Risponde il Dr. Sante Avagliano della
Marlin Editore Srl di Cava de' Tirreni
(SA)
http://www.marlineditore.it/
Mio padre Tommaso, docente in materie letterarie e direttore di una
galleria d'arte contemporanea, spinto dalla passione per i libri e per la
storia della sua città, fondò la Avagliano Editore
nel 1982, con sede a Cava de' Tirreni, e la diresse da solo per oltre 10 anni. Nel 1993,
dopo essermi laureato, ho iniziato a collaborare a tempo pieno con lui,
contribuendo a creare nuove collane di narrativa e saggistica di attualità,
accanto a quelle iniziali di saggistica storica e letteraria di ambito
meridionale, rinnovando l'immagine grafica e il marchio editoriale, e
sviluppando la rete di promozione e distribuzione, che da una dimensione
regionale passò a quella nazionale con il supporto
della Pde. Accanto
al primo libro stampato – Nascita di un
mestiere di Paolo Peduto, un titolo che in
seguito si è rivelato di favorevole auspicio – è cresciuto il catalogo. Ma, si
sa, perché il catalogo viva e si arricchisca c'è
bisogno di un lavoro continuo. C'è bisogno di un rapporto fecondo con i
promotori, con chi, cioè, presenta i vari titoli ai librai. C'è bisogno di un
dialogo costante con la distribuzione, fatto di rispetto dei tempi e di giuste
proposte. E, soprattutto, è necessaria una quotidiana attenzione dell'ufficio
stampa, per fortuna sempre premiata dai mass-media. Questi, per una casa
editrice che ha puntato tutto sul libero mercato, senza alcuna rete protettiva,
impegnando le proprie forze e capacità culturali ed imprenditoriali, sono stati
e rimangono passaggi imprescindibili che le hanno consentito di crescere e di
imporsi nell'ambito del panorama editoriale italiano.
I primi successi sono
arrivati, tra il 1996 e il '97, nel settore della narrativa con romanzi come Francesca e Nunziata di Maria Orsini Natale (da cui Lina Wertmüller
ha tratto un film per la Tv con Sofia Loren e
Giancarlo Giannini) e Il resto di niente di Enzo Striano (trasposto in film per il cinema
da Antonietta De Lillo). Questi due romanzi sono stati tradotti nelle
principali lingue europee e sono apparsi per settimane nelle classifiche dei
libri più venduti, avendo superato entrambi la soglia delle 50.000 copie.
Accanto ad essi vanno ricordati Ritratto di Angelica e Una
rosa nel cuore di Simona Weller, La mazzetta di Attilio Veraldi, La signorina
e l'amore di Giovanna Mozzillo, Umbertina di Helen
Barolini e Spaghetti
all'acqua di mare di Gaetano Afeltra. Né sono
mancati i riscontri positivi nel campo della saggistica storico-letteraria e
della memorialistica: Il fiele ibleo di Gesualdo Bufalino, E' tornato
Garibaldi e Oh, Flaiano!
di Giovanni Russo, Una
bella storia. Italia 1943-1956 di Antonio Ghirelli
e I nottambuli di Fruttero
& Lucentini.
Come è avvenuto il passaggio alla
nuova sigla Marlin Editore?
Il successo di alcuni titoli ci convinse ad operare una
ristrutturazione della casa editrice e ad accettare la proposta di ingresso
nella nostra società da parte di un imprenditore operante in un settore diverso
e lontano dal nostro. Quando i rapporti con questo socio si sono deteriorati,
all'inizio del 2005 abbiamo deciso di cedere la Avagliano
e di fondare una nuova sigla editoriale, Marlin,
ispirata al pescespada del romanzo Il
vecchio e il mare di Ernest Hemingway,
che ha cominciato a pubblicare nell'ottobre dello stesso anno.
Quali sono gli elementi di
originalità del vostro progetto?
Il lavoro iniziato nei
primi anni '80 con la
Avagliano Editore continua ora con Marlin, confortato dal rigore qualitativo delle scelte,
dalla raffinatezza della grafica, affidata come sempre alla creatività di
Gelsomino D'Ambrosio di Segno Associati, e
dall'adesione non solo degli autori, curatori, traduttori e consulenti storici,
ma anche di nuovi ed importanti nomi della letteratura e della saggistica
italiana e straniera, che hanno accolto con favore il nuovo progetto
editoriale. A
differenza della Avagliano, con la Marlin
abbiamo deciso di privilegiare la narrativa straniera, accanto ai classici
italiani tra ‘800 e ‘900 che agli scrittori contemporanei, e di dedicarci ai libri
di saggistica di attualità sociale, storica e politica, alle biografie, alle
guide e all'arte.
Quale
pensate che sia il futuro dell'editoria in Italia e della vostra
casa editrice in particolare?
Nonostante il grande fermento degli
ultimi anni, rappresentato dalla nascita, crescita e imposizione sul mercato
nazionale di numerose case editrici del centro-sud, il pericolo costante è
rappresentato dall'inglobamento di queste sigle indipendenti nei grandi gruppi
editoriali, con il rischio delle eccessive concentrazioni e omologazioni
produttive e culturali. In questo contesto la sopravvivenza delle piccole e
medie aziende è costantemente in pericolo.
In Italia si legge poco: di chi è la
colpa? Un po' anche delle case editrici?
La famiglia-tipo ha le sue responsabilità, ma
molti genitori sono giustificabili a causa della loro mediocre preparazione
culturale e soprattutto della mancanza di piacere ed amore per i libri. La
scuola, e quindi lo Stato, invece non ha scusanti: continua a proporre quasi
esclusivamente la lettura di testi di autori classici che con il loro
linguaggio e le loro storie non riescono a coinvolgere le giovani generazioni e vengono percepiti
come una costrizione legata allo studio e mai come un piacere che può essere
condiviso con altri. Ma anche i grandi gruppi editoriali hanno le loro colpe,
visto che hanno prodotto eccessivamente, oltre le richieste del mercato, per
coprire le enormi rese dei librai, in aumento anno dopo anno.
Per
questo motivo, dopo Baldini Castoldi
Dalai e Marcos y Marcos, anche la nostra casa editrice ha aderito alla
campagna di riduzione del numero delle novità da pubblicare in un anno. Con il
nostro marchio precedente raggiungevamo e spesso superavamo la quota di 30
titoli nei 12 mesi: ora abbiamo stabilito di non superare i 20 titoli, operando
una selezione ancora più rigida.
I motivi di questa scelta sono molteplici. L'iperproduzione
(le ultime stime parlano di quasi 60.000 nuovi libri ogni anno, oltre 160 al giorno) ha disorientato sia gli addetti ai lavori (librai,
distributori, promotori, critici letterari, responsabili degli uffici stampa)
che i lettori. I libri restano troppo poco sui banchi di vendita - spesso
nemmeno due mesi - e nessuno ha il tempo di promuoverli, sfogliarli,
comprenderli, leggerli, a volte toccarli semplicemente, con la triste
conseguenza di finire negli scatoloni delle rese e poi al macero o nei casi
migliori nei remainders.
Il nostro, ovviamente, è un gesto simbolico tendente a stimolare la sensibilità
dei grandi gruppi editoriali che con le loro decisioni dominano il mercato
italiano e fanno il bello e il cattivo tempo in libreria. Solo una riduzione
del 15% almeno della loro produzione potrebbe infatti
modificare questo scenario disastroso.
Come immaginate possa essere il
vostro lettore ideale? E quali passi per avvicinare i lettori ai libri da voi
editi?
Nel corso di questi 25 anni abbiamo incontrato talmente tante
persone che è difficile fare il ritratto di un nostro lettore ideale. Certamente
una persona curiosa, amante della storia, della buona letteratura e attenta
anche alla veste grafica ed editoriale dei libri. Per
avvicinare nuovi lettori siamo sempre alla ricerca di manifestazioni e ferie
minori e periferiche ben organizzate.
Quale dei vostri libri vi ha dato le
maggiori soddisfazioni e perché?
Tra gli
ultimi titoli pubblicati ci hanno soddisfatto, tra i romanzi italiani, Terroristi brava gente di Sergio Lambiase e Il teschio
e la clessidra di Marina Petacco; mentre tra
quelli stranieri Il veleno nel cuore
di Marion Halligan e Redburn di Herman
Melville.