L'eredità di Venanzio
di Valentino Rocchi
Edizioni Guaraldi
www.guaraldi.it
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Narrativa – romanzo
Pagg. 287
ISBN: 888049211X
Prezzo: € 14,00
In un mercato in cui diversi best
seller risultano essere opere di modesto valore stupisce non poco che un libro
come L'eredità di Venanzio non possa
avere il giusto riconoscimento che gli spetta.
Non ci troviamo di fronte alla
storiellina facile da mordi e fuggi e nemmeno a
vicende che non hanno né capo né coda, ma a una scrittura in grado di attrarre
la quasi totalità dei lettori, accompagnata da un' elevata indiscutibile
qualità.
Ora, riuscire a conciliare l'aspetto
della commerciabilità con la presenza di un notevole merito letterario non è da
tutti, anzi è di pochi e Valentino Rocchi rientra fra questi.
Per il suo ultimo libro, La Magìa del Fuoco,
avevo scritto che non era un capolavoro, anche se vi si avvicinava molto; per
questo posso tranquillamente affermare che si tratta di un'opera di rara
bellezza, una delle migliori di questi ultimi anni.
Il romanzo è la storia di una
famiglia agiata, proprietaria terriera, il cui capostipite, Venanzio è
indiretto protagonista, in quanto già morto da tempo; inoltre vi sono il figlio
Guglielmo che lentamente va perdendo il vasto patrimonio paterno, la moglie
Cecilia, in depressione per le continue scappatelle del marito, e i figli della
coppia, Federico, studioso d'arte e innamorato di una bellissima ragazza ebrea, e Giovanna, Suor
Fedele da quando ha preso i voti.
L'epoca è immediatamente antecedente
la seconda guerra mondiale e la campagna, descritta splendidamente, è quella
intorno a Urbino.
La vicenda è piuttosto complessa e
anche per non toglier nulla al piacere del lettore ne parlerò a sprazzi, in
occasione delle mie considerazioni sull'opera.
Già nelle prime pagine la descrizione
del mercato bovino di Urbino sembra una serie di quadri di pittori realisti,
anche se Rocchi non ama indugiare eccessivamente, anzi usa pochi colpi di
pennello per definire le caratteristiche dei personaggi, lasciando poi alla
fantasia del lettore il piacere di immaginarli secondo il suo gusto.
Dunque lo stile non è mai ridondante,
preciso sì, ma senza essere pignolo, insomma una prosa scorrevole che agevola
non poco la lettura.
Ci sono pagine che senz'altro sono
più belle di altre, come per esempio la riappacificazione, durante un viaggio,
dei coniugi Guglielmo e Cecilia, un vero tocco di classe, con un
riavvicinamento che mostra le pudiche titubanze per i rispettivi torti e, se
non ritorna l'amore, l'affetto reciproco sboccia poco a poco.
Un altro pezzo indimenticabile è la
visita sempre dei due coniugi al padre della fidanzata del figlio Federico.
Siamo in epoca di leggi razziali e l'uomo è un ebreo. Il passaggio dal
preconcetto iniziale della cattolica Cecilia al rispetto per un individuo di
un'altra razza e di un'altra religione è quanto di più bello e delicato che
abbia mai avuto modo di leggere.
Del resto, avevo già accennato alla
straordinaria sensibilità di questo autore in occasione della recensione della Magìa del Fuoco, sensibilità che gli
permette di far cogliere al lettore le sottili venature dei sentimenti, ciò che
normalmente non è mostrabile con atti concreti, ma resta nell'intimo
dell'individuo.
La prima parte del libro finisce nel
corso della guerra con Guglielmo e Cecilia sfollati,
mandati via dalla loro avita dimora per necessità belliche.
In verità c'è anche un certo accenno
a una vicenda di scomparsa di un individuo, in cui entrano anche i mezzadri di
Guglielmo, i Gaglioff, soprannome che la dice lunga,
ma sembra inserito quasi come un inciso, tanto che ultimata la prima parte, già
di per sé sufficiente a qualificare l'opera, la si dimentica. Ma con la seconda
e ultima parte, ambientata alla fine dello scorso secolo, questa misteriosa
vicenda ritorna ad essere una sorta di sottofondo a pagine che con il genere
giallo non hanno a che fare; l'espediente, tuttavia, permette di riallacciare
le epoche (c'è un salto temporale di oltre cinquant'anni), oltre a non far
perdere il filo del discorso e a mantenere viva l'attenzione del
lettore.
Fino a ora non ho parlato
dell'eredità di questo Venanzio, lascito che si materializzerà nelle ultime
pagine con una soluzione del tutto imprevedibile, anche se logica, e che vede
Federico, ormai vecchio, ritornare in possesso dell'antica casa padronale che i
Gaglioff, con denaro di dubbia provenienza, avevano
acquistato.
Non voglio dirvi altro, perché i
colpi di scena si susseguono con una logica incontrovertibile.
Concludo con l'invito a leggere
questo romanzo, che convince ed emoziona, e, soprattutto, radica nell'animo.
Valentino Rocchi, nato a Savignano sul
Rubicone, risiede sin dall'infanzia a Pesaro. È socio corrispondente della Rubiconia Accademia dei Filopatridi
di Savignano sul Rubicone. Si è avvicinato alla narrativa, con libri di ampio respiro
e trame avvincenti, dopo una vita di intenso lavoro. Ha pubblicato: “Una Storia a
Castelvecchio” (Ed. Il Ponte Vecchio); “L'Eredità di Venanzio” vincitore del
Premio letterario “Il Pungitopo” 2002 (Ed. Guaraldi);“Gli uomini di Bluma”
II classificato Premio Letterario “Palazzo al Bosco”, 2002 (Ed. Giraldi);“La saggezza
di Toni” (Ed. Giraldi);“Notte all'Hostaria La Guercia - Pandolfo Collenuccio, uomo di
corte del XV secolo, (Ed. Argalia),
pubblicato nell'anno del V centenario della morte di questo personaggio dalla
vita straordinariamente avventurosa. Il romanzo è ambientato nel XV secolo, di
cui è l'autore è studioso e conoscitore. L'ultima pubblicazione in ordine di
tempo è “La Magìa del
fuoco”. (Agemina).