L’arrotino
di
Renzo Montagnoli
Arrivava
con le prime nebbie
un
suono rauco
più
volte ripetuto
Arrotino!
Moleta!
E
le donne uscivan di casa
chi
la forbice chi i coltelli
qualcosa
c’era sempre da affilare
e
se per caso mancava
niente
paura
perché
allora l’arrotino
aggiustava
gli ombrelli.
Pedalava
e la mola cominciava
i
suoi giri
qualche
scintilla
un
po’ di sfregamento
ed
ecco che il coltello
tagliava
come un rasoio.
Stava
più giorni
dove
dormisse la notte
nessuno
sapeva
forse
sotto il ponte
della
ferrovia
un
riparo per povera gente.
Poi
un giorno
passava
per le vie del paese
e
gridava che andava
andava
via e
che
sarebbe tornato
il
successivo autunno.
E
infatti
puntuale
ogni anno
risuonava
il suo grido.
Poi
quando già cadevan le foglie
e
le nebbie calavano improvvise
quell’autunno
non venne
e
nemmeno il successivo.
E’
passato tanto tempo
e
l’arrotino è quasi dimenticato
ma
in questi giorni
di
umido respiro l’ho ricordato
Mi
pare ancora di sentir la voce
lo
sfregolio del ferro sulla mola
immagino
un uomo addormentato
sotto
il vecchio ponte ferroviario
ma
tutto mi lascia prevedere
che
il suo sia un sonno
ormai
infinito
e
che ora viaggi fra le nubi
incontro
a santi e cherubini
la
mola ormai arrugginita
lasciata
su qualche nuvoletta
un
materasso di cirri per dormire
e
una voce ingentilita
che
ogni tanto s’alza là nei cieli
e
gioiosamente annuncia
che
l’arrotino è finalmente arrivato
dove
di tempo e stagioni
non
si ha memoria.
Da
Il mio paese
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