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  Letteratura  »  D'un tratto nel folto del bosco, di Amos Oz, edito da Einaudi e recensito da Arcangela Cammalleri 14/12/2010
 

D'un tratto nel folto del bosco

di Amos Oz

ed. Einaudi

Titolo originale Suddenly in the Depth of the Forest-A Fairy Tale

Traduzione di Elena Loewenthal

 

Quarta di copertina

“ Tutto era cominciato tanti, tanti anni prima che i bambini del paese nascessero, in tempi in cui persino i loro genitori erano ancora piccoli. Nello spazio di una notte, una qualunque notte piovosa d'inverno, tutti gli animali spariti dal villaggio. Bestiame e uccelli e pesci e insetti e rettili”.

 

 

Alcuni titoli (Lo stesso mare, Non dire mai notte…) dei romanzi di Amos Oz sia per i piccoli sia per gli adulti evocano versi poetici, atmosfere  rarefatte, un mondo sospeso tra realtà contingente e fiaba misteriosa.

In questo racconto incantato ricorrono i motivi stilistici dell'autore: un ritmo narrativo equilibrato e una forma cristallina e trasparente stratificata da sotterranee profondità. Infatti il bosco, metafora di memoria dantesca, ci  addentra nell'inconscio delle nostre paure e angosce esistenziali, ma, in questa sorta di sogno narrativo, sono i due  piccoli protagonisti che, mossi dalla curiosità, iniziano un percorso alla ricerca di quello che si cela. La storia, nella prima parte,  è un porre domande e ricevere risposte velate, reticenti, elusive, con incertezza ed estremo imbarazzo dagli adulti, che spesso non vogliono vedere oltre…perché la meraviglia e l'entusiasmo sono spenti dal grigiore delle loro esistenze. Maya e Mati vivono in un paese senza animali, anzi non ne hanno mai visto alcuno, se non attraverso le immagini a scuola. Non sono per niente convinti che non esistano altri esseri. Il piccolo Nimi comincia a sognare la notte animali e a raccontare, tanto da essere preso in giro. Un giorno scappa via e torna dopo tre settimane ancora più svagato e diverso, ha perso l'uso della parola ed emette nitriti. Il paese è sempre più cupo e triste, solo montagne, nuvole e vento. Isolato e sperduto in un valle chiusa, oppresso da uno strano, totale silenzio. Non un muggito, un raglio, solo il gorgoglìo del fiume giorno e notte, che scorre fra i boschi e i monti. Di notte il silenzio si tinge di nero e aleggia intorno alle case  Nehi, il demone dei boschi.  Molti anni prima, nello spazio di una notte tutti  gli animali erano spariti dal paese e dai suoi dintorni, inghiottiti dal bosco, la gente viveva da allora in silenzio, nella paura. Alle domande dei bambini i genitori preferiscono negare, o insabbiare nel silenzio la questione. Certi personaggi sui generis contrappuntano la trama, strani e cristallizzati in comportamenti reiterati, ma con un che nell'animo di fanciullesco e innocente. Mati e Maya, tra tutti i bimbi, sono attirati dai boschi tenebrosi, affascinati, e l'immaginazione li spinge a scoprire cosa mai si annidi, là dentro. Custodiscono un segreto, aver intravisto un guizzo fulmineo, saettante presso un'ansa del fiume, un pesce con squame iridate che sembrano fatte di argento vivo, piccolo, lungo non più di mezzo dito, le pinne delicate e le branchie trasparenti. Lo stupore della scoperta e vaghi suoni come di sogno li spingono ad inoltrarsi nel bosco. Tra i grovigli fitti e bui di piante ombrose, seguendo il  corso del fiume come guida, tra l'echeggiare di suoni, fischi, sospiri, scoprono un parco, una delizia per gli occhi:  ruscelletti, vasche d'acqua, aiuole in fiore, siepi, alberi e… animali di ogni specie, un giardino delle meraviglie per i loro occhi sgranati e  sbalorditi. Incontrano Nehi, il demone, ma è solo un essere malvoluto ed emarginato  dal paese perché non conforme al comune sentire e nel bosco insieme agli animali, che lo hanno seguito perché anch'essi maltrattati e vittime di tormenti, vive in una dimensione paritaria dove  non esiste la vergogna di ciò che è vero e essere fieri di ciò che è menzogna. Di notte scende nel villaggio e per  vendicarsi degli abitanti  li spaventa a morte, ma sbircia anche tra le finestre alla ricerca di un contatto umano che  gli manca.

I bambini con l'animo sgombro da pregiudizi  assumono il ruolo di mediatori  e forse quando gli animi fossero cambiati, sarebbero scesi gli animali e non sarebbero più stati picchiati i cani con i bastoni, frustati i cavalli con le strisce di cuoio e avvelenati i gatti randagi, affogati i topi nei pozzi neri, non uccisi a fucilate i cerbiatti, le volpi e venderne le pellicce e mettere le trappole per le lepri e anatre selvatiche.

Insieme agli animali sono scomparsi i sentimenti, la solidarietà; lo scherno e l'irrisione per chi viene escluso dominano i cuori, una sorta di gelo attraversa le loro anime e nascondere la verità è la regola che domina nel loro vivere quotidiano. Un vento impetuoso ha spazzato il villaggio di ogni risorsa d'amore, di convivenza armoniosa, in preda gli abitanti ad una paura misconosciuta che offende  ogni rapporto reciproco. In uno stile evocativo e fiabesco si adombra la storia di venature inquietanti, ma anche  di spiragli di luce: il mondo salvato dai bambini?

In questa narrazione la sensazione predominante è la perdita di qualcosa di profondo negli abitanti, i quali costituiscono un microcosmo rappresentativo di un'umanità più vasta,  alla ricerca,  di se stessi.   

 

 

Amos Oz, scrittore israeliano, è nato nel 1939 a Gerusalemme. Dopo avere studiato filosofia nell'Università ebraica della sua città, ha   perfezionato la sua preparazione in istituti universitari in Inghilterra e negli Stati Uniti. Oggi all'attività di scrittore affianca quella di insegnante di letteratura all'Università Ben Gurion del Negev, una regione dello Stato d'Israele. Tra le sue opere più note In terra d'Israele (Marietti,1992), Lo stesso mare (Feltrinelli, 2000), Una storia d'amore e di tenebra, Contro il fanatismo (Feltrinelli, 2004), Non dire notte  ( Feltrinelli, 2007).

 

 

Arcangela Cammalleri

 
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