?
Non ho avuto né l'opportunità né la possibilità di
conoscerlo personalmente. L'unica volta che l'ho visto e gli ho parlato è stato
quello che ho descritto nel mio libro.
Eppure, quell'unica volta in cui l'ho incontrato è rimasta
in me come un segno indelebile e tangibile della sua santità.
Evidentemente all'epoca nella quale l'ho incontrato non era ancora stato
proclamato santo, anzi quello era un periodo di crisi dei suoi rapporti con il
Vaticano, infatti a causa delle notizie negative che
gli venivano riportate Papa Giovanni XXIII non volle mai incontrarlo, né lo
riteneva quel Santo che in effetti era anche allora.
9. Tu, da giovane, sei stato un
giornalista e anche Marco, il protagonista del tuo romanzo, che si arrabatta a
scrivere degli articoli per sostenere la propria famiglia. A tuo avviso, il
modo di fare oggi giornalismo, rispetto agli anni Sessanta, come e quanto è
cambiato?
Secondo me, allora, fare il giornalista era un professione di alto contenuto sociale e umano e i suoi
adepti erano, in numero consistente, indipendenti e consideravano il loro
lavoro come un dovere sociale e quasi una missione da compiere. Oggi ritengo
che la maggior parte dei giornalisti sia schierato politicamente e quindi,
oggi, trovare un giornalista indipendente equivale alla famosa “mosca bianca”.
Questo ritengo che vada a danno dell'obbiettività delle notizie e degli
articoli che sia da una parte che dall'altra, più che informare, tendono a
formare tendenza presso l'opinione pubblica per cui, a volte, non si sa bene se
una cosa è bianca o è nera o, ancora se è grigia. Anche in questo campo,
secondo me è il danaro a fare scegliere gli uni e gli altri, sostituendosi
all'onestà, agli ideali, ai sani principi e, purtroppo, a volte anche alla
verità.
10. A chi consiglieresti di leggere “Una vita difficile”? Per quali motivi?
Soprattutto ai giovani, a quelli che non hanno ancora un
ideale o un traguardo da raggiungere, perché sappiano che nella vita non tutto
è facile o semplice e che nessuno ti regala niente, gli ideali e le mete da
raggiungere costano sacrifici che debbono essere fatti, perché essi insegnano a
crescere e a maturare la propria personalità e la propria coscienza.
Nella società di oggi, una cultura dell'immagine e
dell'apparire, il crescere dei messaggi negativi che giungono ai giovani dal
mondo degli adulti, ingenera il sorgere di miti utopistici e alimentano
comportamenti di violenza gratuita.
Ma anche a coloro che hanno una famiglia e dei figli, consiglio di leggere il
mio libro, perché riconoscano nella cellula primaria della società dei valori
insostituibili e fondamentali. La famiglia, quella vera, quella sacra, quella
unica, fondata sui cardini essenziali costituiti dai genitori, deve prendere in
mano le redini della vita dei propri figli, educarli con passione e rigore,
reintroducendo i valori attualmente mancanti o scarsamente attenzionati. In
pratica deve fare la sua parte, assumendosi la responsabilità di creare la
società di domani.
Una
vita difficile – gruppo Albatros il
Filo – Vittorio Sartarelli – ISBN 978-88-567-4864-2 – pagine: 58 – Prezzo:
€10.00
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