La
tigre e i gelidi mostri.
Una
verità d'insieme sulle stragi politiche in Italia
di
Gianfranco Bettin, Maurizio Dianese
Edizioni
Feltrinelli
Storia
Pagg.
320
ISBN
9788807493737
Prezzo
Euro 20,00
Nulla
di nuovo di importante
Premetto
che scrivere del periodo che vide il nostro paese preda di omicidi di
esponenti politici, di giornalisti, di docenti e di stragi con
vittime a priori sconosciute, non è certo facile. Si tratta di
parlare dei cosiddetti anni di piombo, che vanno dal grave attentato
del 12 dicembre 1969 nel centro di Milano presso la Banca Nazionale
dell´Agricoltura all´orrenda strage del 2 agosto 1980 nella
stazione centrale di Bologna. La difficoltà sta nel fatto che benché
per molti dei gravi fatti si siano trovati e processati gli esecutori
a oggi non si conosce ancora il nome dei mandanti; si mormora che per
gli omicidi e le stragi di matrice fascista vi siano dietro gli Stati
Uniti, d´intesa con i nostri servizi segreti, mentre è più vaga
l´attribuzione per i delitti commessi da extra parlamentari di
sinistra, in primis le Brigate rosse. Sembrerebbe quindi che
l´Italia dell´epoca fosse diventata un terreno di scontri fra
opposte fazioni? No, nulla di tutto questo, ogni colore, nero e
rosso, ha mantenuto il paese in uno stato di tensione incredibile, e
proprio per questo non è così remota l´idea che dietro tutti
questi tragici fatti ci sia un solo burattinaio, capace, a seconda
delle circostanze, di far muovere uno o l´altro terrorista.
Il
libro di Bettin e Dianese, due giornalisti che nelle intenzioni
intenderebbero porre fine a tante ipotesi, parlando appunto della
strategia della tensione e del ricatto di una certa parte dello Stato
allo Stato stesso, invece non riesce a mantenere quello che promette,
proprio perché, pur portando a conoscenza circostanze e nomi non
così noti afferenti atti delittuosi si ferma a quelli compiuti dagli
estremisti di destra, come Ordine nuovo, senza affrontare il problema
del terrorismo rosso, che ripeto potrebbe essere collegato, potrebbe
avere, con divise diverse, un´unica origine e un unico mandante.
A
parte questo difetto, che non è assolutamente da poco, si avverte
chiaramente che il libro non è stato scritto da storici di
professione; pur non mettendo in dubbio l´impegno profuso e la
certezza delle fonti risente di una impostazione poco tecnica e un
po´ disorganica.
In
pratica finisce con il diventare una fonte di curiosità sui tanti
retroscena, perdendo di vista il tema fondamentale che è cercare di
dare un nome certo ai mandanti. Comprendo la difficoltà e i pericoli
e non ne faccio pertanto una colpa agli autori, ma la pretesa di
realizzare un saggio definitivo sulla strategia della tensione mi
pare francamente velleitaria.
Comunque
il libro, per quelle ulteriori notizie che vi sono riportate, può
costituire motivo di interesse per essere letto.
Gianfranco
Bettin
(Marghera,
Venezia, 21 giugno 1955) scrittore
e saggista italiano. Ha insegnato e lavorato a lungo nel campo della
ricerca sociale. Collabora a diversi quotidiani e riviste, tra cui il
manifesto, i giornali locali del gruppo Repubblica-Espresso, il
mensile Lo Straniero, Micromega.
Ha
esordito nel 1989 con Qualcosa
che brucia,
romanzo autobiografico ambientato nel degrado di Marghera. Si è
specializzato nel romanzo-reportage (Eredi:
da Pietro Maso a Erika e Omar,
1992; Sarajevo
Maybe,
1994; Petrolkimiko,
1998; La
strage. Piazza Fontana, verità e memoria,
1999, con M. Dianese) in cui l´attualità diventa materia della
narrazione. In Nemmeno
il destino (Feltrinelli
1997), Nebulosa
del Boomerang (Feltrinelli
2004) e Le
avventure di Numero Primo (Einaudi
2017), pur non rinunciando alla sua vena «civile», si è
allontanato dalla cronaca per tornare all´invenzione di trame e
personaggi.
Nel
2019 è uscito Cracking (Mondadori).
All´attività
di scrittore è andato affiancando negli anni quella politica, sempre
più consistente: dagli interventi giornalistici su temi
politico-sociali e ambientali, sui quali ha pubblicato anche numerosi
saggi come Il
clima è fuori dai gangheri (Nottetempo
2004), all´attività nella Federazione dei Verdi.
Maurizio
Dianese
(San Donà di Piave, 11 febbraio 1954) ha
scritto Il
bandito Felice Maniero (1995),
la prima inchiesta sulla "mafia del Brenta". Oltre
a La strage. Piazza Fontana. Verità e
memoria (1999), Petrolkiller (2002)
e La
strage degli innocenti. Perché Piazza Fontana è senza colpevoli,
pubblicati per Feltrinelli con Francesco Bettin, è autore dei
romanzi Nel
nido delle gazze ladre. Il romanzo della mala
veneziana (2017), Doppio
gioco criminale. La vera storia del bandito Felice Maniero (2018)
e Profondo
Nordest (2019).
Renzo
Montagnoli