Forse
è la più bella fra le belle raccolte di poesie scritte da Giovanni
Pascoli; mi riferisco a Myricae, dedicate al padre Ruggiero,
strappato all´affetto familiare da una fucilata, un evento che,
unitamente alla morte da lì a poco della madre, provocherà nel
poeta ancora bambino (aveva dodici anni) un trauma che gli
condizionerà tutta la vita, la vita infelice di un genio che non
potè avere un´infanzia, ma che dovette diventare uomo troppo
presto.
Ho
scelto la melodiosa e al tempo stesso struggente Alba festiva.
Alba
festiva
di
Giovanni Pascoli
Che
hanno le campane,
che
squillano vicine,
che
ronzano lontane?
È
un inno senza fine,
or
d´oro, ora d´argento,
nell´ombre
mattutine.
Con
un dondolìo lento
implori,
o voce d´oro,
nel
cielo sonnolento.
Tra
il cantico sonoro
il
tuo tintinno squilla
voce
argentina - Adoro,
adoro
- Dilla, dilla,
la
nota d´oro - L´onda
pende
dal ciel, tranquilla.
Ma
voce più profonda
sotto
l´amor rimbomba,
par
che al desìo risponda:
la
voce della tomba.
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