Il deserto dei tartari
di Dino Buzzati
Mondadori Editore
Narrativa romanzo
ISBN: 8804492953
Rimango incantata dalla capacità del Buzzati di tenere incollato il
lettore per 202 pagine di apparente immobilità. La trama,
si dipana in temi ricorrenti, talvolta ossessivi: l'attesa, il trascorrere del
tempo, il senso della morte, l'illusione e la delusione, il vuoto e l'ansia di
colmarlo, le infinite sfaccettature del vivere.
La narrazione procede circondata da una coltre di mistero, ma priva di “soprassalti” e senza dar luogo a
sostanziali novità, creando un'atmosfera sospesa, surreale, che molti hanno
accostato, giustamente, a quella kafkiana.
Né “Il deserto dei tartari”,
attraverso metafore, più o meno velate , analogie,
sottili processi provocatori ed evocativi, Buzzati segue la vita non vita di Giovanni Drogo.
Giovanni Drogo appena ventunenne è assegnato alla fortezza Bastiani,
uno sperduto avamposto di frontiera al di là del quale c'è il deserto, da cui
si attende da un momento all'altro l'invasione dei Tartari.
Pieno di speranze, per l'inizio di una vita carica di successi, si avvia a
quella che sarà la sua battaglia fatta di nulla. Inglobato nella monotona
disciplina militare, sempre uguale, sempre regolare, Drogo lascia scorrere la
propria esistenza. Trascorreranno quindici anni prima che il soldato inizi a
rendersi conto che il tempo è scappato, prima che riesca a comprendere, che la
giovinezza gli è sfuggita di mano: «la prima sera che fece le scale a un
gradino per volta».
Un romanzo carico di metafore, già il titolo “Il deserto dei Tartari” è un'allegoria per descrivere
“il deserto della vita umana”,
che svuotata da tutto ciò che rappresenta illusione s'inaridisce perché manca
il nutrimento principale: l'acqua, essenza di vita nelle speranze, sogni che si
trovano a combattere con la dura realtà.
Buzzati ci induce a
riflettere sulla solitudine, non come distacco fisico dagli altri, ma
solitudine come un qualcosa che si rintana nel dentro dell'essere umano dopo
che quest'ultimo ha la consapevolezza dell'insensatezza di un mondo avaro, che
nega persino le aspirazioni più piccole. Dietro una vita ordinaria, sia pure
quella di una fortezza in armi, Buzzati simboleggia il tedio esistenziale, un
malessere comune nella società moderna; chi non si riconosce in Drogo? In una
vita che trascorre nell'attesa di un riscatto, di un'occasione, di un
miglioramento personale?
Note biografiche dell'autore:
tratto da Wikipedia
Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino, Belluno, 16 ottobre 1906 - Milano, 28 gennaio
1972) è stato un famoso scrittore, giornalista e pittore italiano.
Buzzati crebbe in una famiglia tradizionale; la mamma era veneziana, il padre
di antica famiglia bellunese, ma vivevano a Milano, dove il giovane Dino
frequenterà il ginnasio Parini e poi la facoltà di Giurisprudenza (per
assecondare i desideri del padre che lo vedeva futuro avvocato). Secondo di
quattro fratelli, amava molto la musica, il disegno e la montagna, che
costituiranno elementi fondamentali del poliedrico talento dell'artista. Nel
1928 appena prima di terminare gli studi di univeristari
entra come praticante al Corriere della Sera, del quale diverrà in seguito
redattore. Sempre nello stesso anno si laurea in giurisprudenza con una tesi
dal titolo La natura giuridica del Concordato Nel 1933 esce il suo primo
romanzo, Bàrnabo delle montagne; due anni dopo esce
il romanzo Il segreto del Bosco Vecchio. Mentre è del
1940 quello che probabilmente è il suo più grande successo, Il deserto dei
Tartari, da cui nel 1976 Valerio Zurlini trae il film
omonimo.
Fu un autore molto realistico che affrontava la gente
con i temi della solitudine e dell'angoscia. Morì di cancro a Belluno il 28
gennaio 1972.
Katia Ciarrocchi