La firma del diavolo
di Fiorella Borin
Copertina di Gian Luca Peluso
Edizioni Tabula Fati
www.edizionitabulafati.it
Narrativa romanzo
Collana Malacandra
Pagg. 136
ISBN 978-88-7475-182-2
Prezzo €
9,00
Biastemo
il giorno che me innamorai,
Biastemo
il giorno che ti misi amore,
Biastemo
il giorno che in te mi fidai,
Biastemo
il giorno che ti déi il mio core;
Biastemo
il bene ch'io te volsi mai,
Biastemo
l'alma mia, che per te more…
E' l'anno di grazia 1588 e a Triora, un
paesino della Valle Argentina, sito nel retroterra di Ventimiglia, corre la
paura, c'è la caccia alle streghe, ree di aver fatto
mancare la pioggia e di aver ridotto alla fame gli abitanti. Sono giorni di
sospetti, di calunnie, di confessioni estorte con la violenza, di nomi di
innocenti fatti sotto tortura, con i nuovi incolpati che, per lenire le
sofferenze, chiamano in causa altri incolpevoli, in una spirale di crescente
terrore. Spadroneggia, forte della sua carica, il commissario Giulio Scribani, feroce persecutore di seguaci del diavolo e fra queste Magdalena, la più bella del paese, amante di un
nobile soldato, peraltro coniugato, e che farà di tutto per salvarla dal rogo.
I fatti accaduti in quell'anno sono veri e sono documentati da
incartamenti d'epoca e da saggi storici. Pure vero è il commissario Scribani, mentre la vicenda di Magdalena e del suo amante è
frutto di fantasia, innestata però con perizia nella realtà degli eventi, al
punto di apparire del tutto verosimile.
Fiorella Borin si destreggia abilmente
fra realtà e invenzione scrivendo un romanzo, in cui superstizione, fanatismo
religioso e amore contribuiscono a costruire una storia di grande interesse e
anche di notevole bellezza.
C'è solo follia, la follia della gente ignorante e pavida che
soggiace alla volontà della Chiesa tramite le parole del vicario Gerolamo Dal
Pozzo che di fatto insinua il sospetto e indica le
prove, gli elementi di chi potrebbe essere una strega e trasformando così la
paura in terrore; c'è la follia ancor più malvagia di Giulio Scribani, un fanatico che vede intorno a lui solo streghe;
e infine c'è la follia di un innamorato che cerca inutilmente di salvare la
propria amata.
E per tutto il romanzo arde costante un solo fuoco, quello di un
amore che va oltre ogni limite, al punto che, proprio per amore, si può anche dare
la morte affinché non si abbia troppo a soffrire.
Lei, rea confessa, la cui assunzione di colpa appare, oltre che
inspiegabile, stupefacente, finisce con il diventare la vera protagonista, lei
e tutte le donne che nei secoli sono state comodi capri espiatori. Il fuoco del
rogo brucia tutto, anche ogni speranza, ma non l'amore e solo dopo, per un caso
fortuito, sapremo il perché delle strane parole della confessione, un
ulteriore, supremo e sublime atto d'amore.
Così, dopo aver letto e apprezzato due libri concernenti processi
di stregoneria (Tu non dici parole, di Simona Lo Iacono,
e La
chimera, di Sebastiano Vassalli), ho seguito con passione ed emozione
questa storia, con un senso di presenza ai crudeli interrogatori, alla
disperazione dell'innamorato, sotto un cielo cupo e in un'atmosfera dal
pungente lezzo della paura. Presunte streghe, povere donne innocenti
sacrificate all'altare della superstizione, volti sconosciuti, ma quello di Magdalena
me lo sono immaginato, provato, scavato, ma radioso nell'amore che la
sosteneva, questa forza quasi immortale che resta anche dopo povere ceneri.
La firma del diavolo è un romanzo semplicemente stupendo.
Nata a Venezia nel 1955, laureata in psicologia, Fiorella Borin si è dedicata per qualche anno
all'insegnamento di scienze umane e storia negli istituti superiori. Ha
collaborato con l'Università di Padova come cultrice della materia; in seguito
ha maturato qualche esperienza in seno a piccole case editrici e nelle
redazioni di riviste letterarie. Attualmente collabora con un settimanale
femminile del più importante gruppo editoriale italiano.
Oltre duecento suoi
piccoli lavori di narrativa, poesia e saggistica sono presenti in antologie e
riviste; il racconto La tela di Penelope è uscito sul mensile “Vera”
(settembre 1995) commentato dallo scrittore Alberto Bevilacqua. Ha pubblicato
il romanzo breve Le putine del Canal Gorzone (Montedit, Milano 2002), la raccolta di racconti La Signora del
Tempio Nascosto (Alberto Perdisa Editore, Bologna
2003), il racconto storico-fantastico Il bosco dell'unicorno (Tabula
fati, Chieti 2004), e i sei brevi romanzi storici: Mir
i dobro (Montedit,
Milano 2005), La sciarpa azzurra (Era Nuova,
Perugia 2005), La congiura degli Olderichi
(Edizioni Cofine, Roma 2007), Lo scrivano (Montedit, Milano 2007), Il pittore merdazzèr
(Tabula fati, Chieti 2007) e La strega e il robivecchi (Tabula fati,
Chieti 2010).
Ha vinto una novantina di primi premi in concorsi
letterari nazionali e internazionali.
Renzo
Montagnoli