Natale
2017
di
Lorenzo Russo
Vale
sempre il detto: dove non c'è speranza, non c'è vita.
Vale
soprattutto in questo periodo di preparazione al grande evento,
celebrante la nascita del più grande annunciatore di speranza
„a venire“, cioè non in questa vita, bensì
dopo di essa.
A
dire il vero non è poco e questo considerando che la vita
terrena, in fin dei conti, non può soddisfare nessuno: non il
ricco che perderebbe tutto ciò che durante la sua vita ha
accumulato sia pure esageratamente e inappropriatamente sfruttando
l'insipienza e inadeguatezza dei perdenti e dei troppo buoni, e non
il povero che con la sola speranza di essere ricompensato nel dopo
non diventa sazio in terra.
Ad
ogni modo il dado è stato tratto (da chi non si sa ancora) e
la vita va affrontata così com'è.
Ma
nulla va perso nell'immensità del Creato, per cui è
giusto sperare che un giorno saranno create giustizia e fratellanza.
Il
mio Dio è quello che mi sussurra giornalmente ciò che
dovrei fare, ma che, non facendolo come vorrebbe lui, mi consola e mi
giustifica di essere ancora immaturo e impreparato per la grande
impresa.
Accenno
alla grande impresa, perché è ciò che ogni
essere dovrebbe intraprendere, ed ognuno ne ha una propria.
Non
si dovrebbe vivere per godere e consumare oltre misura e non
interessarsi del prossimo; si dovrebbe, invece, vivere per esplorare
nella propria coscienza la possibilità e capacità di
liberarsi dei fardelli di questa vita, ogni volta che abbiano il
sopravvento su tutto ciò che la migliorerebbe.
Ammettiamo
il caso che si viva in un laboratorio e, tra errori fatti ed altri
che saranno fatti, alla fine si riesca a sfornare un prodotto
impiegabile in un processo creativo più avanzato.
Ammettiamo
che un qualcuno ci abbia ordinato un qualcosa di speciale per la cui
fattibilità ci si debba preparare minuziosamente.
A
questo scopo, e perché si è intelligenti, si sono
istruiti maestri, aiutanti specializzati e apprendisti, questi ultimi
affinché sia garantita la continuazione dell'elevata qualità
del lavoro nel futuro.
In
una azienda di questo tipo l'uomo avrebbe la capacità di
migliorare il proprio rendimento, accedendo, con diligenza e acuità,
a cognizioni e scoperte superiori, con le quali elevarsi dalla
mediocrità ed essere pronto ad assumere ordini più
impegnativi.
Di
questo passo l'uomo riuscirebbe a vivere in una realtà
lavorativa e sociale stabile e priva di quei conflitti che
caratterizzano la sua attuale esistenza.
Un
progetto esemplare, senza dubbio, se non fosse che l'uomo fa fatica a
capirlo, per cui rimane sempre nella realtà mediocre e viziata
del profitto personale, del vivere per sé.
Che
senso ha festeggiare il Natale, quando tutto rimane mediocre, falso,
anzi ancora peggiore di una volta, quando l'uomo aveva solo bisogno
di buone braccia per coltivare il suo campicello e così
garantirsi una vita semplice e austera.
Il
segreto della sua soddisfazione stava, e sta tuttora, nella rinuncia
al vizio di voler ottenere di più del necessario per
sopravvivere.
Oggi
si riscontra il contrario. La vita diventa sempre più
complicata e frenetica. Troppe sono le cognizioni da apprendere, per
tenere il passo con il tempo che sembra scorrere sempre più
velocemente.
Ci
si sente esaltati e celebrati come geni, per cui ci diamo
accanitamente alle scoperte, che si susseguono con un ritmo sempre
più veloce, come se da noi dipendesse la salvezza del mondo.
La
vita non è più vissuta nella semplicità dei
fatti, sorti in una mente genuina e quindi buona, ma in una mente non
appartenente più all'uomo, bensì a un ingegno
artificiale sempre più potente.
Arriverà
il tempo nel quale questi ingegni domineranno il mondo e l'uomo sarà
schiavo della loro volontà, di una volontà innescata in
essi da lui stesso nella sua presuntuosità di poter concorrere
con le forze superiori.
Sarebbe
il caso di misurarsi con un Creatore nemico dell'uomo, di certo non
quello annunciato da Gesù Cristo.
Troppa
ipocrisia ed arroganza si riscontrano in ogni attività
dell'uomo, da poter prevedere le future catastrofi ambientali e lotte
sociali.
L'intenzione
della casta, cioè di coloro che si ritengono l'elite del mondo
e quindi prescelti a governarlo, porterà allo sfruttamento
globale dei popoli stessi che, incapaci per comodità,
momentaneo menefreghismo, ottusità verso ciò che sta
succedendo, buonismo senza contrapartita tesa al mantenimento
dell'equilibrio tra il dare e il ricevere, saranno nuovamente
subordinati e sfruttati.
Uniamo
il mondo per il bene dei popoli, annunciano, facciamola finita con le
differenze delle culture, delle fedi, delle volontà
egocentriche.
Il
mondo è uno solo e solo nell'unione si possono evitare le
tragedie umanitarie che hanno sempre avuto origine nella falsa
interpretazione della fede in un Dio, ma che dietro le quali ha agito
l'egoismo, la presunzione, la fama di potere.
Sembra
quasi di prevedere la realizzazione delle annunciazioni cristiane,
mentre in verità la casta mira al predominio assoluto sui
popoli per il proprio tornaconto.
Ai
popoli, così sottomessi e privi di ogni libertà
personale, non resterà che la speranza dell'esistenza del
paradiso nel dopo.
Il
potere terreno non tiene conto degli ingenui, idealisti buonisti,
insapienti e incoscienti: si serve di loro per giustificare la
necessità di ripristinare ordine e disciplina per il bene
collettivo.
È
così che purtroppo gli ideali rivolti alla creazione di un
mondo migliore devono tener conto della ragione e della logica, due
forze della sopravvivenza innescate nella coscienza dell'uomo.
Solo
l'equilibrio tra di essi può creare una forma di equità
e giustizia duratura.
Nel
festeggiare il Natale teniamo conto del cambiamento radicale del
mondo.
L'uomo
medio vive oggi in una realtà non paragonabile con quelle del
passato.
Grazie
all'allargamento dell'istruzione e alle conseguenti scoperte
scientifiche, egli è diventato più ragionevole, per cui
penso che abbia ragione quando anela a vivere una vita migliore.
I
rischi stanno nella misura, che va mantenuta affinché sia
costruttore della vita e non distruttore.
Mi
accorgo che, oggi, la formula di fratellanza cristiana viene
propagata con maggiore insistenza dalle autorità religiose,
grazie anche al supporto di quelle politiche di una certa
appartenenza ideologica, senza che si tenga conto della incapacità
dei “cosìdetti credenti“ di viverla.
In
un mondo dominato dal profitto e consumo senza limite, non mi
meraviglia che ognuno pensi alla propria sicurezza e vantaggio, cioè
a un posto di lavoro sicuro e remunerato sufficientemente per sè
e la propria famiglia.
Mi
dispiace dirlo, ma il vero cristianesimo non è realizzabile su
larga scala in quanto le condizioni di vita dell'uomo sono troppo
dipendenti dallo stato dimensionale in cui vive.
Di
fatto è impensabile che si possa governare il mondo intero
senza l'uso dell'autorità, per cui solo il singolo può
viverlo in sé.
Più
vasto è il territorio, più numerosa la popolazione in
esso, più differenti sono le culture e più forte e
determinante deve essere il potere, affinché il tutto non
finisca nel caos assoluto.
Allora
addio “democrazia“, un costrutto troppo fragile, quasi
demoniaco, quando diventa troppo teso a soddisfare pretesti
individuali o di parte senza il componente dell'amore per il
prossimo.
Eppure
rimane un desiderio vivo, senza il quale la vita sarebbe per molti
fredda e senza speranza.
Buon
Natale, comunque, festeggiamolo con i piccoli.
Alla
loro età è naturale crederci, per il dopo si vedrà
se saranno capaci di testimoniarlo.
In
loro sono poste le speranze, che così, di generazione in
generazione, rimangono vive e attuali.
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