L´orizzonte
della notte - Gianrico Carofiglio - Einaudi -
Pagg. 288 - ISBN 9788806256111
- Euro 18,50
Quando
ho iniziato a immergermi nelle pagine di "L´orizzonte della
notte" di Gianrico Carofiglio, le mie aspettative erano altissime.
Dopo aver apprezzato le opere precedenti dell´autore, mi aspettavo
un mix coinvolgente di suspense legale e profondità psicologica.
Tuttavia, per ragioni che ancora non mi sono del tutto chiare, il
libro ha deluso le mie aspettative iniziali.
Il
protagonista, Guido Guerrieri, è un avvocato che affronta un caso
particolarmente complesso, deve difendere Elvira, accusata
dell´omicidio dell´ex compagno della sorella gemella, morta
suicida poco tempo prima. Elvira sostiene di avere amnesie riguardo
all´accaduto, il che rende il caso interessante, la vittima si
rivela essere un uomo violento e coinvolto in attività illecite,
dettagli che Guerrieri scopre grazie al detective Carmelo
Tancredi.
Guido
Guerrieri è un personaggio che emerge attraverso le sedute di
psicoanalisi con il dottor Carnelutti, è un uomo alle prese con i
propri demoni interiori, che riflette sul ruolo di avvocato, sulla
giustizia e sul senso della sua professione. Queste sedute non sono
solo terapeutiche, ma diventano profonde riflessioni sulla vita e
sulle scelte personali, mi sono ritrovata spesso a riflettere insieme
a lui, apprezzando la sincerità e la vulnerabilità con cui
Carofiglio dipinge il protagonista, questa è la parte del libro che
ho amato e della quale ricordo ogni particolare.
Nonostante
questi punti di forza, ci sono aspetti che non mi hanno convinto
appieno, la figura di Elvira, pur ben delineata, non ha suscitato in
me l´empatia che speravo. La natura e il vissuto di Elvira sono
trattati in modo che mi è parso distante, quasi freddo, le amnesie e
i ricordi frammentari, pur intriganti, non hanno avuto l´impatto
emotivo che mi aspettavo.
La
sorella di Elvira, il cui suicidio precede gli eventi del libro, è
un´altra figura chiave; la relazione tormentata con il compagno e
la tragica fine aggiungono profondità alla storia, la presenza
postuma è potente, ma non ha avuto il focus che avrei voluto vedere
per comprendere meglio la dinamica familiare e le motivazioni di
Elvira.
Il
processo legale stesso, sebbene interessante, mi è sembrato poco
avvincente, le rivelazioni sulle attività illecite della vittima e
le testimonianze delle ex compagne non hanno fornito i colpi di scena
che mi aspettavo in un thriller legale. Inoltre, la conclusione del
caso, con Elvira dichiarata colpevole ma con attenuanti che le
garantiscono il minimo della pena, ha lasciato in me un senso di
incompiutezza.
Guido
Guerrieri si interroga sulla sua felicità nel continuare la carriera
di avvocato, una domanda che lascia il lettore con un senso di
incertezza. Questa riflessione finale, sebbene realistica, ha
attenuato l´impatto emotivo del libro.
Forse
le mie aspettative erano troppo alte, ma "L´orizzonte della
notte" ha lasciato una sensazione di potenziale non completamente
realizzato. Gianrico Carofiglio rimane un autore di grande talento,
ma questa volta la sua opera non ha saputo conquistarmi del tutto.
Citazioni
tratte da: L´orizzonte della notte di Gianrico Carofiglio(*)
Il
grigio è un colore assai sottovalutato e ingiustamente vilipeso, ma
racchiude una bellezza e una ricchezza emotiva sorprendenti. È un
tono che evoca una sensazione di equilibrio, di neutralità, ma può
anche trasmettere un profondo senso di complessità. Il grigio può
essere morbido o affilato, luminoso o opaco, caldo o freddo. È il
colore che più di tutti si adatta a raccontare le sfumature
dell´animo umano. È il colore della riflessione e della
contemplazione, ma anche del movimento rapido e inafferrabile, come
in una città sotto la pioggia. Il grigio, più di ogni altro colore,
ci dà la possibilità di riflettere su ciò che è nascosto sotto la
superficie delle cose.
Si
può ridere quando si è sul punto di dire addio alla vita? Si può,
te lo assicuro, ed è una delle cose che ti restituiscono, appunto,
la dignità perduta per la malattia, la paura, l´umiliazione delle
cure. Ricordo che dicevi: l´umorismo è una virtu´ morale. È
proprio vero.
La
grammatica del pugilato è all´apparenza molto semplice. In questo
è diverso dalle arti marziali orientali, dove c´è un numero
enorme di colpi con i pugni, con le mani aperte, con le ginocchia,
con i piedi, persino con la testa. Nel pugilato i colpi sono solo
quattro: il jab, il diretto, il gancio e il montante, che di solito è
chiamato con il termine inglese uppercut. Eppure con questi quattro
colpi si possono costruire combinazioni infinite, sfumature infinite:
sono come i colori primari. Mi piace l´idea che dall´estrema
semplicità possa derivare l´estrema complessità e viceversa.
La
cosa più temibile, però, è voltare le spalle alla paura, chiudere
gli occhi per non vederla. Perché cosi facendo consegniamo la cosa
più preziosa che abbiamo in noi a qualcos´altro
L´esperienza
soggettiva è molto variabile e anche la stessa persona, a seconda
delle circostanze, può ricordare con modalità diverse. In alcuni
casi riviviamo l´esperienza dalla posizione in cui eravamo quando
si è verificata. In altri assumiamo un punto di vista esterno, quasi
lo osservassimo da spettatori o addirittura, ed è il suo caso, come
se qualcuno ce lo raccontasse.
I
fatti, le azioni in sé, non hanno alcun senso. Può avere senso solo
il testo della narrazione degli eventi e delle azioni compiute nel
mondo. Costruiamo storie per dare senso, per cercare di mettere
ordine nel caos. E le storie, a ben vedere, sono tutto quello che
abbiamo.
Succede
che andiamo molto vicini a un pezzo di verità che ci riguarda.
Qualunque cosa significhi davvero la parola verità, ma questo non è
il momento per darci alla speculazione teorica. Ci andiamo molto
vicini, a volte la tocchiamo proprio, e poi andiamo avanti. Perché
non abbiamo capito l´importanza di ciò che abbiamo sfiorato o
perché l´abbiamo capita fin troppo bene e ci ha fatto paura. Non
succede solo agli individui, succede all´umanità nel suo
complesso.
La
categoricità è uno dei sintomi della mediocrità.
La
cosa che mi piace più di tutte, che mi è sempre piaciuta più di
tutte, è leggere. E credo che il motivo sia perché posso adagiarmi
nelle opinioni dell´autore che sto leggendo.
La
rottura, la crepa è presente in tutte le cose, per fortuna.
Altrimenti non vedremmo mai la luce.
Se
non c´è nessuno a sentire il rumore, si può dire che il rumore
esista? Se non c´è nessuno a leggere un libro, si può dire che
questo libro esista? Io non ce l´ho una risposta.
Quando
siamo in preda allo scoraggiamento, o addirittura all´angoscia, la
nostra attenzione è tutta concentrata sulla sofferenza. E
paradossalmente l´attenzione sulla sofferenza non fa che
accrescerla, a meno che non sia un´attenzione che elabora. Quando
ci impegniamo a incoraggiare gli altri siamo costretti a spostare da
noi la torcia della nostra attenzione. In questo modo togliamo
nutrimento alla nostra personale sofferenza.
...il
destino esiste se ci credi. È una delle parole che usiamo, non
trovandone di migliori, per dare senso a quello che è successo e
anche, forse, a quello che non è successo.
(*)
Nelle
citazioni riportate, non ci sono i riferimenti alle pagine, perché
ho ascoltato il libro su Audible
Katia
Ciarrocchi
www.liberolibro.it