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  Editoriali  »    »  L’ipocrisia dell’uomo ha diversi volti, di Lorenzo Russo 21/05/2022
 
L'ipocrisia dell'uomo ha diversi volti

di Lorenzo Russo





Da qui è difficile distinguere quale crei danni minori.

E qui aggiungo che mi è chiaro che l'uomo, a causa della sua limitata composizione biologica, non riesca a migliorare, e che qui stia il problema del suo commettere continuamente errori.

Considerando che sono proprio loro a procurargli il senso di vivere questa vita, perchè generano le energie per il loro superamento, mi viene anche chiaro che egli sia dipendente dalla volontà del suo destino, pari al sistema di calcoli superiori alla sua capacità d'intendimento.

Si dice, appunto che “errare humanum est“ e che questa constatazione sia una prerogativa dell'uomo, nel senso che egli sempre di nuovo si sforza a superarli nel riconoscerli.

Questa constatazione posiziona l'uomo su un livello superiore, al confronto con altri esseri viventi in questo mondo.

Lo stato di coscienza, che così ne sorge, è quindi propria dell'uomo, per cui sta a lui impegnarsi meglio, affinché riesca a vivere in pace in seno alla comunità in cui si trova.

Esistono così diverse forme di comunità, alcune in grado di coesistere, altre no; esiste però anche il processo di miglioramento, con il quale i contrasti vengono affrontati per cercare di superarli.

Da qui si delineano le culture avanzate che riescono a sussistere senza drammi e ancor meno conflitti bellici disastrosi.

Ecco, che sono giunto al punto del problema marcante il nostro presente, la cui soluzione migliore sarebbe quella di affidarla all'evolversi continuo delle culture, se solo si lasciasse loro il compito di farlo.

In questo senso non gli rimarrebbe che aspettare che i conflitti si risolvano da soli.

Ma sarebbe purtroppo una soluzione troppo brillante per l'uomo, con riferimento alle sue marcanti dipendenze dai suoi stimoli che distruggono ogni forma di sagacia, prudenza, capacità di coesistenza, quali sono la prepotenza, l'egoismo, la permalosità, la vanità ecc.

Le ideologie sono il risultato dello sviluppo delle culture che si sono formate nel tempo con il superamento dei contrasti e che hanno fatto maturare l'uomo, mentre la fama di potere di una sola persona è un'ideologia a senso unico, e quando sono più potenze a confrontarsi non c'è più speranza in una soluzione pacifica.

Questa è l'odierna situazione, che agisce sulla scia di tante altre analoghe situazioni accadute nel passato, e che non lascia speranza in un futuro sereno.

Troppo forte è lo stimolo di predominio, un male che inganna l'uomo di essere nel giusto, che rende ogni contraente un nemico da eliminare, facendogli credere di agire per il bene del proprio popolo, per donargli benessere, libertà, democrazia.

Di tutto ciò non c'è un riscontro reale nei momenti di dover decidere da quale parte stare.

L'ipocrisia che ne sorge è l'energia volta alla sopravvivenza, troppo forte è il timore che anche il contraente sia preso dallo stesso stimolo di predominio.

E qui mi chiedo, se non sia meglio assumere il ruolo del servo di turno o quello della vittima, piuttosto che continuare a vivere in un mondo prepotente e vorace.

Eppure, c'è sempre chi riesce ad accordarsi con il nuovo padrone, dimostrando di possedere abilità e astuzia.

Sarebbe per questo senza carattere anche quando si impegnasse ad aiutare gli oppressi sfidando il controllo rigido delle autorità, come la storia a volte ci riporta?

A mio parere, di certo no, per cui non sono d'accordo con chi preferisce combattere ad oltranza causando ingenti perdite e sofferenze umane e distruzioni per difendere un qualcosa che nello scorrere del tempo muterebbe causando meno danni.

La prudenza, figlia della ragione, ci imporrebbe di riflettere, aspettando tempi più propizi che sicuramente arriveranno con l'evolversi delle culture fino alla realizzazione di una cultura omogenea e sentita.

Questo, se solo i governanti al servizio delle elites lo permettessero, se solo fossero saggi e sinceri.

Purtroppo l'aspettare che ciò si realizzi non soddisfa il loro ego e non porta vantaggi finanziari immediati per loro, per cui i popoli verranno ancora una volta usati per i loro scopi.

Ed è qui che bisogna limitare il potere dei governanti, liberandoli dell'influsso delle elites finanziarie, perchè, a mio parere, sono proprio loro che comandano sulla testa dei popoli.

Un buon inizio sarebbe inoltre introdurre l'obbligo per legge di consultare il popolo prima di coinvolgere il paese in un conflitto armato.

E qui aggiungo che il popolo dovrebbe essere più cosciente dei suoi obblighi societari per cui dovrebbe essere adeguatamente educato e istruito, di modo che sappia meglio distinguere le notizie false dalle vere che come un fiume in piena vengono diffuse per scopi di psicologia mediatica da parte delle persone al potere.

Insomma è necessario evitare che si formino gruppi elitari forti, per cui proporrei la rotazione con scadenza nel tempo dei rappresentanti eletti.

Ma senza una riforma fondamentale del sistema economico in grado di ostacolare il sorgere delle elite finanziarie il tutto non avrà mai successo e le tragedie si ripeteranno periodicamente.

Niente di buono, quindi, all'orizzonte; le guerre si susseguiranno per volontà di pochi e i media a loro asserviti si daranno da fare a divulgare notizie di parte come sulla brutalità degli scontri come se davanti al nemico che uccide si possa porre un limite, un limite a quel male che è ogni guerra.

Chiudo affermando che è in corso sempre un confronto delle culture, di quelle dettate dal predominio.

La minaccia nucleare esistente è da comprendere come incentivo serio e indifferibile a non usarla, fatto che richiede il superamento dello stato di mediocrità che ha causato sempre e solo disgrazie e sofferenze disumane.


 
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