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  Letteratura  »    »  Il sosia, di Fëdor Dostoevskij, edito da Feltrinelli e recensito da Katia Ciarrocchi 10/11/2024
 

Il sosia - Fëdor Dostoevskij - Feltrinelli - Pagg. 240 - ISBN 9788807901799 - Euro 10,00



Se tu mi scorderai giammai ti scorderò; nella vita può tutto accadere, ma tu non scordarti di me!

Uno specchio dell´Anima che interroga
Quando ho aperto "Il sosia" di Fëdor Dostoevskij, non mi aspettavo che le pagine di questo libro si trasformassero in uno specchio così lucido e spietato dell´anima. La storia di Jakov Petrovic Goljadkin, un modesto impiegato di San Pietroburgo, è diventata una lente attraverso cui ho esaminato le paure più nascoste e le insicurezze che mi hanno accompagnata nei momenti di solitudine.
Jakov Petrovic Goljadkin, un impiegato che si perde nei meandri di una San Pietroburgo grigia e indifferente, si ritrova a vivere un´esistenza che scorre senza scosse, tra la solitudine delle quattro mura e la monotonia di un lavoro senza sfumature. Ma ecco che l´ordinario si frantuma quando, come uno specchio che riflette un´immagine troppo nitida per essere vera, appare il suo sosia. Un alter ego che, con un sorriso disarmante, inizia a tessere la sua vita con i fili di quella di Goljadkin.
Il sosia, un´ombra che si fa carne, si insinua nella vita di Goljadkin con la morbidezza di un velluto che soffoca. Ogni passo che avanza, ogni stretta di mano, ogni risata condivisa, il sosia erode la realtà di Goljadkin, rubandogli pezzo dopo pezzo la sua esistenza. L´uomo che una volta era Goljadkin si sgretola, lasciando dietro di sé solo l´eco di ciò che era.
Intrappolato in un labirinto di specchi, Goljadkin si dibatte tra le grinfie di una paranoia che lo divora, mentre il sosia, con la precisione di un orologiaio, smonta la sua vita, ingranaggio dopo ingranaggio. La disperazione si dipana come una nebbia che tutto avvolge, e Goljadkin si ritrova solo, un fantasma nella propria vita, mentre il sosia, sempre più reale, gli sottrae il mondo.
La storia di Goljadkin diventa un viaggio vertiginoso nel cuore oscuro dell´identità umana, un tuffo nel baratro della psiche dove la realtà si confonde con l´illusione. Il finale, un enigma sospeso tra le pagine, sfida il lettore a domandarsi: dove finisce l´uomo e dove inizia la follia? Dove si traccia la linea tra ciò che siamo e ciò che temiamo di diventare?
Dostoevskij, con la sua abilità magistrale, scava profondamente nella psiche del protagonista, presentando un ritratto dettagliato della sua discesa nella follia. Goljadkin è un personaggio fragile, il cui senso di sé è costantemente minacciato dalle insicurezze e dall´ansia sociale. L´apparizione del sosia non è solo un evento esterno, ma una manifestazione tangibile delle sue paure e del suo conflitto interiore.
Il tema del doppio è centrale nel romanzo e rappresenta una riflessione sull´identità e l´alienazione. Il sosia di Goljadkin non è solo un´altra persona, ma il lato oscuro di se stesso, l´incarnazione dei desideri repressi e delle insicurezze più profonde; questo sdoppiamento porta a una lotta interna che evidenzia le fragilità umane e la sottile linea che separa la sanità mentale dalla follia.
La lettura di questo libro è stato per me un viaggio inquietante, ma illuminante, ho riso, ho riflettuto, e a volte ho dovuto chiudere il libro per assorbire la potenza delle parole di Dostoevskij. È un´opera che richiede tempo e attenzione, ma che offre in cambio una comprensione più profonda della natura umana e della sottile linea che separa la realtà dalla follia.
Attraverso questo viaggio, Dostoevskij ci invita a riflettere sull´essenza stessa dell´identità, su quel senso di alienazione che può afferrare l´anima e scuoterla fino alle fondamenta. Il sosia di Goljadkin diventa così molto più di un personaggio: si trasforma nel simbolo di una lotta interiore che tutti, in qualche modo, conosciamo. Una lotta che ci costringe a domandarci: chi siamo veramente? E cosa si nasconde dietro la maschera che mostriamo al mondo?
Concludo questa recensione con un invito: leggete "Il sosia", lasciatevi trasportare dalla storia di Goljadkin e dallo stile di Dostoevskij. È un´esperienza che vi sfiderà, vi turberà e, infine, vi arricchirà. E se, dopo aver voltato l´ultima pagina, vi troverete a riflettere sulla vostra identità e sui vostri demoni interiori, allora saprete che il viaggio è valso la pena.

Ma non era di questo che io parlavo; parlavo della maschera, Antòn Antònovic´..." "Della maschera?" "Cioè, voi di nuovo... io temo che voi anche qui stiate sbagliando strada per ciò che riguarda il significato dei miei discorsi, come voi stesso dite, Antòn Antònovic´, che le persone che portano la maschera hanno cominciato a non essere più tanto rare e che al giorno d´oggi è difficile riconoscere una persona sotto la maschera..."



Katia Ciarrocchi



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