Siesta
estiva
di Giuseppe Gambini
Un alito di vento, stanco e assonnato,
tra verdi ulivi scende lungo declivi,
attraversa viuzze tra bianche casette
assorte e tese a guardare il mare
e dalla rupe scoscesa si tuffa
nell'oceanica macchia azzurra,
poi sale su pigre barche a vela
e con alitare appena percettibile
le spinge al largo su onde piatte
che oggi non han voglia d'arrabbiarsi.
Nella siesta non c'è forza per lottare,
soltanto pace l'anima invoca;
anche la cicala concede una pausa
al suo melodico canto estivo,
mentre il grillo con un lento cri-cri
all'uva rinuncia e la sua nenia
addormenta persino la formica
che per un attimo il sudore asciuga
e all'ombra d'un filo d'erba
un breve pisolino si concede.
Focosi baci d'instancabili amanti
stanchi giacciono sul letto disfatto,
mentre un geco sul caldo muro bianco
appisolato, ma attento e sospettoso,
al minimo rumor scappa nella tana;
tra verdi e spinose foglie carnose
fichi d'india, arrossati e polposi,
sono succulenti bocconi prelibati
per palati passanti e fuggitivi
dalle voraci bocche assetate.
Languida la svogliata afosa siesta
come lumaca lentamente passa,
mentre la calura estiva lascia il posto
alla frescura della sera che avanza,
nell'attesa d'una invocata
carezza
che la bramata brezza marina
conceda a tutti nella notte stellata.