Moscerine, di Anna Marchesini, edito da Rizzoli e recensito da Patrizia Fazzi
Moscerine – Anna Marchesini – Rizzoli – Pagg. 249 – ISBN 9788817067249 – Euro 17,00
Una donna dalla grinta e ironia imbattibile: Anna Marchesini racconta le sue “Moscerine”
AREZZO – Un'attrice, anzi qualcosa di più, Anna Marchesini: volto notissimo in televisione e teatro, diplomata all'Accademia d'Arte drammatica Silvio d'Amico. Questa donna versatile e ironica, che ci ha lasciato nel 2016, è stata, specie negli ultimi anni di vita, anche scrittrice, con all'attivo vari libri. L'ultimo pubblicato, Moscerine, (Rizzoli, 2013), ha confermato la profondità e validità del suo bagaglio culturale e capacità inventive. La sua scrittura si può considerare un terreno di antieroi, personaggi simili alla vita di ciascuno. Come affermò l'autrice durante una coinvolgente presentazione di questo libro ad Arezzo, “ogni vita diviene eccezionale se qualcuno la narra” e in ognuna c'è un tratto di unicità e di imponderabile che vale la pena raccontare. E così in Moscerine, opera composta di nove racconti, o per così dire miniromanzi, la Marchesini ha messo in campo personaggi femminili delineati a tutto tondo e posti di fronte a scelte e situazioni impreviste, con un altrettanto imprevedibile finale, derivante dall'incrocio tra la bizzarria della sorte e la filosofia di vita individuale.
Solitudine, innocenza, coraggio, narrati in punta di penna, senza esprimere giudizi, ma con grande occhio comico, perchè, sulla scia di Beckett e Pirandello, l'autrice pensa che “nulla è più comico dell'infelicità” e guardarci dall'esterno, con il “sentimento del contrario”, ossia con quell'umorismo lieve e dissacrante che viene dai grandi maestri italiani del ‘900 e dell'800, aiuta a descrivere ed anche a sopportare la drammaticità delle nostre vicende. “Ognuno si organizza come può a sopravvivere, a superare il dolore, ben consapevole” - affermò la scrittrice durante quel memorabile pomeriggio aretino - “che la solitudine è una condizione umana ineludibile, anche nella più stretta relazione umana: essere soli non è una sottrazione, è uno status interiore che ci rende più forti”.
La scrittura è quindi una sede privilegiata, uno strumento finissimo per scavare in noi stessi, nei misteri della vita e anche in quelli della morte: non a caso un racconto si intitola In punto di morte ed è un affacciarsi sull'abisso del momento finale dell'esistenza per dilatarlo e in qualche modo illuminarlo. Anna Marchesini ho dimostrato in questo suo esercizio narrativo di voler “morire da viva, non essere un morto vivente”, ovvero di conservare fino all'estremo la lucidità dello spirito, il senso dell'autoironia, fino al paradosso, al rovesciamento umoristico di ogni gesto, come nella sua raffinata ed esilarante attività di recitazione e di creatrice di testi teatrali.
Il gusto di osservare a lei lo ha insegnato proprio la lunga esperienza teatrale, dove ogni gesto o azione sono programmati per la messa in scena e si compenetrano, come nei suoi racconti, con il vissuto del personaggio, evocano un ‘oltre', una complessità e pluralità, per cui diviene grandissimo anche ciò che apparentemente, come le vicende delle “moscerine'', è piccolissimo.
In questa prospettiva i racconti del libro sembrano già pronti per essere portati in teatro ed alcuni ne hanno già le caratteristiche testuali, tra cui la ricchezza di dialoghi. Sicuramente con questa sua opera Anna Marchesini ha donato un altro contributo di intelligente osservazione del reale e di sua trascrittura scenica, come quelli a cui in tanti anni, da sola o nell'ambito del Trio, ci ha abituati, ogni volta coinvolgendoci in un miniteatro fuori dagli schemi e inventando personaggi indimenticabili come la signorina Carla, che ha il candore e l'innocenza della ‘moscerina' Signorina Iovis.
Patrizia Fazzi
