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Ines e L’Angelo giovane, di massimolegnani

Ines e L’Angelo giovane, di massimolegnani

Ines

di massimolegnani



Ines, inizi a innervosirmi!

Intuisco l'intenzione di intralciarmi intrecciando intoppi e inesattezze inaccettabili al mio intimo incanto per l'inverno. Mi incensi con insidiosa intelligenza, ma intanto con ingannevole ingegno introduci inopinatamente incertezze, incognite, inverosimili incidenti, mi informi sulle insidie dell'innevamento e, indifferente all'incantevole, insensibile all'infinito, mi induci all'inazione, mi ingozzi all'ingrasso, mi inciti all'inerzia, mi infondi insicurezza e, intrigante, mi indirizzi verso l'infelicità.

In inverno si invecchia” insinui infine, infida, e io, inebetito e ingenuo, intristisco inesorabilmente. Ma poi insorgo, mi inalbero, mi incazzo, ti incalzo, ti insulto:

Ines sei ingiusta e insopportabile, t'inghiottisca l'inferno!”

E intanto inneggio all'innocente inverno.




L'Angelo giovane

di massimolegnani



Si chiama Angelo ma non ha nulla dell'angelo, non l'aspetto, che non lo vorresti incontrare di notte, non le frequentazioni, che il migliore dei suoi amici si è fatto tre anni al Minorile. Giovane di poche speranze sta nascosto nei bar dove si perde in ore sfaccendate, studia poco, svolge qualche saltuario lavoretto e ha fugaci paradisi femminili. Il resto è tempo consumato a non far niente o a far casino.

Fosse un cavallo, nella corsa più importante, quella verso il futuro, verrebbe dato perdente da tutti i bookmakers, sai la brava gente borghese, tutta educazione, apparenza e maldicenze. Ma alla prima scossa lui è già là a smuovere macerie senza che nessuno l'avesse chiamato, e all'onda inversa che viene giù dal monte lui, con un cucchiaio e una carriola, tenta di svuotare il mare e il fango. In questa terra ricca di disastri c'è sempre da partire verso un dolore collettivo, una ferita che è di tutti e che nessuno sente propria se non nei due minuti di notizia al telegiornale. Perché uno indolente come lui parta non lo so, ma intanto parte, come fosse una scampagnata.

Più dei grandi cataclismi predilige le piccole catastrofi e tra tutte le alluvioni, occasioni offerte ad esserci, senza ritrovarsi sotto i riflettori. Quando ogni cosa, in quell'improvvisata periferia del dolore, diventa precaria e provvisoria, è allora che Angelo distende le sue ali, vola leggero sui campi allagati, su cascinali e chiese diroccate, plana col sorriso sulle lacrime, le asciuga dandosi da fare, diventa quasi necessario dove nessuno nemmeno si sognava di aver bisogno di uno come lui. Salva un animale, aiuta un uomo forte divenuto sperso, protegge i deboli dal freddo, porta in salvo miseri oggetti, utili soltanto a mantenere viva la memoria della vita prima del disastro. Poi si aggira tra le tende con un'allegria sconsiderata che contagia l'istinto dei bambini e allevia per qualche istante la desolazione ai vecchi. Per qualche giorno ama le tante facce che incontra di cui altro non saprà se non una riconoscenza muta.