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  Letteratura  »    »  Pilone, di William Faulkner, edito da Adelphi, e recensito da Grazia Giordani 27/01/2010
 

Pilone di William Faulkner, Adelphi

 

Decolla ancora Faulkner Acrobazie senza censura

 


Se ci sono scrittori considerati evergreen, nonostante una loro ben precisa connotazione letteraria, tra costoro brilla William Cuthbert Faulkner (1897-1962), sceneggiatore e drammaturgo statunitense, vincitore del Nobel nel 1949, spesso autore di opere provocatorie, espresse in una lingua piena di pathos e di grandi contenuti psicologici. Considerato il rivale di Hemingway, famoso per il suo prosciugato minimalismo, Faulkner, sa darci un esempio del suo sinuoso ed ermetico stile, soprattutto in «Pilone» (Titolo originale Pylon, pp.285, euro 19) che ora Adelphi ci ripropone - intento a curarne l'opera omnia – tradotto con illuminato impegno dall'americanista Mario Materassi che ha saputo levigare il labirintico linguaggio faulkneriano, restituendogli la modernità che aveva perduto nella prima traduzione di Lorenzo Gigli, quando il moralismo dell'epoca (siamo nel 1937) aveva indotto il traduttore ad edulcorare persino il titolo in Oggi, si vola..
«Noi abbiamo riportato il titolo – sottolinea Materassi (che è sempre il primo, fortissimo segnale del testo) a quello originale (Pylon ndr) in quanto il richiamo alle locandine che negli anni Trenta annunciavano le manifestazioni di acrobazie aeree avrebbe saputo, oggi, di un'operazione quasi archeologica, relativa a un romanzo che è invece tutto costruito sul paradigma del conflitto tra meccanicità (e quindi modernità) e naturalità. Come annuncia sinteticamente, quanto perentoriamente, il titolo originale: quel Pylon che con la sua chiara valenza fallica fa leggere l'intera vicenda di questi piloti e delle loro macchine in una intensa prospettiva freudiana».
Dunque, chi avesse letto il testo nella primitiva traduzione, ora è come se si applicasse alla lettura di un romanzo privato da paraocchi ed infingimenti. Siamo nel New Orleans a metà degli anni Trenta. C'è un cronista a caccia di scoop che – giunto in un piccolo aeroporto, familiarizza con un cupo ménage à trois formato da una donna, nemmeno contesa – androgina nell'aspetto, ma sensuale nella sostanza – moglie di un pilota che si guadagna da vivere col volo acrobatico alle fiere dell'aria e dall'amante, un paracadutista. C'è un bambino che non si sa di quale dei due uomini sia figlio. Il tema della passività femminile, capace di suscitare gli istinti più animaleschi, non è nuova a Faulkner, egli stesso molto preso nella vita reale da passioni forti e primitive, abbondantemente irrorate da alcool, altra sua umana debolezza.
Non si può certo dunque negare un afflato autobiografico, visto che l'autore ben conosceva i temi trattati nel romanzo, essendo stato a sua volta pilota durante la prima guerra mondiale nell'aviazione militare canadese (quella americana l'aveva respinto a causa della bassa statura) e aveva fatto il cronista con penna provocatoria e spesso irriverente.
Lo scoop che il cronista sta cercando non si farà aspettare, visto che il pilota dell'inconsueto terzetto – gareggiando su un vecchio “monoguscio” – simile a quello che Faulkner realmente possedeva, sprofonderà nelle acque di un lago.
Ci troviamo quindi fra le mani un romanzo complesso, ermetico nel linguaggio e nei contenuti, per alcuni versi joyciano, soprattutto per il fluire della coscienza e per il ritmo ablativo. Ci sembra di leggere più romanzi nel romanzo, quasi contenuti in un'ideale matrioska: reportage sul mondo del volo e su quello della carta stampata, riflessione sull'ebbrezza che dà l'ignoto, sulla stuzzicante vertigine del pericolo, sull'alcool, sul sesso, sull'umana natura così mutevole vinta e invitta. Aleggia in tutta la scrittura una tenebrosa dignità della sconfitta, un contorto interrogativo del posto dell'uomo in una natura ineffabile dentro cui sembra essere incastonata come una triste gemma, Lagarde, la donna di tutti e di nessuno, quale paradigma del mistero femminile, del sesso debole dall'arcana forza.


 

Grazia Giordani

 

www.graziagiordani.it

 

 

 
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