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  Racconti  »  Narrativa generica  »  In sogno 25/09/2024
 

In sogno

di Renzo Montagnoli



Si rigirava nel letto, cambiava di continuo posizione, sdraiato di schiena, poi sul fianco sinistro e infine su quello destro, ma il sonno proprio non veniva. Si disse che doveva essere stata la peperonata mangiata a cena e infatti di tanto in tanto avvertiva chiaro un riflusso esofageo, accompagnato da una flatulenza a lui inconsueta. La moglie invece dormiva beatamente al suo fianco e fece di tutto per non svegliarla, per evitare quel rimprovero che sarebbe stato inevitabile, come se fosse stata una sua colpa la mancata digestione dei peperoni. Poi, all´improvviso, tanto che nemmeno se ne accorse, piombò in un sonno profondo. E con gli occhi che si chiudevano venne anche il sogno, e che sogno...

Camminava su un prato a primavera, tutto punteggiato di margheritine, non udiva il rumore dei suoi passi, attutito dall´erba, era vestito di festa e con la mano sinistra stringeva una valigia. Dunque era in viaggio e in partenza per un itinerario. Ma non era solo, altri come lui, uomini e donne, ben vestiti e con la valigia procedevano tutti verso occidente, là dove un sole sbiadito andava al riposo e proprio in fondo la moltitudine si raggruppava per mettersi in colonna. C´era un fabbricato che avrebbe potuto essere una stazione e mano a mano che vi avvicinava comprese che la sua intuizione era esatta, perché vide i binari e sugli stessi dei convogli di numerosi vagoni. All´ingresso c´erano degli uomini che sembravano guardie e dietro a loro dei cartelli direzionali. Quelli in fila, quando era il loro turno, gridavano le loro generalità, le guardie guardavano un registro e poi indicavano il binario in cui c´era il convoglio per il trasporto. Il trasporto, ma verso dove? Quale era la destinazione? A lui, quando fu il momento, dissero semplicemente "binario 2" e così s´incamminò verso quel treno. Giunto lì, salì sul primo vagone, si accomodò su un sedile e guardò i suoi compagni di viaggio. Fu sorpreso nel vedere un suo caro amico, defunto da anni, si affrettò a salutarlo, ma quello non gli rispose, anzi lo ignorò. Si alzò, allora, e percorse il vagone, sempre più stupito: là, a metà e insieme c´erano i suoi genitori, si precipitò per abbracciarli, ma non trovò che il vuoto; su un un altro sedile c´era il suo primo amore, ebbe un tuffo al cuore, era proprio come se la ricordava, giovane, dolce e amabile, e anche lei al contatto della sua mano divenne evanescente. Proseguì con gli occhi lucidi fino in fondo al vagone dove in una culla un bambino lo guardava; lui lo fissò, parve ricordare qualcosa e proruppe in un pianto disperato riconoscendo se stesso. Capì allora cosa era quel viaggio, era la sua vita e infatti il vagone non aveva numero, ma solo una targhetta con sopra scritto "passato". Scese di corsa e lesse la targa sul vagone successivo, in cui si specchiava con la sua valigia: "presente". Passò al successivo: "futuro". Stava per salire quando si fermò, pensò che poteva essere bello conoscere il suo futuro, ma sarebbe stato un dramma vivere ogni giorno sapendo quello che sarebbe accaduto, così ritornò sui suoi passi. Il treno cominciò a muoversi, ma lui rimase fermo sulla banchina e così lo vide piano piano allontanarsi con il carico della sua vita. Il sole, che era tramontato, fece di nuovo capolino e la luce dell´alba, che filtrava attraverso le imposte, lo risvegliò, madido di sudore. Si guardò intorno, vide i contorni della stanza, indovinò il corpo di sua moglie addormentata accanto a lui, così si accorse di essere sveglio e in quell´istante gli sovvenne il sogno, che gli parve inconcludente, frutto probabilmente di una digestione difficile. Ora però stava meglio, il riflusso era cessato e pensò che aveva fatto un sogno proprio strano, di cui anche nelle ore successive del giorno cercò di comprendere il significato: aveva visto il suo passato e aveva giustamente rinunciato a conoscere il suo futuro. A pensarci bene, si rese conto che non solo non avrebbe cavato un ragno dal buco, ma che avrebbe corso il rischio di impazzire e che quindi era meglio dimenticare tutto quanto, avendo però l´avvertenza di non mangiare più la peperonata per cena.

 
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