Il
dopo elezioni
di
Lorenzo Russo
Evviva!
Agli italiani è stato permesso di votare. Non tutti, però,
hanno votato.
Una
buona percentuale non l'ha fatto, seguendo la ormai diventata
consuetudine degli ultimi decenni.
Perchè
andare a votare, quando il tutto rimane come era prima?
Così
pensando, la democrazia prima o poi si trasformerà in
dittatura e proprio nel momento nel quale si verificherà una
situazione di stallo politico la giustificherà.
Votare
dovrebbe essere sempre un obbligo, ma ancor più importante
dovrebbe essere il votare in modo da creare un governo responsabile
del suo governare.
Votare
un qualsiasi partito per dar sfogo alla rabbia di non avere una
classe politica seria e cosciente dei suoi compiti non risolve il
problema.
Gli
elettori non capiscono che la condizione della classe politica
riflette la loro incapacità di reagire per il loro bene.
I
più agiscono per preservare gli interessi personali, con il
risultato che il paese diventa ingovernabile.
Conoscendo
l'italiano, quale persona sempre lamentosa per i suoi disagi, ma poco
attiva per superarli, non mi aspettavo un altro risultato elettorale.
Il
paese rimane ingovernabile e nulla fa prevedere il sorgere di una
generazione di cittadini in possesso di una elevata coscienza civile
e talmente coraggiosa da mandare a casa tutta l'attuale classe
politica.
Ci
vorranno molte più calamità e disastri sociali per far
sorgere quell'unità popolare capace di pretendere la giustizia
sociale.
Senza
il senso di responsabilità da parte di ogni suo membro non
sarà mai realizzabile.
Ma
il problema non è solo italiano, lo è in tutta
quell'Europa, dove solo il profitto conta, senza domandarsi come lo
si abbia conseguito.
Su
questa scia sembra muoversi tutto il mondo.
Il
denaro comanda e i buoni propositi vengono ignorati.
Il
sistema democratico è in crisi per mancanza di sobrietà
da parte di tutti i suoi componenti.
La
democrazia, conquistata con lotte sociali che costarono moltissime
vittime, finirà negli archivi della storia.
Non
ne rimarrà che la nostalgia di una speranza non realizzata,
del senso di aver sciupato un'occasione straordinaria, addirittura
trascendentale.
L'uomo
è schiavo di questo mondo, per cui ogni tentativo di elevarsi
dalla mediocrità è destinato a fallire.
Eppure
è proprio questo stimolo straordinario che lo aiuta a superare
la tragedia di questa vita.
Proprio
chi soffre di più è in grado di immaginarsi una realtà
migliore, e lo fa per trarne la forza di sopravvivenza.
Su
questo effetto agisce il cristianesimo, come tutte le ideologie
generanti equilibrio interiore.
Adesso
è di nuovo il tempo degli inciuci, promesse, accordi segreti
per l'occupazione dei seggi, degli impieghi nelle segreterie dei
ministeri e altrove.
Il
tutto è già stato visto, ma ora con scadenza ancora da
definire.
In
verità siamo tutti stanchi di andare a votare e sogniamo
l'avvento di un padre divino che ci liberi dall'essere traditi,
imbrogliati, manovrati.
Ma
come pretenderlo, quando nessuno è degno di occupare posti di
maggiore responsabilità?
Il
mondo non muta perchè noi tutti non mutiamo. Ci sfoghiamo ogni
giorno con un qualunque argomento per mascherare la colpa di essere
ignoranti e incoscienti.
E
così si tira a campare fino a quando si ripresenta il momento
di decidere e allora inventiamo tantissime altre scuse per non farlo.
È
accertato che l'uomo ha bisogno di autorità, ma a chi affidare
il compito di esercitarla senza che finisca nuovamente in un disastro
ancora peggiore?
La
storia ci insegna di aver fatto degli errori gravi, ma non capiamo
come evitarli, tanto siamo presi dall'egoismo personale, da quello
innato per dominare sugli altri e da quello derivante dal timore di
essere sopraffatti.
Sfruttare
il prossimo o essere sfruttati, questa è la realtà
terrena, la matrice del male.
Allora
è meglio tenersi l'attuale classe politica e sopportare il
teatro che ogni giorno presenta accontentandoci di reclamare con le
consuete ingiurie e maledizioni.
Il
tutto sa di una tragicomica commedia senza vie d’uscita.
A
chi dare la colpa? Al troppo sole che rende l'italiano superficiale?
Al troppo mare che lo rende un navigatore senza un approdo fisso?
Una
lista di pochi partiti renderebbe più efficiente
l'individuazione del più colpevole, mentre la loro
molteplicità genera molta confusione creando un qualcosa senza
sostanza.
Come
risolvere allora la complicata situazione politica del paese?
Nel
lasciar governare il partito che abbia ottenuto la maggioranza dei
voti si individuerebbe la sua responsabilità di un eventuale
malgoverno ma si rischierebbe il sorgere di una dittatura.
Cosa
fare, quando la democrazia, una volta che è privata dei suoi
principi quali maturità e veggenza, diventa un involucro senza
contenuto, e quando la dittatura, senza garanzie di controllo
effettivo, crea un disastro ancora maggiore?
Ciò
che manca al paese è la presenza di saggi e autorevoli
personaggi ai quali affidare il controllo della politica.
Un
male comune in un mondo troppo ipocrita e superficiale.
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