Kim
– Rudyard Kipling – Garzanti – Pagg.
382 – ISBN 978-8811602729
– Euro 10,00
Il
piccolo amico di tutto il mondo
Pubblicato
nel 1901 e comparso in traduzione italiana a distanza di dodici anni,
“Kim” dello scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936)
è un romanzo ambientato sul finire dell’Ottocento sullo
sfondo del “tumultuoso turbinio dell’India” sotto
il dominio dell’impero britannico. Un romanzo di formazione,
destinato però non soltanto ai lettori più giovani. Per
curiosità, l’autore, Premio Nobel per la letteratura nel
1907, è tra quelli che il nostro Antonio Gramsci, nelle sue
lettere dal carcere, consigliava ai suoi figli di leggere.
Al
centro della trama, la storia di un ragazzino, Kimball O’Hara,
di origine irlandese da parte di padre, cresciuto orfano a Lahore
come un indiano, sebbene fosse bianco… “un bianco povero
fra i più poveri”. Fatta improvvisa amicizia con un lama
del Tibet, ne diviene il “chela”, cioè il suo
discepolo, e in compagnia di quell’alta figura avvolta in
drappeggi e dallo strano, enorme cappello inizia una sorta di
vagabondaggio alla ricerca del “Fiume della Freccia”,
nelle cui acque il santone desidera raggiungere la liberazione dalla
Ruota delle Cose, e di un misterioso Toro Rosso su un campo verde.
Prende così avvio un lungo e avventuroso viaggio che finirà
per intrecciarsi alle attività di spionaggio legate al “Grande
Gioco”, come viene chiamata di continuo la contrapposizione di
britannici e russi in Asia centrale (tale espressione fu resa
popolare proprio da Kipling attraverso queste pagine), e lo stesso
giovane protagonista verrà coinvolto dai servizi segreti di
Sua Maestà per il tramite di alcuni insospettabili, primo fra
tutti Mahbub Ali, il mercante di cavalli sul libro paga degli
inglesi. La narrazione procede ricca di scenari e personaggi,
offrendo nel complesso un grande affresco dell’India
dell’epoca, crogiolo di lingue e religioni, un territorio
immenso ricco di colori e umanità variegata in cui ci si
imbatte a ogni passo; proprio per questo, è molto probabile
che il testo possa affascinare gli appassionati di quell'area
geografica e della sua cultura (in particolare, induista e buddista),
delle quali Kipling, nato a Bombay e vissuto per diverso tempo sul
posto, non a caso dimostra di avere ottima conoscenza.
Purtroppo,
ho spesso trovato la trama abbastanza caotica e la lettura a tratti
un po’ pesante; in verità, mi aspettavo qualcosa di più
dalle pagine di questo romanzo, soprattutto un maggior coinvolgimento
nelle vicende narrate. Tuttavia, vi ho trovato qualcosa di bellissimo
che l’autore mette in bocca al musulmano Mahbub Ali (tra i
personaggi meglio riusciti) e che, soprattutto in questo nostro tempo
preda di facili fanatismi ed estremismi religiosi che insudiciano il
significato autentico delle grandi religioni, trasmette un messaggio
di profonda tolleranza e accettazione dell’altro senza
condizioni:
“[…]
Tu sei senza alcun dubbio un miscredente, e perciò sarai
dannato. Così dice la mia Legge… almeno credo. Ma tu
sei anche il mio Piccolo Amico di tutto il Mondo e io ti voglio bene.
Così dice il mio cuore. […]”
Laura
Vargiu
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