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  Letteratura  »    »  Il tribunale delle anime, di Donato Carrisi, edito da Longanesi e recensito da Grazia Giordani 06/01/2012
 

Il tribunale delle anime di Donato Carrisi, Longanesi

 

 

Il tribunale delle anime cela otto secoli di segreti

 


Se ci sono romanzi capaci di creare un clima d'attesa prima ancora di essere letti – considerando anche la vasta estensione del tomo – un posto d'onore spetta a Il tribunale delle anime (Longanesi, pp.462, euro 18,60) il nuovo thriller di Donato Carrisi che già aveva goduto di uno strepitoso successo col Suggeritore, vincendo in Italia il Bancarella e ottenendo grande consenso in diciannove paesi stranieri, suffragato dal prestigioso Prix Polar in Francia. Per non parlare delle vendite che, solo in Italia, hanno raggiunto le 11 edizioni.
Lo scorso 9 settembre, presente al Festivalletteratura di Mantova, l'autore ha avuto modo di darci delle dritte sul suo nuovo romanzo fra le cui pagine si nasconde un assassino che assume le sembianze delle proprie vittime. E il problema del trasformismo è ampiamente trattato da Carrisi anche in postfazione alla sua opera dove ci parla di N.N. (Nomen Nescio) ‹‹il primo (e finora unico) serial killer trasformista della storia, che rappresenta uno dei casi più interessanti della criminologia.› E che l'autore sia esperto della materia non fa meraviglia, dato che si è laureato in giurisprudenza con una tesi su Luigi Chiatti, il ‹‹mostro di Foligno›› per poi seguire i corsi di criminologia e scienza del comportamento, iniziando nel 1999 l'attività di sceneggiatore per cinema e televisione, partecipando come esperto della materia a trasmissioni come Matrix e scrivendo la sceneggiatura di Nassiriya.
Il tribunale delle anime che dà il titolo al romanzo è il più misterioso e riservato dei luoghi vaticani ‹‹so che questo è il palazzo più segreto della Santa Sede›› - disse Giovanni XXIII la prima volta che vi mise piede. Non poteva che avere un sapore inedito ed intrigante mettere al centro del thriller l'organo che da secoli detiene i segreti della Penitenzeria Apostolica, ovvero quella realtà della chiesa dedicata ai crimini rivelati durante la confessione e con i quali gli agenti apostolici hanno avuto a che fare in più di otto secoli. Un tribunale che tecnicamente sarebbe solo “di grazia”, privo di poteri giudiziari e che prevederebbe l'assoluzione per quelle anime sinceramente pentite che vi fanno ricorso.
Ancora una volta in postfazione l'autore ci rivela, in un certo senso, la genesi del romanzo, nato da due incontri, soprattutto da quello con padre Jonathan che gli ha raccontato della ‹‹Penitenzieria, dell'archivio dei peccati e del ruolo dei penitenzieri nel mondo. Per tutto il tempo ho pensato che era incredibile che nessuno avesse raccontato questa storia››. Dunque, un bel colpo di fortuna per l'autore che ci trasporta in una Roma livida e spettrale, degno teatro di ombre e misteri, in cui agisce Marcus, un profiler, ovvero “un cacciatore nel buio”, esperto nello scovare il male, non servendosi del metodo scientifico, ma delle anomalie, ovvero di inciampi nella sequenza logica di una comune indagine di polizia che a volte costituiscono un passaggio verso verità differenti. Nello stesso luogo opera Sandra una fotorilevatrice della scientifica che ricostruisce i casi attraverso i dettagli. Basta un oggetto fuori posto perché improvvisamente cambi il senso di quello che appare. Compito di entrambi è quello di rintracciare una ragazza scomparsa.
L'azione incalzante si svolge in una Roma maledetta, oscura, allucinante in cui si accavallano delitti presenti e lontani, cruente vendette e rari perdoni, in una carrellata ossessiva di colpi di scena in cui Carrisi si dimostra veramente maestro, regalandoci un epilogo da par suo.
A chi gli ha chiesto – nel corso di un'intervista – se non si sia mai sentito a sua volta un cacciatore nel buio, il nostro elettrizzante scrittore ha risposto: ‹‹ E' inevitabile. Anch'io cerco le anomalie; sono quelle che rendono interessanti una storia. Fa più paura un thriller che ruota intorno a un coltello insanguinato … o a un baby monitor?››.

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 

 
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