L’escursione
sulle Dolomiti di Brenta
di
Renzo Montagnoli
Con
l’aiuto di un impianto a fune
si
saliva ai duemila poi era solo
un
gran scarpinare su sentieri
a
volte appena segnati.
La
meta era un rifugio
in
cui riposare, spesso alla base
di
torrioni rocciosi che s’alzavano
dritti
come grattacieli
e
che mi sarebbe piaciuto scalare.
E
invece, seduto sulla veranda,
i
miei occhi indugiavano su
quella
dolomia che al tramonto
s’arrossava
come una timida fanciulla.
Seguivano
anfratti, rialzi, piccoli terrazzi,
una
provvidenziale cengia in cui sostare
e
veloci poi salivano quasi schizzando in vetta
dove
battute dal vento stavano rocce levigate
dal
tempo e su cui lo sguardo spaziava
da
bianchi ghiacciai ad altre pietrose cime.
La
fantasia correva, raggiungeva nubi vicine,
s’accoccolava
su esse e in giro nel cielo
si
faceva portare, di vetta in vetta,
di
valle in valle, di sogno in sogno,
ma
al risveglio provvedeva mia madre
con
uno scossone invitandomi a scender
sulla
terra, a prendere il sentiero per tornare,
ad
approdare al paese con le prime ombre
di
una sera che mi avrebbe visto raccontarmi
in
silenzio di quell’escursione da sogno.
Da
Un paese fra i monti
|