Quella
data dell’11 marzo 2020
di
Danila Oppio
Era
l’11 marzo del 2020,
le
strade vuote, i negozi chiusi.
La
gente si barricava come col coprifuoco
in
tempo di guerra.
E
quel giorno mia madre compiva 100 anni
ma
non potevo recarmi ad abbracciarla.
Alla
Casa per Anziani proibirono l’entrata.
La
primavera di tutto questo non sapeva nulla.
I
fiori iniziavano a sbocciare,
il
sole a splendere, e tornarono le rondini.
Era l’11
marzo 2020.
Furono
chiuse le scuole, le Università
I
giovani studiavano a casa
Fu l’anno in cui si usciva solo
per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto,
anche
gli uffici e le aziende.
L’esercito iniziava a
presidiare
le
uscite e i confini.
Non
c’era spazio per tutti negli ospedali
e
la gente continuava ad ammalarsi.
Era l’11 marzo del
2020.
Tutti
furono messi in quarantena obbligatoria.
Dai
nonni ai nipoti, senza scampo.
Allora la paura diventò
reale,
i
giorni scorrevano tutti uguali.
Ma la primavera non lo
sapeva
e
le rose tornarono a fiorire.
Fu l’anno in cui si capì
l’importanza di star bene,
e
degli affetti veri, l’anno in cui il mondo
sembrò
fermarsi, e l’economia andare a picco.
Ma la primavera
non lo sapeva
e
i fiori lasciarono il posto ai frutti.
E
poi arrivò il giorno della liberazione.
Eravamo davanti
alla tv e il Primo Ministro
a
reti unificate, informò che l’emergenza era finita.
Che
il virus aveva perso.
Che
gli italiani tutti uniti avevano vinto.
E allora uscimmo per
strada piangendo di gioia.
Senza mascherine e guanti,
abbracciando
chi
s’incontrava, come fosse un fratello.
E fu così che
l’estate arrivò.
Perché
la primavera non lo sapeva
e
aveva continuato a esserci...
Nonostante
tutto, nonostante il virus,
nonostante
la paura.
Nonostante la morte.
La primavera non lo
sapeva
Eppure…
riuscì a insegnarci la forza della vita.
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