L'ipocrisia
dell'uomo ha diversi volti
di
Lorenzo Russo
Da
qui è difficile distinguere quale crei danni minori.
E
qui aggiungo che mi è chiaro che l'uomo, a causa della sua
limitata composizione biologica, non riesca a migliorare, e che qui
stia il problema del suo commettere continuamente errori.
Considerando
che sono proprio loro a procurargli il senso di vivere questa vita,
perchè generano le energie per il loro superamento, mi viene
anche chiaro che egli sia dipendente dalla volontà del suo
destino, pari al sistema di calcoli superiori alla sua capacità
d'intendimento.
Si
dice, appunto che “errare humanum est“ e che questa
constatazione sia una prerogativa dell'uomo, nel senso che egli
sempre di nuovo si sforza a superarli nel riconoscerli.
Questa
constatazione posiziona l'uomo su un livello superiore, al confronto
con altri esseri viventi in questo mondo.
Lo
stato di coscienza, che così ne sorge, è quindi propria
dell'uomo, per cui sta a lui impegnarsi meglio, affinché
riesca a vivere in pace in seno alla comunità in cui si trova.
Esistono
così diverse forme di comunità, alcune in grado di
coesistere, altre no; esiste però anche il processo di
miglioramento, con il quale i contrasti vengono affrontati per
cercare di superarli.
Da
qui si delineano le culture avanzate che riescono a sussistere senza
drammi e ancor meno conflitti bellici disastrosi.
Ecco,
che sono giunto al punto del problema marcante il nostro presente, la
cui soluzione migliore sarebbe quella di affidarla all'evolversi
continuo delle culture, se solo si lasciasse loro il compito di
farlo.
In
questo senso non gli rimarrebbe che aspettare che i conflitti si
risolvano da soli.
Ma
sarebbe purtroppo una soluzione troppo brillante per l'uomo, con
riferimento alle sue marcanti dipendenze dai suoi stimoli che
distruggono ogni forma di sagacia, prudenza, capacità di
coesistenza, quali sono la prepotenza, l'egoismo, la permalosità,
la vanità ecc.
Le
ideologie sono il risultato dello sviluppo delle culture che si sono
formate nel tempo con il superamento dei contrasti e che hanno fatto
maturare l'uomo, mentre la fama di potere di una sola persona è
un'ideologia a senso unico, e quando sono più potenze a
confrontarsi non c'è più speranza in una soluzione
pacifica.
Questa
è l'odierna situazione, che agisce sulla scia di tante altre
analoghe situazioni accadute nel passato, e che non lascia speranza
in un futuro sereno.
Troppo
forte è lo stimolo di predominio, un male che inganna l'uomo
di essere nel giusto, che rende ogni contraente un nemico da
eliminare, facendogli credere di agire per il bene del proprio
popolo, per donargli benessere, libertà, democrazia.
Di
tutto ciò non c'è un riscontro reale nei momenti di
dover decidere da quale parte stare.
L'ipocrisia
che ne sorge è l'energia volta alla sopravvivenza, troppo
forte è il timore che anche il contraente sia preso dallo
stesso stimolo di predominio.
E
qui mi chiedo, se non sia meglio assumere il ruolo del servo di turno
o quello della vittima, piuttosto che continuare a vivere in un mondo
prepotente e vorace.
Eppure,
c'è sempre chi riesce ad accordarsi con il nuovo padrone,
dimostrando di possedere abilità e astuzia.
Sarebbe
per questo senza carattere anche quando si impegnasse ad aiutare gli
oppressi sfidando il controllo rigido delle autorità, come la
storia a volte ci riporta?
A
mio parere, di certo no, per cui non sono d'accordo con chi
preferisce combattere ad oltranza causando ingenti perdite e
sofferenze umane e distruzioni per difendere un qualcosa che nello
scorrere del tempo muterebbe causando meno danni.
La
prudenza, figlia della ragione, ci imporrebbe di riflettere,
aspettando tempi più propizi che sicuramente arriveranno con
l'evolversi delle culture fino alla realizzazione di una cultura
omogenea e sentita.
Questo,
se solo i governanti al servizio delle elites lo permettessero, se
solo fossero saggi e sinceri.
Purtroppo
l'aspettare che ciò si realizzi non soddisfa il loro ego e non
porta vantaggi finanziari immediati per loro, per cui i popoli
verranno ancora una volta usati per i loro scopi.
Ed
è qui che bisogna limitare il potere dei governanti,
liberandoli dell'influsso delle elites finanziarie, perchè, a
mio parere, sono proprio loro che comandano sulla testa dei popoli.
Un
buon inizio sarebbe inoltre introdurre l'obbligo per legge di
consultare il popolo prima di coinvolgere il paese in un conflitto
armato.
E
qui aggiungo che il popolo dovrebbe essere più cosciente dei
suoi obblighi societari per cui dovrebbe essere adeguatamente educato
e istruito, di modo che sappia meglio distinguere le notizie false
dalle vere che come un fiume in piena vengono diffuse per scopi di
psicologia mediatica da parte delle persone al potere.
Insomma
è necessario evitare che si formino gruppi elitari forti, per
cui proporrei la rotazione con scadenza nel tempo dei rappresentanti
eletti.
Ma
senza una riforma fondamentale del sistema economico in grado di
ostacolare il sorgere delle elite finanziarie il tutto non avrà
mai successo e le tragedie si ripeteranno periodicamente.
Niente
di buono, quindi, all'orizzonte; le guerre si susseguiranno per
volontà di pochi e i media a loro asserviti si daranno da fare
a divulgare notizie di parte come sulla brutalità degli
scontri come se davanti al nemico che uccide si possa porre un
limite, un limite a quel male che è ogni guerra.
Chiudo
affermando che è in corso sempre un confronto delle culture,
di quelle dettate dal predominio.
La
minaccia nucleare esistente è da comprendere come incentivo
serio e indifferibile a non usarla, fatto che richiede il superamento
dello stato di mediocrità che ha causato sempre e solo
disgrazie e sofferenze disumane.
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