Area riservata

Ricerca  
 
Siti amici  
 
Cookies Policy  
 
Diritti d'autore  
 
Biografia  
 
Canti celtici  
 
Il cerchio infinito  
 
News  
 
Bell'Italia  
 
Poesie  
 
Racconti  
 
Scritti di altri autori  
 
Editoriali  
 
Recensioni  
 
Letteratura  
 
Freschi di stampa  
 
Intervista all'autore  
 
Libri e interviste  
 
Il mondo dell'editoria  
 
Fotografie  
 
 
  Narrativa generica  Noir  Storie di paese Prima Serie  I racconti del nonno  Fiabe  Horror  Storie di paese Seconda Serie  C'era una volta  Racconti di Natale 

  Racconti  »  Narrativa generica  »  L’ultima Mille Miglia 30/05/2024
 

L´ultima Mille Miglia

di Renzo Montagnoli



Se c´è una corsa automobilistica che è diventata un autentico mito è la storica Mille Miglia. Era una gara di gran fondo, corsa in Italia in 27 edizioni fra il 1927 e il 1957, con partenza e arrivo a Brescia e con i concorrenti che scendevano lungo lo stivale fino a Roma, per poi tornare nuovamente a Nord. Era l´epoca di competizioni motoristiche in cui l´importanza del pilota era preponderante sulla bontà della meccanica, in buona sostanza si era nel pionierismo puro e semplice, tanto più che si correva sulle normali strade, spesso con fondi stradali irregolari. Vincere questa gara era un sogno, rendeva un mito chi per primo tagliava il traguardo e in un´epoca in cui ancora non esisteva il Campionato del Mondo delle quattro ruote equivaleva alla più classica delle classiche, dava una patente di nobiltà che era fama autentica e imperitura per il vincitore. Fra i tanti partecipanti c´erano i migliori piloti del momento e tra i vincitori ci sono nomi già famosi, ma che accrebbero notevolmente la notorietà con il successo in questa gara. Campari, Nuvolari, Caracciola, Varzi, Biondetti, Villoresi, Ascari, Moss sono solo alcuni dei grandi piloti che primi hanno tagliato il traguardo a Brescia in una competizione che mano a mano che le auto impegnate miglioravano tecnologicamente aumentando la velocità diventava sempre più anacronistica, perché il percorso non rispondeva più a quelle esigenze di sicurezza che dovevano essere considerate imprescindibili. Già il 3 aprile 1938 la gara fu funestata da una grave sciagura avvenuta a Bologna, allorché la Lancia Aprllia di Magagnego-Bruzzi passando sulle rotaie del tram sbandò e finì fra gli spettatori, provocando dieci morti, di cui sette bambini. Si era ancora in un´epoca meno tecnologica e più pionieristica, eppure, anche se le velocità non erano quelle di oggi, la disgrazia era dietro l´angolo; d´altra parte in questo circuito stradale poteva accadere di tutto, come animali che ingombravano la sede stradale, zone di pericolo poco o nulla segnalate, insomma era un percorso ad alto rischio. Sarebbe comunque andata oltre l´anno 1957, dato l´interesse che rivestiva, ma appunto in quel fatidico anno si verificò l´incidente più grave. Era il 12 maggio, avevo dieci anni e con mio papà e mia mamma ero andato sul ponte dei Mulini per veder passare la corsa, faceva molto caldo, tanto che ci eravamo portati un fiasco d´acqua. Assiepati ai lati della strada i presenti, più che vedere, intuivano chi passava, anche se c´era un primitivo servizio giornalistico che consisteva in un passaparola che avvisava chi sarebbe stato il prossimo equipaggio che sarebbe apparso da viale Pitentino, avrebbe scavalcato i laghi, dirigendosi a Brescia. Rammento che c´erano voci sussurrate, quasi si trattasse di cose sacre: "Il prossimo è Von Trips su Ferrari" e infatti arrivava rombante un auto che non capivo se era una Ferrari, ma che comunque sembrava un bolide, e s´indovinava appena che ci fosse un pilota, tanto velocemente passava davanti agli occhi. Vedere si vedeva poco, per non dire niente, ma in tutti e anche in me c´era l´emozione del rumore dell´auto che si avvicinava, prima un suono sordo, poi l´urlo dei pistoni spinti al massimo e che sembrava volessero uscire dal motore, indi, una volta effettuato il transito, il fracasso che si andava affievolendo, per spegnersi in scomposti borbottii. Passò di lì´ anche la Ferrari del pilota spagnolo De Portago e del copilota americano Nelson, il motore ruggiva, forse speravano di arrivare primi, ma non potevano immaginare come la sorte avversa si sarebbe manifestata da lì´ a poco sul lungo e stretto rettilineo che da Cerlongo porta a Guidizzolo. Lì, al massimo della velocità, in località Corte Colomba, lo scoppio di uno pneumatico fece sbandare l´auto, che finì nel fossato a destra, ma che poi rimbalzò, facendole superare l´intera carreggiata per poi piombare sugli spettatori. I due piloti morirono, così come nove fra quelli investiti e anche qui non mancarono i bambini deceduti (ben cinque). A perenne ricordo è stata eretta una stele che è ben visibile per chi transita lì, anche per gli equipaggi delle successive Mille Miglia, diventata una gara di regolarità storica a tappe nel 1977 dopo una interruzione durata parecchi anni (si corse anche nel 1958, 1959 e 1961, però come gara di regolarità e velocità, per quest´ultima in tratti limitati e con tutte le opportune cautele a difesa degli spettatori).

Raramente mi capita di andare verso Brescia, ma quando lasciato l´abitato di Cerlongo affronto il rettilineo che porta a Guidizzolo non posso fare a meno di buttare l´occhio su quel monumento ed è istantaneo il ricordo di quella giornata di maggio del 1957, tanto che mi sembra di udire nuovamente il rombo delle auto in corsa e fra queste mi illudo di vedere quella dello sfortunato De Portago che decolla, piomba sugli spettatori e che con la sua morte e quella degli investiti celebra il funerale di una corsa che è stata un mito, un misto di tecnica e di ardimento, che ha visto le gesta dei pionieri delle gare automobilistiche, nomi che si ricordano come avvolti in un alone magico, indomiti guerrieri in sella a cavalli d´acciaio.


 
©2006 ArteInsieme, « 014801252 »