Intervista di Renzo Montagnoli a Maria Allo, autrice
della raccolta poetica Riflessi di
rugiada, edito da Gruppo Albatros Il Filo.
Questo volume, più
che una silloge, è una raccolta di sillogi, stante le tematiche diverse delle
stesse. Con ogni probabilità si tratta del compendio della tua produzione
poetica degli ultimi anni, piuttosto ampia visto il
numero elevato delle liriche. Se non
vado errato questo libro è la tua seconda opera edita, dopo I sentieri della
speranza, che, ahimé, non conosco.
E' quindi
un'esperienza ancora fresca quella di portare a conoscenza di altri il tuo
sentire e forse per questo mi sembra di aver notato una certa ritrosia, più
esattamente definibile come pudore, nell'esposizione letteraria, caratterizzata
spesso da forti accenti e impatti che a un certo punto si stravolgono, si
quetano prossimi al culmine.
C'è forse in te
ancora un timore di esporti, di lasciar fruire ogni
pensiero, di aprirti completamente?
Il volume
“Riflessi di rugiada” è composto e suddiviso in quattro sezioni: Intimistica,
Naturalistica, Mitologica, Anima. Ciascuna di queste sezioni è corredata da una
prefazione della prof.ssa
Maria Fortunato e segue un
ordine tematico con le due poesie d'apertura “Cose sparse di me” e “Isola
parola “ che costituiscono una sorta di dichiarazione di poetica, vale a dire il leitmotiv della mia produzione, a partire
dalla prima raccolta “I sentieri della speranza” edito nel 1982.
Per una strana
forma di pudore intellettuale o, come dici tu, di ritrosia non ho più
pubblicato, dopo tale raccolta, i versi che componevo, nè parlavo volentieri
della mia poesia eppure
la scrittura per me è l'unico luogo dove tutto acquista un senso “un grande
pudore universale”, direbbe la Merini e scrivere poesie è l'unico spazio dove
acquista senso il tepore dell' anima altrimenti relegata nei frammenti d'ombra
frammisti ai sensi opachi del Nulla.
Ma è anche vero
che il coraggio è fatto di paura come diceva Oriana Fallaci. Per mia fortuna ho ricominciato a
scrivere “seriamente” nel 2007, quando, per caso, ho aperto il mio primo
blog per avere un diario su cui annotare
dei pensieri, indipendentemente dal fatto che questi venissero letti o meno da
altre persone. L'esperienza del blog è
stata fondamentale e determinante anche per il mio tempo libero. Poi, incoraggiata dagli amici poeti e anche per fuggire all'asfissia del monologo e alla sindrome di Narciso, ho deciso di
pubblicare queste mie “nugae” o frammenti, intesi come parte molecolare per il
tutto del corpus che intendo pubblicare prossimamente.
In relazione alla
prima parte della tua risposta avrei voluto formularti una domanda, che
proporrò tuttavia in seguito, perché mi è sorta spontanea la curiosità circa il
“corpus” che intenderesti pubblicare. Infatti, benché la produzione di un poeta
generalmente abbia un ordine logico, nel senso che le opere che si susseguono
sono identificabili nelle stesse tematiche, pur se svolte e approfondite
diversamente, l'idea della parte molecare costituita dalle poesie di questa raccolta
in funzione di un prossimo “corpus” mi induce a chiederti di che tratterà e di
come sarà organicamente strutturato. Insomma, quella che è in genere la domanda
finale sui progetti, diventa la seconda domanda, a cui credo potrai rispondere
non tanto vagamente, ma con una precisione che esula dalle previsioni, perché
si tratta di cosa già certa. Che mi dici, allora?
Io
credo che in me convivano
due anime: una solare e mediterranea, l'altra lunare e notturna. Le mie “nugae” respirano, con questa doppia
natura, di improvvisi trasalimenti della memoria e di furiose meditazioni sul presente.
Vorrei, attraverso un gioco di rimandi e di richiami, di echi lontani, far
rivivere ai
nostri giorni così scarsamente mitici i lirici antichi. Il corpus in questione
sarà poesia in bilico fra diversi piani temporali, quasi un ritorno come Ulisse, carico di
esperienze da interpretare e un futuro
così carico di passato alla luce dell'interiorità femminile .
“La Realtà interiore della donna diventa per il pensiero
di Hillmann e Jung uno spazio archetipico, che raccoglie al suo interno tutte
problematiche psichiche, ma nello stesso tempo indicano al suo vissuto la
propria tendenza. “ Ma non voglio
anticipare oltre........
Non è che ora
ne sappia molto più di prima, ma lasciamo tempo al tempo e aspettiamo il varo
di questo nuovo lavoro. In Riflessi di rugiada, di cui alcune
poesie non mi sono nuove, ho riscontrato tuttavia che quello di cui accennavo
nella prima domanda (la ritrosia ad aprirti completamente) non è presente in
alcuni testi, nel senso che quella tendenza di frenare all'approssimarsi di un
limite, da te con ogni probabilità inconsciamente posto, si attenua, cioè c'è
la tendenza a spostare oltre questo confine. Forse nel secondo caso si tratta
di poesie scritte più recentemente, quando l'opera di scavo interiore è
ulteriormente progredita. Tanto per fare un esempio mi sembra di cogliere più
ritrosia in Postilla ai margini la vita
che in Il cielo non basta. E' così? E se è così, l'indagine conoscitiva
di te stessa, che non avrà mai fine, nell'approdare alla conoscenza di due
anime, le considera indispensabili nella loro coesistenza, o preferirebbe che
ce ne fosse una sola, magari quella solare?
Vedo con piacere che hai colto nel
segno. Infatti
nella tonalità complessiva hai rintracciato il processo di apprendistato
e una certa ritrosia, come tu dici, a rendere visibile questo mio kairòs. Ma
scrivere è uno slancio dello spirito, uno spasmo dell'anima che chiede di
essere ascoltata, un desiderio di chiarezza all'interno di una realtà tragica
che tradisce il respiro del nostro esistere.
La poesia chiede di essere letta perchè il fuoco della poesia è l'unico fuoco
capace di bruciare le scorie della vita.
L'indagine conoscitiva di noi stessi
non avrà mai fine; luce e Ombra fanno parte della dualità, noi stessi siamo la
dualità, indagare pertanto il significato profondo che la luce e ciò che in un
certo senso rappresenta il suo opposto, l'ombra, è un percorso di scoperta consapevole per trovare nuove soluzioni a
vecchi conflitti dentro e fuori di sé e riattivare una rinnovata sensazione di
stabilità, forza, amore.
Per arrivare alla luce mi addentro
nell'oscurità….E lì, nel più remoto kairòs dell'universo, apro la mia anima come un
fiore di luce pura.......
“che pervade l'inizio
e travalica
l'ascesa
quasi girasole…”
Per quanto nella
raccolta esista una silloge naturalistica non è infrequente rilevare nelle tue
poesie una presenza marcata della natura, spesso utilizzata come metafora
esistenziale, ma anche per rappresentare i tuoi stati d'animo. E' così?
“L'eterna natura è la Bellezza prima e
tutte le cose che ne derivano sono belle” diceva Plotino. La Natura rappresenta
per me un luogo dell'anima, un ideale rifugio dalla contingenza della vita
quotidiana, l'incontro con un tempo originario dove tutto era in germe, dove
passato e futuro trovavano la propria conciliazione.
Una delle realtà che si pongono con
drammatica evidenza davanti ai nostri occhi è la degradazione dell'ambiente
naturale, di cui diventiamo sempre più coscienti.
Invece la Natura costituisce una
totalità vivente, in quanto la serie dei suoi gradi ha come scopo interno e
necessario –anche se, ovviamente, inconsapevole- il ritorno dell'Idea a sé
stessa nello Spirito, diceva Hegel.
Il principio da cui si muove il mio
scrivere, o meglio la mia profonda aspirazione, è un ideale di umanità capace
di misurarsi con la Natura, tuttavia , sono
consapevole che in una società
consumistica come la nostra, l'uomo non coglie
i più i suoni della Natura.
E allora .......
Si spezzi il cerchio
del fluire in lande deserte
oltre lo schermo del vagare
oltre la liturgia del quotidiano
oltre i grumi del presente
si spezzi il cerchio
dei tramonti senz'alba
oltre i nubrifagi delle coscienze
oltre tutti I calcoli scomposti
oltre tutte le quaresime
oltre tutte le apocalissi
si spezzi il cerchio
di rivolte da campi di sterminio
fra sassi e fango
Infine cos'è un uomo nella natura? Un
nulla davanti all'infinito, un tutto davanti al nulla, qualcosa di mezzo tra il
nulla e il tutto… Blaise Pascal
Complimenti: questo significa parlar
chiaro e in effetti questi concetti si rispecchiano, o
meglio sono presenti nelle loro svariate sfumature, in tutte le poesie di
questa raccolta. E allora scatta una domanda quasi d'obbligo: che cos'è per te
la poesia? Non intendo sapere che cosa possa rappresentare, ma ritengo
opportuno conoscere il tuo concetto di poesia. E' una domanda classica e devo
dire che le risposte che ho avuto non sono mai state univoche.
Per me la poesia è costante ricerca di significato che sempre naufraga verso scenari ignoti,
così come ignoto è il vero senso delle cose e, tuttavia, disegna tra le pieghe dei versi un cammino in
grado di far percepire il passaggio dalle tenebre alla luce.
“...A chi è affidato l'enigma
alla vita
all'amore
ma s'incespica
lo stralcio della ragione “.
La poesia non rifiuta il reale per il
sogno, ma non accetterà mai il reale come antitesi al sogno: accogliendolo, lo
costringerà a farsi sogno
Andare alle sorgenti
dentro un universo chiuso
insinuarsi tra nubi
e guerre di colori
primigenie di spiragli
non recinti
avvento inaspettato
scarnificare la ragione
tra sogno e realtà
vivere l' impenetrabile
straziante d' eternità
reinventare
riverberi
ma farsi attraversare
da una sola verità
In un tempo sospeso ed ibrido il poeta
può esplorare meglio il suo io che poi è la chiave per comprendere tutto
l'universo: l'anima è la chiave dell'universo e il poeta deve riconoscere a malincuore
“....tenendomi recidi la fierezza
del fiato
voce cuore e polmoni
vulcano insaziabile tra lave bollenti
accendi frammenti
e stai lì a brandire
peripezie di vita in visi sfatti
viottoli
nude disarmonie
ma forse è solo
un profumo di gardenia
che m'insegue
uno sfiorare di ciglia
sul guanciale
un graffio al cuore
cose sparse
su un altare…..”
e
che dopotutto in ciò è il suo Sé che si esprime tra la
dannazione e l'argilla appassionata.
Il concetto di poesia come musica senza
note, sostituite dalle parole, lascerebbe pensare che al di là dei contenuti dovrebbero
sussistere aromie strutturali affinchè un insieme di versi possa essere
definito poesia. In passato si utilizzavano regole metriche ben precise, con
conteggi di sillabe e rime esterne, oppure con consecutività di suoni come nel
piede dattilo virgiliano. Oggi predomina il verso libero, ma occorre tener
presente che libero può essere inteso come non soggetto al canone tradizionale
della mentrica, bensì a una metrica che più si addice all'autore e di sua
invenzione. In questo senso, tu utilizzi una tua metrica nella stesura dei
testi? Oppure ritieni che la sostanza debba prevalere in assoluto sulla forma,
con il rischio però di trasformare la poesia in prosa breve o brevissima?
La passione è il primo motore delle mie
nugae, una passione spesso
velata da indignazione o disagio per il cupo e inquietante scenario dell'oggi come ne “I mari del Sud”, “Al dio dei ritorni”, ”In
ascolto”, “Hybris”. Non si può far finta di nulla, ho inteso volutamente materializzare, in costruzioni verbali spesso
ardite, qualche volta spericolate o anche labirintiche, un certo dissenso, vale
a dire la disarmonia del contingente, talvolta anche un acuto struggimento
quando la natura torna a consolare come in “La bellezza è qui”.
In definitiva, la poesia è attitudine,
ma non è
sufficiente la predisposizione o la sensibilità, occorre anche faticare.....
Senza fatica non c'è soddisfazione e il
talento naturale conta poco se non viene coltivato. Insomma, poeti si nasce, ma
scrittori di poesia si diventa con studio e applicazione. E lo studio non può
prescindere dalla lettura di opere di altri autori e dalla loro attenta e
approfondita analisi. E' evidente che leggendo questo o quell'autore si finisce
poi per subirne l'influsso e in tal senso ti pongo l'ultima domanda.
Qual'è il poeta, in assoluto, che più
ha esercitato un ascendente su di te e per quale motivo?
Concordo pienamente. La poesia è
costruzione, disciplina, conoscenza, lavoro. Non
voglio dire che l'ispirazione non conti, ma da sola non basta e occorre anche
davvero tanta
passione-cura.
Certamente la grande tradizione della poesia
lirica greca è stata per me molto importante e formativa, ma adoro Anna Akhmatova, Antonia Pozzi,
Keats, Dante, Montale, Eliot, Gatto, Shakespeare, Pavese, Ungaretti, Amelia
Rosselli, Rilke, Blake e poi la poesia francese (Baudelaire, Verlaine,
Mallarmè).
Il poeta che più ha esercitato un
ascendente su di me? Dante in assoluto perchè valori come la pacificazione e
amorosa convivenza umana, la felicità di un'esistenza non attanagliata dall'ansia
del successo ad ogni costo, la gioia del conoscere, la sicurezza di una
giustizia infallibile, giusta anche nella misericordia, la sua ideologia,
l'istanza progressiva, la
carica umana e la perennità di lezione comunicano verità che trascendono i comuni
mezzi di conoscenza.
Grazie, Maria, per questa piacevole
conversazione. Mi accommiato con l'augurio che il
libra possa incontrare i favori del pubblico dei lettori, nonché con l'auspicio
di poter quanto prima leggere la tua prossima opera, di cui hai accennato nella
risposta alla seconda domanda.
Riflessi di rugiada
Cose sparse di me
di Maria Allo
Prefazione di Gabriele La Porta
In copertina disegno di Deborah Allo
Gruppo Albatros Il Filo
www.ilfiloonline.it
Poesia silloge
Pagg. 106
ISBN 9788856749328
Prezzo € 11,50