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  Letteratura  »    »  L’orizzonte della notte, di Gianrico Carofiglio, edito da Einaudi e recensito da Katia Ciarrocchi 10/11/2024
 

L´orizzonte della notte - Gianrico Carofiglio - Einaudi - Pagg. 288 - ISBN 9788806256111 - Euro 18,50



Quando ho iniziato a immergermi nelle pagine di "L´orizzonte della notte" di Gianrico Carofiglio, le mie aspettative erano altissime. Dopo aver apprezzato le opere precedenti dell´autore, mi aspettavo un mix coinvolgente di suspense legale e profondità psicologica. Tuttavia, per ragioni che ancora non mi sono del tutto chiare, il libro ha deluso le mie aspettative iniziali.
Il protagonista, Guido Guerrieri, è un avvocato che affronta un caso particolarmente complesso, deve difendere Elvira, accusata dell´omicidio dell´ex compagno della sorella gemella, morta suicida poco tempo prima. Elvira sostiene di avere amnesie riguardo all´accaduto, il che rende il caso interessante, la vittima si rivela essere un uomo violento e coinvolto in attività illecite, dettagli che Guerrieri scopre grazie al detective Carmelo Tancredi.
Guido Guerrieri è un personaggio che emerge attraverso le sedute di psicoanalisi con il dottor Carnelutti, è un uomo alle prese con i propri demoni interiori, che riflette sul ruolo di avvocato, sulla giustizia e sul senso della sua professione. Queste sedute non sono solo terapeutiche, ma diventano profonde riflessioni sulla vita e sulle scelte personali, mi sono ritrovata spesso a riflettere insieme a lui, apprezzando la sincerità e la vulnerabilità con cui Carofiglio dipinge il protagonista, questa è la parte del libro che ho amato e della quale ricordo ogni particolare.
Nonostante questi punti di forza, ci sono aspetti che non mi hanno convinto appieno, la figura di Elvira, pur ben delineata, non ha suscitato in me l´empatia che speravo. La natura e il vissuto di Elvira sono trattati in modo che mi è parso distante, quasi freddo, le amnesie e i ricordi frammentari, pur intriganti, non hanno avuto l´impatto emotivo che mi aspettavo.
La sorella di Elvira, il cui suicidio precede gli eventi del libro, è un´altra figura chiave; la relazione tormentata con il compagno e la tragica fine aggiungono profondità alla storia, la presenza postuma è potente, ma non ha avuto il focus che avrei voluto vedere per comprendere meglio la dinamica familiare e le motivazioni di Elvira.
Il processo legale stesso, sebbene interessante, mi è sembrato poco avvincente, le rivelazioni sulle attività illecite della vittima e le testimonianze delle ex compagne non hanno fornito i colpi di scena che mi aspettavo in un thriller legale. Inoltre, la conclusione del caso, con Elvira dichiarata colpevole ma con attenuanti che le garantiscono il minimo della pena, ha lasciato in me un senso di incompiutezza.
Guido Guerrieri si interroga sulla sua felicità nel continuare la carriera di avvocato, una domanda che lascia il lettore con un senso di incertezza. Questa riflessione finale, sebbene realistica, ha attenuato l´impatto emotivo del libro.
Forse le mie aspettative erano troppo alte, ma "L´orizzonte della notte" ha lasciato una sensazione di potenziale non completamente realizzato. Gianrico Carofiglio rimane un autore di grande talento, ma questa volta la sua opera non ha saputo conquistarmi del tutto.



Citazioni tratte da: L´orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio(*)

Il grigio è un colore assai sottovalutato e ingiustamente vilipeso, ma racchiude una bellezza e una ricchezza emotiva sorprendenti. È un tono che evoca una sensazione di equilibrio, di neutralità, ma può anche trasmettere un profondo senso di complessità. Il grigio può essere morbido o affilato, luminoso o opaco, caldo o freddo. È il colore che più di tutti si adatta a raccontare le sfumature dell´animo umano. È il colore della riflessione e della contemplazione, ma anche del movimento rapido e inafferrabile, come in una città sotto la pioggia. Il grigio, più di ogni altro colore, ci dà la possibilità di riflettere su ciò che è nascosto sotto la superficie delle cose.

Si può ridere quando si è sul punto di dire addio alla vita? Si può, te lo assicuro, ed è una delle cose che ti restituiscono, appunto, la dignità perduta per la malattia, la paura, l´umiliazione delle cure. Ricordo che dicevi: l´umorismo è una virtu´ morale. È proprio vero.

La grammatica del pugilato è all´apparenza molto semplice. In questo è diverso dalle arti marziali orientali, dove c´è un numero enorme di colpi con i pugni, con le mani aperte, con le ginocchia, con i piedi, persino con la testa. Nel pugilato i colpi sono solo quattro: il jab, il diretto, il gancio e il montante, che di solito è chiamato con il termine inglese uppercut. Eppure con questi quattro colpi si possono costruire combinazioni infinite, sfumature infinite: sono come i colori primari. Mi piace l´idea che dall´estrema semplicità possa derivare l´estrema complessità e viceversa.

La cosa più temibile, però, è voltare le spalle alla paura, chiudere gli occhi per non vederla. Perché cosi facendo consegniamo la cosa più preziosa che abbiamo in noi a qualcos´altro

L´esperienza soggettiva è molto variabile e anche la stessa persona, a seconda delle circostanze, può ricordare con modalità diverse. In alcuni casi riviviamo l´esperienza dalla posizione in cui eravamo quando si è verificata. In altri assumiamo un punto di vista esterno, quasi lo osservassimo da spettatori o addirittura, ed è il suo caso, come se qualcuno ce lo raccontasse.

I fatti, le azioni in sé, non hanno alcun senso. Può avere senso solo il testo della narrazione degli eventi e delle azioni compiute nel mondo. Costruiamo storie per dare senso, per cercare di mettere ordine nel caos. E le storie, a ben vedere, sono tutto quello che abbiamo.

Succede che andiamo molto vicini a un pezzo di verità che ci riguarda. Qualunque cosa significhi davvero la parola verità, ma questo non è il momento per darci alla speculazione teorica. Ci andiamo molto vicini, a volte la tocchiamo proprio, e poi andiamo avanti. Perché non abbiamo capito l´importanza di ciò che abbiamo sfiorato o perché l´abbiamo capita fin troppo bene e ci ha fatto paura. Non succede solo agli individui, succede all´umanità nel suo complesso.

La categoricità è uno dei sintomi della mediocrità.

La cosa che mi piace più di tutte, che mi è sempre piaciuta più di tutte, è leggere. E credo che il motivo sia perché posso adagiarmi nelle opinioni dell´autore che sto leggendo.

La rottura, la crepa è presente in tutte le cose, per fortuna. Altrimenti non vedremmo mai la luce.

Se non c´è nessuno a sentire il rumore, si può dire che il rumore esista? Se non c´è nessuno a leggere un libro, si può dire che questo libro esista? Io non ce l´ho una risposta.

Quando siamo in preda allo scoraggiamento, o addirittura all´angoscia, la nostra attenzione è tutta concentrata sulla sofferenza. E paradossalmente l´attenzione sulla sofferenza non fa che accrescerla, a meno che non sia un´attenzione che elabora. Quando ci impegniamo a incoraggiare gli altri siamo costretti a spostare da noi la torcia della nostra attenzione. In questo modo togliamo nutrimento alla nostra personale sofferenza.

...il destino esiste se ci credi. È una delle parole che usiamo, non trovandone di migliori, per dare senso a quello che è successo e anche, forse, a quello che non è successo.


(*) Nelle citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché ho ascoltato il libro su Audible



Katia Ciarrocchi


www.liberolibro.it


 
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