|
|
|
|
|
|
|
Letteratura
» Grazia Giordani, a cura di Alberto Carollo |
16/05/2008 |
|
Grazia Giordani,
a
cura di Alberto Carollo
Questa volta vi voglio
parlare di una blogger/scrittrice “di razza” che non
avrebbe bisogno di grandi presentazioni considerato ch'è una pioniera del blog
e che molti di coloro che frequentano il Parnaso hanno già avuto modo di
incontrare virtualmente, delibando le sue argute e brillanti recensioni. Ho
conosciuto Grazia Giordani per caso lo scorso novembre; mentre ero alla ricerca
di notizie su Paul Auster mi sono imbattuto in un
articolo tratto dal suo sito. Da lì sono poi approdato al suo blog che da
allora è diventato un appuntamento di lettura ricorrente e
gradito. Da una decina d'anni la scrittrice collabora alla “terza
pagina” del quotidiano veronese l'Arena come critico letterario. Ciò che mi ha
colpito fin da subito in questa donna è la sua peculiare sensibilità nel
cogliere le personalità eterogenee e tra loro spesso distanti di molti
protagonisti di prima grandezza della pagina scritta. In special
modo, parlando di scrittura al femminile, la Giordani appare in aderente
sintonia con i motivi, le problematiche e le forme espressive di questo
complesso e raffinato filone. L'impressione che ne ho tratto è che Grazia,
anch'essa scrittrice con un suo intimo e singolare percorso formativo, disponga
di un punto di vista privilegiato che le consente di avvicinarsi alle autrici
più rappresentative dell'odierno panorama letterario “dal di
dentro” e questo non certo per via di ovvie affinità biologiche bensì per empatia, una diretta conseguenza di
alcune vicende autobiografiche. Non è infatti un caso
che la sua infanzia sia stata segnata dalle singolari personalità dei genitori,
due figure che paiono scaturire da un feuilleton
ottocentesco.
Il suo secondo romanzo, Hena (Cultura & Turismo Editrice,
1992) ci racconta esemplarmente questa storia. Grazia Giordani nasce a Bologna,
figlia di Giorgio – scultore di talento – e della splendida Hena
Martinelli. Il matrimonio tra i due è di breve durata. L'indomabile artista,
“scoppiettante come un fuoco d'artificio” (così lo definiva un amico fraterno)
finì la sua parabola terrena quando la giovane figlia aveva appena un anno. E'
facile immaginare quanto questa carismatica figura paterna abbia occupato la
memoria della madre e le fantasie della figlia che cresceva senza averlo
conosciuto. Viene logico supporre che l'attitudine creativa fu al contempo
un'eredità e una motivazione maggiore ad affinare le doti già latenti nella curiosa giovanetta. Qualche anno dopo la
vedova si risposa con Ennio, un veterinario, lasciandosi alle spalle il mondo
un po' bohèmien degli artisti
bolognesi per riparare nella provincia polesana degli
anni '40, prettamente rurale e intenta a leccarsi le ferite della guerra. In
questo lessico famigliare la Giordani
inanella sentimenti e riflessioni che le sono anteriori, mischiando cronaca e
autobiografia a un dettato squisitamente romanzato che ammanta di romanticismo
le figure dei genitori, aprendo qua e là squarci di profonda nostalgia per quei
mondi apparentemente inconciliabili eppure amati visceralmente: quello
irrequieto e cosmopolita dello scrittore che spende quel poco che il destino
gli riserva e quello del delicato gentiluomo di campagna. Nel mezzo s'impone,
con la sua fascinazione, l'inquieta Hena dalla
fisicità prorompente e dall'apparente fragilità che non ne incrina comunque il
nerbo e la risolutezza, la volontà di dire ancora sì a una vita non certo
prodiga ma comunque degna di essere assaporata fino all'ultima goccia.
Badia Polesine è attualmente il
quartier generale di Gardenia – questo il suo garbato e profumato nick sul blog -, l'osservatorio immerso nelle nebbie dalle
quali pervengono ai lettori, in guisa di premure virtuali attraverso la rete o
di brillanti elzeviri a stampa, i suoi lavori. L'attenzione al suo territorio e
ai suoi tesori artistici tutti da scoprire, privi del clamore e della risonanza
tributata ad altre latitudini, è spesso presente nei suoi scritti, sia che
faccia sentire la sua voce dalla rodigina Ventaglio-Novanta
o da La Repubblica Veneta, sia che
insegni letteratura italiana e straniera presso Università Popolari polesane e mantovane. Il suo romanzo Signora a una piazza (Cultura & Turismo 1995) racconta, per esempio, la
vicenda di Ginevra Valmarana, chiamata “la signora”
per le sue pose raffinate ed estetizzanti, una donna che a Badia Polesine vive
gli anni di quella senilità che prima di essere cronologica è di sveviana memoria, avvertendo le suggestioni dell'antica
abbazia dal cui chiostro prende avvio il romanzo. E' una presenza maschile a
innescare il moto del ricordo, a fare scattare la molla della ricerca di un
tempo perduto che fa capolino nella rima sottile tra immaginario e reale.
Turbata da questo incontro la donna si improvvisa scrittrice, sperimentando e
vivendo un romanzo nel romanzo.La
vicenda si snoda sotto lo sguardo distratto di una società che reitera ancora
una volta i propri esausti e vieti riti piccolo borghesi: il mito del lavoro e
della carriera, le convenzioni, gli obblighi matrimoniali. E'
la ribalta di un proscenio dove per godere del libero arbitrio è necessario
vivere – come nelle parole della protagonista – “in bilico tra realtà e
fantasticheria, ma senza rompere nulla. E sperando sempre di trovare un
fantasma che ci porti via.”
L'elemento autobiografico è una cifra
ricorrente nell'opera di Grazia Giordani ma non cede mai il passo alla
tentazione di prevalere e di farsi memorialistica; esso funge semmai da
rinforzo al narrato, corredandolo di dettagli preziosi, di repentini
approfondimenti nella materia concreta della propria esperienza personale,
ampliando la gamma dei colori e degli umori che trasudano dall'intreccio.
Questo aspetto è più che mai evidente fin dal suo primo libro, L'anima del
gatto (Bagaloni Editore, 1990), una raccolta di 23
racconti dove la scrittrice si ispira chiaramente a fatti autobiografici, di
cronaca o da racconti scaturiti da incontri reali per passarli al setaccio
della propria affabulazione. Il racconto che dà il titolo alla raccolta è in
sostanza un curioso transfert
uomo-animale. Le amiche è invece una
storia con un doppio finale che lascia al lettore l'opportunità di sciogliere
la vicenda come meglio crede. E ancora Pelle
di ramarro, Aurelio, Arabesco,
episodi contigui alla realtà della scrittrice. L'indemoniata è stato ispirato da un servizio sulla possessione
demoniaca e gli esorcisti al tempo della presenza di Grazia come cronista nelle
pagine de Il Resto del Carlino.
Alcuni di questi racconti li potete
leggere on line
in un'apposita sezione del suo sito. Parlando del sito, una vera miniera di
materiale interessante viene dalla sezione dedicata agli articoli e recensioni
che la Giordani ha accumulato nel corso dei suoi anni di attività. E' una
pagina di critica letteraria ghiotta per un bibliofilo, da compulsare
periodicamente quando siete alla ricerca di informazioni sugli autori più vari.
La curiosità onnivora della Giordani trova conferme e si placa in parte nel suo
blog, una sorta di appendice alla sua attività, terreno di approfondimenti,
taccuino di appunti, cortiletto per attività ludiche (è la stessa Grazia a
sostenere che il blog è un piacevole passatempo al di fuori della sua scrittura
e delle collaborazioni coi vari periodici a stampa), salotto virtuale dal quale
lanciare il dibattito culturale coi propri interlocutori. Pagina di una giornalista curiosa ci restituisce appieno il
ritratto della scrittrice, le memorie vissute, i luoghi amati, i libri e gli
interessi: la musica classica, il cinema, il teatro e non da ultimo
l'informatica e l'utilizzo dell'odierna tecnologia dei mezzi di comunicazione.
La scrittura è pulita, diretta, eppure ricercata con quel mestiere accumulato
in anni di esperienze. I post sono improntati a un'affabilità e cortesia quasi
salottiera, di un salotto però civile e raffinato nel quale si entra in punta
di piedi, disposti all'ascolto prima che al confronto. Meglio ancora se
pungolati da una sana curiosità.
Grazia
Giordani, scrittrice e giornalista, nata a Bologna, vive e lavora a Badia
Polesine.Ha esordito nel mondo delle lettere
collaborando alla rivista milanese Arterama
con critica d'arte e letteraria. Ha collaborato per oltre un decennio a Il
Resto de Carlino di Rovigo, in qualità di cronista, occupandosi anche di
critica letteraria, d'arte e teatrale. Ha recensito libri per la rivista
fiorentina Il Portolano; da oltre
dieci anni collabora alla "terza pagina" del quotidiano veronese
l'Arena, con recensione di libri e servizi culturali. Collabora anche alle
riviste rodigine Ventaglio-Novanta e La
Repubblica Veneta, con "Le pagine di Grazia" in cui ospita
rubriche di costume e di racconti. Ha pubblicato: L'anima del gatto (1990), Hena (1992) e Signora
a una piazza (1995).
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|