"Acc..!"
Porca la miseria, ma nevica…" e gettò da un lato i cartoni ormai
infradiciati che gli erano serviti a rendere meno insopportabile il freddo
della notte. Si alzò lentamente, barcollando, gli occhi ancora semichiusi, la
bocca impastata dall'alcool del giorno prima. Passò le mani sulla testa,
aggiustandosi i capelli, ormai ribelli a qualsiasi pettine, visto che non si
ricordava da quanto tempo non fossero stati oggetto
delle forbici del barbiere, al pari della barba del tutto incolta. Si mise i
due indici in bocca, poi così inumiditi li passò sul contorno degli occhi: a
fare quella vita non c'erano tante comodità e fra queste, soprattutto
d'inverno, latitava l'acqua calda. A vederlo così,
ricoperto da più strati di abiti usati e sgualciti, i capelli e la barba di
colore grigio sporco, gli si sarebbero dati tranquillamente una settantina
d'anni, ma lui ne aveva solo cinquanta ed erano ormai quasi due lustri che
faceva una vita da barbone o, come si definiva lui, quasi ghignando, da rifiuto
della società.
Ma era
giunto il momento di muoversi per vedere se si poteva trovare un po' di alcool,
nell'attesa di fare un salto a mezzogiorno alla Parrocchia dell'Immacolata,
dove Padre Lorenzo faceva sempre trovare una minestra calda per i diseredati.
Si avviò,
con quella sua andatura altalenante, strascicando i piedi, stretti in scarpe
sottomisura, e si accinse ad attraversare il prato dei "mai nati",
chiamato così perché la sera vi si rifugiavano in auto con i clienti le
prostitute della zona, lasciando poi i segni inequivocabili del frettoloso
rapporto consumato. Ogni tanto, nel suo andare, scalciava qualcuno di questi
fiori di lattice e non era per nulla difficile che potesse
accadere, vista l'abbondanza; e fu così che, grazie ad una pedata, emerse dalla
neve quello che non avrebbe mai immaginato di trovare: un portafoglio di pelle
nera, bello gonfio. Si guardò intorno per sincerarsi che non vi fosse qualcuno, poi si chinò a raccoglierlo; le mani,
intirizzite, gli tremavano quando l'aprì e gli occhi presero a brillare a
vedere tutto quel denaro. Contò e ricontò, ed il risultato era sempre quello:ben 5.000 Euro in tagli da 100 e da 50, una fortuna
inaspettata. Nascose il portafoglio in tasca, tenendovi premuto il braccio nel
timore che potesse involarsi, guardò il cielo grigio di quel rigido 25 dicembre
e cominciò a sognare ad occhi aperti.
"Dunque,
per prima cosa vado in un albergo di non troppe pretese, no, meglio ancora, in
un grande albergo; sto dentro la vasca da bagno un paio d'ore, immerso
nell'acqua fumante, centellinando un cognac dei migliori. Poi mi faccio mandare
il barbiere a sistemare i capelli e la barba…Dunque, poi…Ah sì, non sarà facile
trovare un negozio di abbigliamento aperto il giorno di Natale, ma, nel caso,
mi faccio un bel guardaroba: dall'intimo allo smoking tutta roba rigorosamente
di marca. A mezzogiorno e sera mi faccio portare in camera delle prelibatezze
ed infine, quando cominceranno a chiudersi gli occhi, mi potrò coricare fra
lenzuola di seta, nel caldo ristoratore della camera. Questo sarà proprio un
Natale da ricordare!" ed allargò le braccia al cielo, quasi volesse
stringerselo a sé.
"Però, non vorrei che si insospettissero: un disgraziato come me
con tanti soldi di sicuro attirerebbe l'attenzione del maitre dell'albergo;
mica posso dirgli che ho trovato un portafoglio e neppure che ho ereditato! Mi
verrà un'idea, se faranno delle domande ed intanto andiamo."
Giunse
così nei pressi dell'Excelsior, un 4 stelle fra i più
rinomati della zona; rallentò il passo e gli ritornarono i dubbi, ma
accentuando la pressione del braccio contro il portafoglio nella tasca gli
tornò la sicurezza e fece per entrare dalla grande porta a vetri.
"Fermati,
dove vai straccione! Gente come te non ne vogliamo." Era stato un
ragazzetto in divisa a guardia dell'ingresso.
Si fermò,
con il mondo che sembrava crollargli addosso, poi arretrò, allontanandosi.
Eh sì, lui
altri non era che un rifiuto della società e poco importava che ora avesse i
soldi per rientrare nell'ordine costituito, che di sicuro l'avrebbe rifiutato
anche ben sbarbato ed elegantemente vestito, perché chi cade così in basso, chi
lascia la struttura costruita dagli uomini non può più rientrarvi. E non perché
così volessero gli altri, ma perché così aveva voluto
lui in un altrettanto fredda giornata d'inverno di una decina di anni prima, di
ritorno dal funerale della moglie, una persona così dolce e gentile che gli
aveva permesso di tollerare l'iniquità delle strutture sociali, l'abnorme
macchina su cui o sali negando te stesso, o ti devi accontentare di vederla
passare, senza mai fermarsi per raccogliere te.
Era il suo
destino e nulla avrebbe potuto cambiarlo, tanto meno 5.000 Euro; era meglio
restituirli a chi li aveva persi nel frettoloso pagamento di un illusorio atto
d'amore. Di certo l'avrebbe ringraziato e magari gli avrebbe dato anche una
mancia e così il problema di reperire la dose d'alcool di quel giorno sarebbe
stato risolto nel migliore dei modi.
Aprì il
portafoglio, guardò fra i documenti e sulla carta d'identità lesse: Amedeo
Semproni, di professione dirigente d'azienda, residente in Via Toscanini, 15.
"Semproni
ti farò passare un bel Natale" disse fra sè
accelerando il passo.
E così,
mentre la neve cadeva sempre più fitta, arrivò in Via Toscanini,
una bella zona residenziale della media borghesia con amene villette circondate
da giardini e piccoli condomini. Al n. 15 sorgeva proprio una piccola palazzina
a due piani; il portone era aperto ed entrò: già lungo le scale si sentiva un
vociare confuso, un vero e proprio alterco. E solo quando arrivò davanti alla
porta d'ingresso dell'appartamento di Semproni potè
intendere chiaramente di che si trattava.
"Porco,
sei un porco" urlava una voce femminile.
"Ma
no, ti assicuro amore che per me ci sei solo tu" e probabilmente questa
doveva essere la voce di Semproni.
"Come
se non lo sapessi che vai con la prima donna che trovi, magari pagandola anche
profumatamente, e poi mi vieni a dire che hai smarrito il portafoglio."
"Cerca
di ragionare; ieri c'è stato tanto da fare, ero stanco e non so come l'ho perso."
"Sei
un disgraziato!"
Ritenne
opportuno a questo punto suonare e gli aprì una donna di mezza età, con gli
occhi fuori dalle orbite.
"Vada
via, non faccio la carità ad un pezzente!"
"Signora,
a dir la verità sono venuto a riportare il portafoglio."
In un
attimo, dietro la donna, apparve la figura del Semproni, un uomo sulla
cinquantina, dall'aspetto un po' flaccido.
"Eccomi,
sono Semproni"
"Mi
dica dove l'ha trovato" urlò la donna.
Il Semproni si agitò ulteriormente, rivolgendogli uno sguardo
supplichevole.
"In
questa via, signora, era fra il bordo del marciapiedi ed un auto
parcheggiata" e consegnò all'uomo il portafoglio. Questi lo afferrò, ne
estrasse le banconote, le contò due volte ed esclamò trionfante "Il denaro
c'è tutto e ci sono pure i documenti. Grazie … Buon Natale."
Gli
caddero le braccia: neppure la mancia.
Si volse
per andarsene, allorché il Semproni parve ricordarsi
di qualche cosa e gli allungò, quasi gettandogliela addosso, una banconota da
50 Euro.
L'artigliò
immediatamente e prese a scendere le scale, mentre nell'appartamento la lite riesplodeva.
Si era
quasi fatto mezzogiorno ed era quanto mai opportuno accelerare, per quanto
possibile, il passo per arrivare in tempo per la zuppa
calda della Parrocchia dell'Immacolata.
Il
percorso non era breve e lungo la strada ebbe tempo di pensare al buon utilizzo
di quei 50 Euro che teneva stretti in pugno: c'era la possibilità di bere
almeno per una settimana, una fortuna insperata, anche se alquanto
ridimensionata rispetto alle ben più eclatanti prospettive immediatamente
successive al ritrovamento del portafoglio.
E così,
fra un progetto e l'altro del tipo di liquore da acquistare, arrivò alla
Parrocchia.
Si ricordò
allora che era il giorno di Natale e si sovvenne che tutti gli anni, in quella
ricorrenza, il pasto offerto era sensibilmente migliore e si rallegrò. Infatti non ebbe di che lamentarsi, perché fu un pranzo in
piena regola, dall'antipasto al dolce, e per finire, dopo il solito sciacquoso caffè, ebbe la gradita sorpresa di sorseggiare, al
caldo, un bicchierino di grappa. Padre Lorenzo, a fine pasto, si avvicinava ai
commensali, un pregevole quadro delle miserie umane, e per ognuno aveva parole
di conforto. Quando arrivò da lui, gli chiese che ne
pensasse di quella giornata e forse sperava che esprimesse il suo pensiero dal
punto di vista religioso, ma non fu così; era sempre stato un agnostico e non
trovò di meglio che raccontargli quello che gli era capitato. Non omise nulla,
nemmeno della faccenda della mancia di 50 Euro, e Padre Lorenzo si limitò a
dirgli che aveva fatto bene a comportarsi così. Indi gli diede un pacchettino
"E' un regalino da poco: due cioccolate e un pezzo di torrone. Dopo,
quando vai, se ti senti di passare dalla chiesa, ma vedi tu, vai a vedere il
presepe e nel locale dietro la canonica la mostra sulle Missioni; non hai
obblighi; solo se ti senti."
E si
sentì; nella penombra della navata laterale si fermò a guardare le statuine
della natività e si sovvenne di quando, bambino,
indugiava di fronte alla stessa scena preparata con infinita pazienza da suo
padre: memorie di un tempo lontano, che riaffioravano nella sua mente dopo anni
di buio; e così rivide la sua cameretta, i suoi giochi, l'epoca in cui
inconsapevolmente era stato felice.
Passò poi alla mostra delle Missioni, affollata dai parrocchiani:
c'erano prodotti dell'artigianato della lontana Africa e poi tante fotografie:
visi di bambini smunti, con i ventri gonfi, la fame e la mancanza di ogni
speranza che si leggeva in quegli occhi.
Alla fine
del percorso c'era un cesto dove la gente, se ne aveva voglia, deponeva le
offerte. Quando vi arrivò aveva le lacrime agli occhi;
ripensò al pasto caldo che aveva appena consumato, al presepe nella chiesa, a
quello che gli faceva suo padre, a quell'infanzia
così lontana di cui cominciava ad avvertire prepotente il rimpianto; come
sarebbe stato bello ricominciare, ripartire da zero, rinascere.
Si
avvicinò al cesto e con mano tremante, perché vedeva così sfumare la sua scorta
di alcolici, lasciò cadere la banconota da 50 Euro.
Quando fece per uscire, Padre Lorenzo lo trasse da parte.
"Lo
so che non sei un credente e non posso farci niente, ma Dio è amore e l'amore
che c'è in te è grande, è immenso. Guarda i miei parrocchiani: brava gente, ma
depongono il loro obolo e così mettono a posto la loro coscienza. Non conta
quanto hanno dato, ma cosa e come hanno dato; tu, amico mio, hai dato tutto
quello che avevi, hai dato il tuo cuore. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti in
parrocchia; non posso permettermi di pagarlo, ma tre pasti al
giorno ed un letto caldo, anche se è poco, glielo posso assicurare. Ce ne dici?
Sarebbe un modo per ricominciare, per aiutare chi ne ha veramente bisogno ed in
tal modo aiuteresti anche te stesso; la vita, ricorda,
merita sempre di essere vissuta e non gettata alle ortiche, come fino a ora hai
fatto. Pensaci, non ti faccio fretta, perché per te il posto ci sarà
sempre."
"Grazie,
Padre, ci penserò. Buon Natale e grazie ancora."
Se ne uscì
con quella sua andatura ciondolante e si avviò a compiere uno dei tanti giri
senza meta.
Guardò le
luminarie, spente; osservò le auto procedere lentamente sulla neve, i bambini
che facevano baloccate e si disse "Natale, è un giorno come un altro", ma poi si fermò, e prepotente riemerse il
ricordo di tutti gli episodi della giornata, dal ritrovamento del portafoglio,
alla lite fra i coniugi, alla mancia di 50 Euro, ai ricordi di infanzia sopiti
che miracolosamente erano riapparsi dall'oblio, alle parole di Padre Lorenzo.
"Sì,
ormai ho deciso; domani mattina presto, al risveglio, andrò in parrocchia e mi
metterò a disposizione di Padre Lorenzo. Voglio tornare a vivere. E a pensarci
bene Natale non è un giorno come tutti gli altri."
Già
scendevano le ombre della sera ed era meglio mettersi alla ricerca di un
riparo.
Respirò a
fondo l'aria fredda, quasi a volerne sentire il profumo, e si avviò,
strascicando i piedi.