Pastorale
padana
di
Renzo Montagnoli
Placido
e silente
fra
file di ombrosi pioppi
scorre
senza tregua il grande fiume
disseta
terre ricche di colture e di armenti
il
suo respiro profondo riporta a tempi antichi
quando
l’uomo ancora lo temeva
e
come un dio provvidenziale lo venerava.
Erano
epoche quelle di vita grama
in
cui nulla si aveva se non la gioia
di
scoprire ogni giorno un’alba diversa
e
di illanguidirsi la sera al calar del sole.
Pareva
allora che Pan soffiasse nel suo flauto
una
musica lieve e al tempo stesso
intrisa
di una atavica malinconia
per
quell’eterno destino che tutti
ci
accomuna da un’alba a un
tramonto.
Mai
ci si vorrebbe pensare
ma
quando s’imbiancano i capelli
ci
si accorge che quell’ora
sta
per arrivare
e
che la vita mai è infinita.
Al
passeggio lungo il grande fiume
in
silenzio ognun gli chiede
quando
arriverà alla propria foce
a
quel mare oscuro senza più
un
porto a cui tornare.
Il
fiume mormora
la
risposta non si capisce
e
così si spera che il giorno sia
ancora
ben lungi da finire.
Allora
ci si immerge in questa terra
s’ascolta
l’adagio maestoso
dell’acqua
che gorgoglia
fra
le ombrose sponde
e
il lontano belato d’un
gregge al pascolo
così
il cuore si rallegra d’esser ancor lì a pompare
e
che un altro giorno se n’è andato
Domani,
domani
si vedrà,
resta
solo una certezza
che
ogni giorno l’incanto si ripeta
fino
a quando non si sa
e
poco importa se quel che resta
è
come un sogno
una
vita che ogni momento
merita
appieno d’essere vissuta.
Da
Lungo il
cammino
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