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  Editoriali  »  Natale 2017, di Lorenzo Russo 22/12/2017
 

Natale 2017

di Lorenzo Russo





Vale sempre il detto: dove non c'è speranza, non c'è vita.

Vale soprattutto in questo periodo di preparazione al grande evento, celebrante la nascita del più grande annunciatore di speranza „a venire“, cioè non in questa vita, bensì dopo di essa.

A dire il vero non è poco e questo considerando che la vita terrena, in fin dei conti, non può soddisfare nessuno: non il ricco che perderebbe tutto ciò che durante la sua vita ha accumulato sia pure esageratamente e inappropriatamente sfruttando l'insipienza e inadeguatezza dei perdenti e dei troppo buoni, e non il povero che con la sola speranza di essere ricompensato nel dopo non diventa sazio in terra.

Ad ogni modo il dado è stato tratto (da chi non si sa ancora) e la vita va affrontata così com'è.

Ma nulla va perso nell'immensità del Creato, per cui è giusto sperare che un giorno saranno create giustizia e fratellanza.

Il mio Dio è quello che mi sussurra giornalmente ciò che dovrei fare, ma che, non facendolo come vorrebbe lui, mi consola e mi giustifica di essere ancora immaturo e impreparato per la grande impresa.

Accenno alla grande impresa, perché è ciò che ogni essere dovrebbe intraprendere, ed ognuno ne ha una propria.

Non si dovrebbe vivere per godere e consumare oltre misura e non interessarsi del prossimo; si dovrebbe, invece, vivere per esplorare nella propria coscienza la possibilità e capacità di liberarsi dei fardelli di questa vita, ogni volta che abbiano il sopravvento su tutto ciò che la migliorerebbe.

Ammettiamo il caso che si viva in un laboratorio e, tra errori fatti ed altri che saranno fatti, alla fine si riesca a sfornare un prodotto impiegabile in un processo creativo più avanzato.

Ammettiamo che un qualcuno ci abbia ordinato un qualcosa di speciale per la cui fattibilità ci si debba preparare minuziosamente.

A questo scopo, e perché si è intelligenti, si sono istruiti maestri, aiutanti specializzati e apprendisti, questi ultimi affinché sia garantita la continuazione dell'elevata qualità del lavoro nel futuro.

In una azienda di questo tipo l'uomo avrebbe la capacità di migliorare il proprio rendimento, accedendo, con diligenza e acuità, a cognizioni e scoperte superiori, con le quali elevarsi dalla mediocrità ed essere pronto ad assumere ordini più impegnativi.

Di questo passo l'uomo riuscirebbe a vivere in una realtà lavorativa e sociale stabile e priva di quei conflitti che caratterizzano la sua attuale esistenza.

Un progetto esemplare, senza dubbio, se non fosse che l'uomo fa fatica a capirlo, per cui rimane sempre nella realtà mediocre e viziata del profitto personale, del vivere per sé.

Che senso ha festeggiare il Natale, quando tutto rimane mediocre, falso, anzi ancora peggiore di una volta, quando l'uomo aveva solo bisogno di buone braccia per coltivare il suo campicello e così garantirsi una vita semplice e austera.

Il segreto della sua soddisfazione stava, e sta tuttora, nella rinuncia al vizio di voler ottenere di più del necessario per sopravvivere.

Oggi si riscontra il contrario. La vita diventa sempre più complicata e frenetica. Troppe sono le cognizioni da apprendere, per tenere il passo con il tempo che sembra scorrere sempre più velocemente.

Ci si sente esaltati e celebrati come geni, per cui ci diamo accanitamente alle scoperte, che si susseguono con un ritmo sempre più veloce, come se da noi dipendesse la salvezza del mondo.

La vita non è più vissuta nella semplicità dei fatti, sorti in una mente genuina e quindi buona, ma in una mente non appartenente più all'uomo, bensì a un ingegno artificiale sempre più potente.

Arriverà il tempo nel quale questi ingegni domineranno il mondo e l'uomo sarà schiavo della loro volontà, di una volontà innescata in essi da lui stesso nella sua presuntuosità di poter concorrere con le forze superiori.

Sarebbe il caso di misurarsi con un Creatore nemico dell'uomo, di certo non quello annunciato da Gesù Cristo.

Troppa ipocrisia ed arroganza si riscontrano in ogni attività dell'uomo, da poter prevedere le future catastrofi ambientali e lotte sociali.

L'intenzione della casta, cioè di coloro che si ritengono l'elite del mondo e quindi prescelti a governarlo, porterà allo sfruttamento globale dei popoli stessi che, incapaci per comodità, momentaneo menefreghismo, ottusità verso ciò che sta succedendo, buonismo senza contrapartita tesa al mantenimento dell'equilibrio tra il dare e il ricevere, saranno nuovamente subordinati e sfruttati.

Uniamo il mondo per il bene dei popoli, annunciano, facciamola finita con le differenze delle culture, delle fedi, delle volontà egocentriche.

Il mondo è uno solo e solo nell'unione si possono evitare le tragedie umanitarie che hanno sempre avuto origine nella falsa interpretazione della fede in un Dio, ma che dietro le quali ha agito l'egoismo, la presunzione, la fama di potere.

Sembra quasi di prevedere la realizzazione delle annunciazioni cristiane, mentre in verità la casta mira al predominio assoluto sui popoli per il proprio tornaconto.

Ai popoli, così sottomessi e privi di ogni libertà personale, non resterà che la speranza dell'esistenza del paradiso nel dopo.

Il potere terreno non tiene conto degli ingenui, idealisti buonisti, insapienti e incoscienti: si serve di loro per giustificare la necessità di ripristinare ordine e disciplina per il bene collettivo.

È così che purtroppo gli ideali rivolti alla creazione di un mondo migliore devono tener conto della ragione e della logica, due forze della sopravvivenza innescate nella coscienza dell'uomo.

Solo l'equilibrio tra di essi può creare una forma di equità e giustizia duratura.

Nel festeggiare il Natale teniamo conto del cambiamento radicale del mondo.

L'uomo medio vive oggi in una realtà non paragonabile con quelle del passato.

Grazie all'allargamento dell'istruzione e alle conseguenti scoperte scientifiche, egli è diventato più ragionevole, per cui penso che abbia ragione quando anela a vivere una vita migliore.

I rischi stanno nella misura, che va mantenuta affinché sia costruttore della vita e non distruttore.

Mi accorgo che, oggi, la formula di fratellanza cristiana viene propagata con maggiore insistenza dalle autorità religiose, grazie anche al supporto di quelle politiche di una certa appartenenza ideologica, senza che si tenga conto della incapacità dei “cosìdetti credenti“ di viverla.

In un mondo dominato dal profitto e consumo senza limite, non mi meraviglia che ognuno pensi alla propria sicurezza e vantaggio, cioè a un posto di lavoro sicuro e remunerato sufficientemente per sè e la propria famiglia.

Mi dispiace dirlo, ma il vero cristianesimo non è realizzabile su larga scala in quanto le condizioni di vita dell'uomo sono troppo dipendenti dallo stato dimensionale in cui vive.

Di fatto è impensabile che si possa governare il mondo intero senza l'uso dell'autorità, per cui solo il singolo può viverlo in sé.

Più vasto è il territorio, più numerosa la popolazione in esso, più differenti sono le culture e più forte e determinante deve essere il potere, affinché il tutto non finisca nel caos assoluto.

Allora addio “democrazia“, un costrutto troppo fragile, quasi demoniaco, quando diventa troppo teso a soddisfare pretesti individuali o di parte senza il componente dell'amore per il prossimo.

Eppure rimane un desiderio vivo, senza il quale la vita sarebbe per molti fredda e senza speranza.

Buon Natale, comunque, festeggiamolo con i piccoli.

Alla loro età è naturale crederci, per il dopo si vedrà se saranno capaci di testimoniarlo.

In loro sono poste le speranze, che così, di generazione in generazione, rimangono vive e attuali.




 
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