L'altra storia, di Aldo G. Gargani -
Ed. Il Saggiatore – Pagg. 208 – ISBN 9788842800668 –
Prezzo € 22,21
Perché
“L'altra storia”…?
Ciò che viene narrato nel libro L'altra storia, di Aldo Giorgio Gargani, ed. Il Saggiatore, è un discorso al confine tra
filosofia e psicologia; lo stile dell'autore ricorda un po' quello di un
romanzo molto particolare (e, a sua volta, molto significativo, ma per aspetti
molto diversi), Le ceneri di Angela, di Frank McCourt,
irlandese trapiantato a New York.
Questo di Gargani è un po' più ordinato,
ma mi sorprende la ripetizione quasi ossessiva di certe espressioni, il fatto
che l'autore giri intorno alla stessa idea praticamente per tutto il libro.
Forse così vuole confermare quello che lui stesso afferma, cioè che la nostra
vita è il racconto di una frase, sempre la stessa, che continua all'infinito e
che non si completa mai.
Ci sono dei pensieri profondi, che fanno riflettere su chi siamo,
come ci rapportiamo tra noi, perché viviamo, come e perché non comunichiamo mentre
crediamo di comunicare, ecc…
Il tutto però mi pare pervaso da un certo pessimismo, che forse
per l'autore è più realismo. Egli ammette che questa è la vita: un misto di
felicità e di infelicità e la felicità sta soprattutto nel riuscire a mantenere
la nostra infelicità senza assumerci l'altrui infelicità e senza permettere
agli altri di interferire con la nostra infelicità.
In certe espressioni mi pare di cogliere un pensiero filosofico,
quasi come fosse filosofia teoretica, ma subito dopo si concretizza in esempi
che vorrebbero illuminare meglio quel pensiero e alla fine ci girano intorno
così tanto che sembra di perder di vista il pensiero originario ma, nel
frattempo, altri pensieri si sono presentati e anche per loro c'è lo stesso
procedere. In realtà, anche questo fa parte di affermazioni sul modo di
procedere dei pensieri e, con l'andamento della scrittura, si confermano quelle
stesse affermazioni.
Alcune cose non riesco a condividerle, anche se, a pensarci bene,
potrebbero far parte, a buon titolo, della realtà così come noi riusciamo a
rappresentarcela.
L'impressione più forte che mi ha
fatto, il leggere questo libro, è quella continua ossessione di ripetere più e
più volte le stesse cose, in modi e con esempi sempre diversi, ma che portano
sempre nello stesso luogo, per dimostrare l'implausibilità
di quel luogo e del soggetto che racconta, in quanto quello che racconta è in
realtà una cosa diversa da quella che noi crediamo di comprendere e da quella
che l'autore stesso crede di raccontare: quello che effettivamente racconta non
è quello che leggiamo e che lui ha scritto, ma una seconda storia che sta
fuori e oltre quello che è stato scritto e che noi leggiamo: da qui, il senso
del titolo…
Insomma, un bel ginepraio, dentro il quale ci siamo dentro a
capofitto, e questa è la complessità della nostra vita!
Forse sarebbe meglio non pensarci e non pensare più.
Anche questo dice infatti Gargani, ad un certo punto: egli sostiene che se il nostro
pensiero serve sempre per pensare allora vuol dire che non riusciremo mai a
vedere/sentire null'altro che il rumore del mondo, riflesso dal nostro
pensiero; se invece dopo tanto leggere e pensare e riflettere, ci fermiamo e
smettiamo di pensare, di leggere e di riflettere, allora potremmo vedere le
cose in modo nuovo, forse nel modo nuovo in cui le cose stesse saranno state
illuminate dalle letture, dai pensieri e dalle riflessioni.
Questa parte mi piace in modo particolare. Tutto il libro è
comunque interessante, anche se sembra quasi che l'autore faccia di tutto per avvitare
su se stesso il suo pensiero e, di riflesso, il pensiero del lettore.
Un paragrafo che voglio segnalare, perché molto istruttivo per la
vita di tutti i giorni, riguarda “Le persone metafisiche”: qui, Gargani parla degli amici del tipo delle persone
metafisiche e sostiene
che queste fanno di tutto per dimostrare di voler aiutare, ma in realtà
quell'aiuto è tanto più volentieri dato quanto più porta al risultato di
annientare l'altro, di farlo sentire umiliato dal fatto stesso e solo dal fatto
stesso di dover avere bisogno di aiuto da qualcuno.
D'altra parte, a chi si può o si vuole chiedere aiuto se non a chi
si dimostra amico/a?
Ed ecco che così si entra in una trappola e l'aiuto che viene
concesso con così grande generosità ed espansione d'animo, in realtà maschera
lo scopo di far sentire, colui che offre il suo aiuto, superiore non di una
spanna ma di mille e più spanne, proprio “metafisicamente!” in quanto, chi
aiuta e protegge con i suoi consigli, con le sue attenzioni e preoccupazioni,
lo fa perché ha il potere, i mezzi intellettuali e la forza psicologica per
poterlo fare. Non così chi viene aiutato, che altrimenti non sarebbe stato
spinto dal bisogno di chiedere aiuto…!
Ma da cosa dipende la metafisicità di
certe persone? Sta forse nel non saper discendere dal piedistallo della cultura
(libresca) per farla diventare parte di sé come persona fisica e per metterla a disposizione degli altri considerati come
persone, a loro volta, fisiche.
Infine, in questo libro c'è anche un bel concetto della vita e
della morte e della stretta relazione tra loro, che fa molto riflettere…
Ma ora… è giunto per me il momento di smettere di pensare e di
riflettere, per… vedere le stesse cose di sempre in modi nuovi, se possibile.
Buona lettura a voi, se la curiosità vi avrà tentato.
Carmen
Lama