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  Il mondo dell'editoria  »    »  Marcos y Marcos 17/11/2006
 

Rispondono gli editori Claudia Tarolo e Marco Zapparoli della Marcos y Marcos

 https://marcosymarcos.com/


 

 

Le origini della vostra casa editrice?

 

Nel 1981 due amici, Marco Franza e Marco Zapparoli, stampano edizioncine di poesia, in tiratura limitata, aggraziata e numerata. Poi, ripescaggi di racconti di classica e contemporanei. Infine, un po' di veri inediti doc. La voglia di imparare era grande, l'ignoranza profonda. Ma gironzolando tra librai, tipografi, editori, gente piena di erudizione e di consigli opportuni, l'appetito si è accresciuto. E così pure il volume dei volumi.

 

 

Quali sono gli elementi di originalità del vostro progetto?

 

Difendere e mantenere una dimensione artigianale, un'idea di vera e propria bottega editoriale che cura ogni libro, in  ogni sua fase, come un prodotto unico e prezioso. Prezioso soprattutto nel senso che non deve andare sprecato, che dev'essere accompagnato con ogni attenzione nel momento della sua diffusione tra librai e lettori.

Scegliere i libri in base a una forte adesione personale, mai secondo ipotetiche considerazioni di mercato, e scommetterci fino in fondo.

Cercare libri che trasmettano un messaggio forte e coerente con le nostre convinzioni: che denuncino la violenza e la sopraffazione in ogni sua forma, che celebrino le meraviglie della vita e del mondo.

 

 

Quale pensate che sia il futuro dell'editoria in Italia e della vostra casa editrice in particolare?

 

Secondo noi, diventerà più evidente la differenza fra proposte decisamente omologate, che nascono per il pubblico che compra e non legge, o semplicemente desidera mettersi a posto con la coscienza (massì massì, anche quest'anno ho comprato qualche libro): Di questi libri se ne venderanno a carrettate. E i libri dotati di contenuto, che propongono al lettore qualcosa di originale. In termini di pensiero, personaggi, stile, epoca.

I lettori scafati saranno sempre più esigenti. A caccia di un libro vero. Saranno pochi, ahimé, ma buoni.

Cercheremo di farli contenti.

 

 

In Italia si legge poco: di chi è la colpa? Un po' anche delle case editrici?

 

I libri offrono infiniti mondi da esplorare: l'importante è avere occasione di scoprirlo.

E' una scoperta che richiede amore, tempo e attenzione.

La frenesia di produrre troppo certamente non giova alla diffusione della lettura, e nemmeno la perdita di qualità...

 

 

Come immaginate possa essere il vostro lettore ideale? E quali passi per avvicinare i lettori ai libri da voi editi?

 

Un lettore ideale non esiste, perché pubblichiamo libri piuttosto diversi fra loro.

Ma è possibile individuare alcuni tratti salienti, di natura più che altro comportamentale.

Dice "ciao bella" molto di rado.

Nella vita ama frugare: in libreria, in un bosco, in un mercato.

Può essere estremo, ombroso, cavilloso. Se decide di ridere, però, fa sul serio.

Vive di entusiasmi nascosti.

Non è esibizionista, pur sparandole grosse qualche volta.

La cosa più incredibile: se gli è piaciuto davvero il romanzo, non chiede lo sconto.

Se non gli è piaciuto il romanzo, desidera poterlo rendere.

 

 

Quale dei vostri libri vi ha dato le maggiori soddisfazioni e perché?

 

Le emozioni più grandi ce le danno i nostri autori italiani: con loro abbiamo davvero la sensazione di "mettere al mondo" qualcosa che prima non c'era. L'avventura di Cristiano Cavina, partita da un racconto; La lotteria di Luisa Ervas Carnielli, arrivata per posta in una busta qualsiasi; il Piemonte amaro di Davide Longo.

Il successo di questi libri è la nostra massima soddisfazione di editori.


 
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