Gianfranco Franchi
Monteverde
Euro 16 – pag. 310
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Gianfranco Franchi è un autore che conosco bene, visto che ho pubblicato
nelle collane del Foglio Letterario (www.ilfoglioletterario.it) i suoi primi
tre libri: Disorder, Pagano e la stupenda raccolta di
poesie L'inadempienza.
Monteverde è la sua ultima fatica
ed esce per un marchio editoriale importante come Castelvecchi,
che in passato ha lanciato veri e propri casi letterari. Tutto questo mi fa grande
piacere, non solo perche posso dire pippobaudescamente: “L'ho scoperto io!”, ma soprattutto
perché il romanzo non tradisce le attese.
Franchi costruisce una raccolta di racconti attorno alla figura
dell'intellettuale Guido Orsini - alter ego dell'autore già presente in Disorder e Pagano - ma al tempo stesso, pagina dopo pagina,
realizza una sorta di poetico romanzo di formazione.
Sono una foglia che pesa ottanta chili.
Sogno refoli di vento. Sono una batteria che si sta ricaricando. Voglio
ricaricare in pace senza sbalzi di corrente. Sono una sigaretta che non si
spegne. Fuma soltanto. Sono queste mani che dovresti mutilare. Sono un
giocattolo giocato da mani sempre nuove, e tutto è un mio giocattolo. Forse
anche la morte.
Guido Orsini prende per mano il lettore e lo conduce alla scoperta
del suo mondo. Parla della sua casa - dove trova tempo persino di leggere il famoso scrittore cubano di Piombino
(indovinate un po' di chi sta parlando…) -, dei suoi libri, del nonno che è
morto lasciando un segno indelebile nella sua vita, del suo amore per la
bellezza, del lavoro che non si trova e quando capita di ottenerlo è sempre
inadeguato, perché non esiste lavoro per un letterato in un mondo costruito su
misura per addetti ai computer, del suo amore per Nanni Moretti e Milan
Kundera, della rabbia nei confronti di scrittori incapaci elevati a rango di
letteratura, delle storie d'amore che si stemperano nella monotonia del già
visto, delle passioni musicali, delle radio libere, della magica Roma, di
quando era arbitro di calcio e di come il calcio sia sprofondato nel niente.
Franchi scrive narrativa con lo stile di un poeta in prestito alla
prosa, lo fa con leggerezza, le pagine scorrono via che è un piacere, ma il
senso profondo di ciò che leggi ti resta dentro per giorni, forse non ti
abbandonerà più. L'autore dipinge un affresco degli anni Ottanta e delle nostre
vite, raccontandoci gli affari suoi, confidando segreti, passioni, delusioni,
rancori, che -
magia della letteratura - divengono universali. Non è un'operazione facile e
non sempre riesce, perché il rischio della narrativa
ombelicale è dietro l'angolo. Franchi è distante anni
luce da tanta scrittura italiana contemporanea che sviscera problemi
inesistenti, racconta di aperitivi e commissari panzoni, enumera scopate e
balene morte della Lombardia. Non facciamo nomi. Se leggete qualche libro avete
capito di chi sto parlando. Franchi è un cantore della nostra epoca, di una generazione
insoddisfatta così ben descritta da Virzì in Tutta la vita davanti,
delle persone che vorrebbero dare un senso alla loro vita e spesso devono
soltanto accontentarsi. Leggere Monteverde vi farà soffrire, ma sarà una sofferenza
terapeutica, perché porterà alla luce le vostre pulsioni più nascoste, i
ricordi di un passato che non può tornare, ma che è stato bello aver vissuto.
Franchi ha pubblicato anche Radiohead
(Arcana – pag. 440 – euro 18,50), un pregevole volume di testi commentati che
ha per tema l'attività musicale della nota band. Mi limito a citarlo perché in
materia mi sento davvero impreparato.
Gordiano Lupi