Il
sosia - Fëdor
Dostoevskij - Feltrinelli - Pagg. 240 -
ISBN 9788807901799
- Euro 10,00
Se
tu mi scorderai giammai ti scorderò; nella vita può tutto accadere,
ma tu non scordarti di me!
Uno
specchio dell´Anima che interroga
Quando
ho aperto "Il sosia" di Fëdor Dostoevskij, non mi aspettavo che
le pagine di questo libro si trasformassero in uno specchio così
lucido e spietato dell´anima. La storia di Jakov Petrovic
Goljadkin, un modesto impiegato di San Pietroburgo, è diventata una
lente attraverso cui ho esaminato le paure più nascoste e le
insicurezze che mi hanno accompagnata nei momenti di
solitudine.
Jakov Petrovic Goljadkin, un impiegato che si perde
nei meandri di una San Pietroburgo grigia e indifferente, si ritrova
a vivere un´esistenza che scorre senza scosse, tra la solitudine
delle quattro mura e la monotonia di un lavoro senza sfumature. Ma
ecco che l´ordinario si frantuma quando, come uno specchio che
riflette un´immagine troppo nitida per essere vera, appare il suo
sosia. Un alter ego che, con un sorriso disarmante, inizia a tessere
la sua vita con i fili di quella di Goljadkin.
Il sosia,
un´ombra che si fa carne, si insinua nella vita di Goljadkin con la
morbidezza di un velluto che soffoca. Ogni passo che avanza, ogni
stretta di mano, ogni risata condivisa, il sosia erode la realtà di
Goljadkin, rubandogli pezzo dopo pezzo la sua esistenza. L´uomo che
una volta era Goljadkin si sgretola, lasciando dietro di sé solo
l´eco di ciò che era.
Intrappolato in un labirinto di
specchi, Goljadkin si dibatte tra le grinfie di una paranoia che lo
divora, mentre il sosia, con la precisione di un orologiaio, smonta
la sua vita, ingranaggio dopo ingranaggio. La disperazione si dipana
come una nebbia che tutto avvolge, e Goljadkin si ritrova solo, un
fantasma nella propria vita, mentre il sosia, sempre più reale, gli
sottrae il mondo.
La storia di Goljadkin diventa un viaggio
vertiginoso nel cuore oscuro dell´identità umana, un tuffo nel
baratro della psiche dove la realtà si confonde con l´illusione.
Il finale, un enigma sospeso tra le pagine, sfida il lettore a
domandarsi: dove finisce l´uomo e dove inizia la follia? Dove si
traccia la linea tra ciò che siamo e ciò che temiamo di
diventare?
Dostoevskij, con la sua abilità magistrale, scava
profondamente nella psiche del protagonista, presentando un ritratto
dettagliato della sua discesa nella follia. Goljadkin è un
personaggio fragile, il cui senso di sé è costantemente minacciato
dalle insicurezze e dall´ansia sociale. L´apparizione del sosia
non è solo un evento esterno, ma una manifestazione tangibile delle
sue paure e del suo conflitto interiore.
Il tema del doppio è
centrale nel romanzo e rappresenta una riflessione sull´identità e
l´alienazione. Il sosia di Goljadkin non è solo un´altra
persona, ma il lato oscuro di se stesso, l´incarnazione dei
desideri repressi e delle insicurezze più profonde; questo
sdoppiamento porta a una lotta interna che evidenzia le fragilità
umane e la sottile linea che separa la sanità mentale dalla
follia.
La lettura di questo libro è stato per me un viaggio
inquietante, ma illuminante, ho riso, ho riflettuto, e a volte ho
dovuto chiudere il libro per assorbire la potenza delle parole di
Dostoevskij. È un´opera che richiede tempo e attenzione, ma che
offre in cambio una comprensione più profonda della natura umana e
della sottile linea che separa la realtà dalla follia.
Attraverso
questo viaggio, Dostoevskij ci invita a riflettere sull´essenza
stessa dell´identità, su quel senso di alienazione che può
afferrare l´anima e scuoterla fino alle fondamenta. Il sosia di
Goljadkin diventa così molto più di un personaggio: si trasforma
nel simbolo di una lotta interiore che tutti, in qualche modo,
conosciamo. Una lotta che ci costringe a domandarci: chi siamo
veramente? E cosa si nasconde dietro la maschera che mostriamo al
mondo?
Concludo questa recensione con un invito: leggete "Il
sosia", lasciatevi trasportare dalla storia di Goljadkin e dallo
stile di Dostoevskij. È un´esperienza che vi sfiderà, vi turberà
e, infine, vi arricchirà. E se, dopo aver voltato l´ultima pagina,
vi troverete a riflettere sulla vostra identità e sui vostri demoni
interiori, allora saprete che il viaggio è valso la pena.
Ma
non era di questo che io parlavo; parlavo della maschera, Antòn
Antònovic´..." "Della maschera?" "Cioè, voi di nuovo...
io temo che voi anche qui stiate sbagliando strada per ciò che
riguarda il significato dei miei discorsi, come voi stesso dite,
Antòn Antònovic´, che le persone che portano la maschera hanno
cominciato a non essere più tanto rare e che al giorno d´oggi è
difficile riconoscere una persona sotto la maschera..."
Katia
Ciarrocchi
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