A
Selene
di
Danila Oppio
Venerata
quale dea,
da
arcaiche civiltà adorata.
Musa
dei poeti, ispiratrice.
Ammantata
d’argenteo velo
illumini
il velluto della notte.
Incantevole
apparizione
d’eterna
tua giovinezza.
L’uomo
volle violentarti
esplorandoti
da vicino.
Allunò
e poi stralunò.
Calpestò
il tuo bel visino
e
quel che scoprì di te
gli
apparve inospitale:
polvere
crateri arido mare.
Son
ben cinque decenni
cui
l’arcano fascino svanì
L’uomo
che volle vederti nuda
parlò
al mondo del tuo segreto.
Sei
luce riflessa del sole
che
dolce di notte accarezza
il
volto tuo adombrato.
Non
è forse questo l’amore?
Ma,
nel cielo notturno ancora
appare
a insonni sognatori
il
tuo Monnalisiaco sorriso
avvolto
in alone di mistero
incanta,
nell’estasi poetica
chi
di te ancor s’innamora.
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