Seguendo
una Drava ragazza
di
massimolegnani
Che
poi, prima che ragazza l´abbiamo vista bambina, e prima che
bambina, come zii premurosi, abbiamo assistito alla sua nascita nei
verdi declivi tra Dobbiaco e San Candido.
Un´emozione
vederla sgambettare, torrentello tra le rocce del Tirolo,
accompagnare la sua crescita pedalando fiduciosi al suo fianco tra le
pinete della Carinzia e infine lasciarla a Villach ormai adulta e
florida come certe contadine austriache dal fisico possente e la
bellezza che va sfiorendo. Lei, la Drava, a proseguire in Slovenia il
suo viaggio verso est fino a buttarsi a braccia aperte nel Danubio in
Serbia, noi a piegare verso sud seguendo altri fiumi non meno
fascinosi, la Gail, il Tagliamento, il Piave, fino a chiudere un
anello virtuoso di quattrocento chilometri.
Avventuroso
il nostro viaggio fatto di fatiche, meraviglie e qualche scoramento
quando le forze e le batterie sono quasi esaurite e ancora non hai
trovato da dormire. Ma poi in un paesino di campagna dal nome
impronunciabile una signora riapre solo per noi la sua gasthaus. Era
il giorno di riposo del cuoco e lei, non essendoci clienti, avrebbe
voluto prendersi una serata di vacanza e invece ci accoglie con
sorrisi e gentilezze e scova in frigo due porzioni di gulasch, mai
mangiato niente di più buono, il profumo della paprika che si fonde
col profumo della resina dei pini attorno al nostro tavolo. O quando
vaghi sperduto nei boschi della Carnia in una ricerca che si è fatta
mito e miraggio dei laghi di Fusine e solo dopo un´ultima salita
che ti strema, quando più non ci speravi, arrivi a uno specchio
d´acqua che, nel silenzio incontaminato della sera, riflette le
pinete delle sponde.
In
questa estate che stenta a decollare abbiamo indovinato quattro
giorni di bel tempo per pedalare indisturbati in ambienti rurali
assai diversi tra loro ma accomunati da una bellezza semplice e
dignitosa, boschi, pascoli, paesini, fiumi, sentieri e fienagioni. È
quasi irreale lungo il percorso l´assenza di capannoni industriali,
di brutte costruzioni in cemento, di viadotti autostradali e al loro
posto trovare un ambiente genuino, forse modesto, case contadine con
il fienile in legno, segherie dalle enormi cataste di legname e
autentiche montagne di trucioli che diventeranno pellet, e tracciati
ciclabili a lunga percorrenza che si intrecciano a formare una rete
europea dalle infinite diramazioni, che senza mai abbandonare questa
"autostrada ecologica" potresti raggiungere Berlino, Budapest,
Udine o Belgrado, purchè tu abbia nelle gambe "benzina verde" a
sufficienza.