Canti celtici
di Renzo Montagnoli
Prefazione di Patrizia Garofalo
Immagine di copertina e fotografie
all'interno di Renzo Montagnoli
Elaborazione Grafica di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio
http://www.ilfoglioletterario.it/
ilfoglio@infol.it
Collana Autori Contemporanei Poesia
Diretta da Fabrizio Manini
Poesia – poema
Pagg. 90
ISBN: 978-88-7606-162-2
Prezzo: € 10,00
“Se quando leggo un libro,ho
l'impressione che mi si scoperchi il cranio,allora so che quella è poesia. E'
l'unico modo che io conosca di avvertirne la presenza.”
Così diceva Emily Dickinson e questa è l'impressione che ha suscitato in me la
lettura dei “Canti Celtici” di Renzo Montagnoli
Poesia istintiva ed immediata,grappoli
di parole scritte quasi con la segreta speranza di trovarne un giorno alcune
magiche in cui fondere versi come
”solo silenzio,”nel
buio assoluto”, “nel tempo ormai finito.” per ascendere alle vette del'arte.
Non si può in tale contesto affermare che
Montagnoli neghi alla sua poesia la concretezza ,quella
concretezza che richiama alla mente il mito di Anteo, invincibile fino a quando
rimaneva a contatto con sua madre,la
Terra.
“zoccoli di cavalli”,”mantelli di ragnatele”,”un piccolo scavo”….
Questo contatto con la Terra permette al poeta di
comunicare la profondità del suo sentire, il senso di appartenenza alle radici
che non è sprovveduta intuizione dei sensi ma un dare all'esperienza quotidiana,
nell'ambito del binomio kantiano spazio tempo,una passionale
consistenza corporea.
“Sciolti i capelli,
scosso il capo,
in riflessi ondulati di luce.”
Il poeta si muove sempre entro i limiti della sua
anima nella quale il passato ed il futuro,la memoria e
la curiosità si fanno domanda ”come
sarà….fra mille anni?” diventando
i poli di una dialettica infinita, a volte corrosiva del presente, dello
“esistere qui e ora”, se “in mezzo” non scorresse “lento il fiume” eracliteo che trascina le sue acque verso il luogo
del riposo.
Così egli gioca con il tempo facendo della memoria
quel serbatoio di eternità che spiega il futuro e non si accorge che il suo
presente è nei disegni della poesia celtica,nei
ricordi che si fanno pensieri mentre il cuore si gonfia di nostalgia.
Cuore e mente si ergono a testimoni del presente. Ed
allora i versi
diventano inni alla vita che pulsa nell'amore.
L'amore non ha orologio ,né
calendario. Esso può anche svanire al canto
del gallo lasciando al fondo
dell'acqua che scorre “uno spesso strato
di limo”,la “ninfa”
può svanire come nebulosa illusione ma l'amore resta l'unico eterno presente
perché esso è un “sentimento senza
tempo”,”un incontro che non vuol terminare”.
In questo sillogistico gioco con il tempo forse il
poeta vuole dirci che il presente è amore, ma se l'amore è eterno ,il presente è l'eternità.
Tra “fatti
d'arme”, “barbe irsute”, “occhi iniettati di sangue”, tra l'autenticità
dell'ispirazione e l'incanto della nostalgia il poeta cerca qualcosa che lo
obbliga ad analizzare le azioni compiute con uno”esprit de finesse” che andando
“oltre ogni logica” suscitano l'inquietudine
della ricerca che ci costringe a pensare con lui”come sarà il futuro?” la cui risposta il poeta la trova soltanto
nel passato. Forse il poeta,come l'uomo di oggi,cerca
nel passato una risposta alle domande su chi siamo, da dove veniamo e dove
andiamo
Se la ricerca di Montagnoli, tra elegia e
riflessione, potrà farci ricordare che il “vello d'oro” ha la sua sede nel
passato quando gli Dei si sono umiliati fino a farsi creature terrene che
soffrono,sognano,si illudono credo che i “Canti
Celtici” abbiano realizzato la loro mission.
Ma il presente? E' forse il luogo ed il tempo
dell'esilio, delle chitarre mute?
Mela Mondì