Misteri d’amore, di Franca Canapini, edito da puntoacapo e recensito da Carmen Lama
Misteri d'amore
Poema ispirato al Simposio di Platone
(di Franca Canapini - puntoacapo - 2024)
«Io non so parlar d'amore / l'emozione non ha voce / e mi manca un po' il respiro / se ci sei c'è troppa luce»: questo era il bellissimo incipit di una canzone di Adriano Celentano.
Una conferma del fatto che non sia per nulla facile parlare d'amore. Eppure queste poche parole sono già parole d'amore. Ed hanno una forza e un'intensità che, lette dal punto di vista di chi le pronuncia sembrano essersi trasformate in un balbettio, un inceppamento, una confusione totale. E lette dal punto di vista di chi le ascolta e a cui sono dedicate assomigliano perfettamente a una dichiarazione d'amore che lascia senza respiro, perché esalta le qualità della persona verso la quale chi “canta” prova qualcosa che non riesce nemmeno ad esprimere con chiarezza. Queste parole, pur così belle, ne sono appena un'approssimazione.
È in questo specifico contesto che entra in gioco il mistero più grande che è l'Amore. Una complessità, invero, di misteri. Ognuno dei quali intrecciato fortemente con le espressioni che tentano di dire qualcosa al riguardo.
Alla luce di queste brevi considerazioni iniziali, il Poemetto di Franca Canapini appare già in una luce tutta particolare, il titolo stesso è una estrema ed efficacissima sintesi della quasi impossibilità, o sicuramente delle difficoltà che il lavoro della poetessa abbia dovuto affrontare.
Franca ha intrecciato le complessità espressive poetiche a cui ha dato voce con le complessità interpretative del Simposio di Platone. Si è trovata, quindi, lei stessa, invischiata in una doppia rete da cui doveva districarsi ed è quel che brillantemente ha fatto, riuscendoci grazie all'intensità della sua forza espressiva. Ancor più va dato atto del felice risultato dell'opera, in quanto la poetessa ha dovuto adattare a varie parti del Simposio, componimenti composti sotto l'influsso crescente di suggestioni di volta in volta provate leggendo. E inoltre, la poetessa ha il merito di aver riportato alla luce un'opera antica esaltandone la sua attualità e contemporaneità con ogni tempo ed ogni luogo nel mondo.
E questo si può affermare ben a ragion veduta, dal momento che l'Amore è una condizione esistenziale che tocca tutti, in quanto sta a fondamento della vita stessa e, nella vita, alla sua armonia e gioia.
Chiara, a questo proposito, l'idea di fondo che mi ha suggerito la lettura dei Misteri d'amore:
“che la vita e il tempo passano, (per lo più invano), in ogni latitudine nel mondo, mentre solo l'Amore attraversa l'eternità e lancia le sue frecce dove e quando vuole, indirizzandole verso chi vuole e nei momenti meno prevedibili.
E in principio è uno sguardo, un'emozione, in un silenzio che non lascia spazio nemmeno a un'ombra di consapevolezza. E già qualcosa accade, ma ancora solamente nell'inconscio.
E quando ad altri minimi segnali si aggiunge un inatteso soprassalto al cuore, allora è sorprendente quel che avviene e la ragione latita.
Avviene che la ragione non dà ragione di quel che è accaduto. O, se lo fa, è solo dopo che le sensazioni e le emozioni hanno preso il sopravvento”
Allora si comprende benissimo come Franca Canapini abbia dovuto tentare e ritentare di far “quadrare” (letteralmente!!) un cerchio. Ha interpretato molto bene le parole dei vari personaggi che nel Simposio si succedono in un loro, di volta in volta, difficoltoso tentativo di esprimere al meglio la vita e la funzione/le funzioni di Eros.
Perfino Socrate ha dovuto farsi aiutare dalla sacerdotessa Diotima!
E il quadro completo che ne risulta, dagli impetuosi dialoghi, è assai variegato, perché le diverse forme di amore abbiano tutte diritto di esistenza, fino al più alto grado, che introduce alla bellezza, alla consapevolezza di sé, alla conoscenza attraverso l'altro da sé.
Eros, quindi, come armonia perfetta.
E Platone non più visto come il visionario fermo all'Idea, ma come colui che ci conduce attraverso la riflessione all'incarnazione dell'Idea, fino alla più alta forma di conoscenza che è la filosofia.
E trattandosi dell'Eros, non poteva che essere così…
I versi poetici di cui Franca si serve per esprimere il senso profondo dei dialoghi del Simposio, sono a loro volta una intensa immedesimazione con i diversi punti di vista sull'Amore.
Non c'è neppure bisogno che prenda le distanze da quel che non le appartiene personalmente, per il semplice motivo che i risvolti dell'Amore, in qualunque modo esso sia articolato, conducono inevitabilmente a una pienezza di vita, a una gioia che esalta l'essere, alla profondità e a una espansione a trecentosessanta gradi dell'armonia vitale, a un'assoluta consapevolezza che la vita è un provvidenziale intermezzo fra il non-essere-ancora e il non-essere-più, anche e soprattutto grazie a questa forza divina che tutti ci pervade. Anche quando il divino si comporta un po' perfidamente.
Fra le poesie, tutte bellissime, che Franca ci regala con questo poemetto, ne faccio mie alcune particolarmente pregnanti che mi danno una scossa, una sferzata, ogni volta che le rileggo.
NASCITA DI EROS
... Esiodo3 dice che per primo si generò il caos. E quindi Gaia
dall'ampio seno, sempre saldo sostegno di tutte le cose ed Eros...
(Fedro, pagg. 45-47)
(Eros)
Accartocciato
nell'energia fluttuante
dell'abisso infinito
mani sul viso
ginocchia all'ombelico
Uovo
ora
chiuso nelle ali
del buio primordiale
nutrito dall'oscuro fiato
e schiudersi
irradiando luce
nella fuga del buio
trasformarsi
in verde olio di frantoio
dilagare nel vuoto
QUALE MANO
... è lui che produce
pace agli uomini, calma sul mare
assenza di venti e al riposo sonno tranquillo...
(Agatone pag. 85)
Quale mano solleva e tinge
di colori fulgenti e tenerezze
tutta questa verde esplosione d'energia?
Spreco di fiori immane Nuvola di pollini infinita
Quale voce dal silenzio muove
e muovendo sfiora e sfiorando suona
e suonando suscita la sua creatura?
In ogni dove a coppie si affannano gli uccelli
e ridono ai gusci franti sotto i nidi
Ci sentiamo così piccoli, così piccoli!
Quale mano, quale voce
ci dà questo cuore per sentire
tanta gioia tutt'intorno
così acuta da ferire
tanta bellezza ovunque
Ci sentiamo così piccoli, così piccoli!
Quale mano tesse per noi
nidi azzurri di pace?
SOCRATE SI TRAFORMA IN DIOTIMA
... bisogna prima di tutto trattare di Eros stesso, spiegando chi sia e
quale sia la sua natura...
(Socrate, pag. 95)
... Ma il saggio non sa afferrare l'essenza di Eros
conosce la miseria del pensiero insufficiente
Assumerò le vesti
di una vecchia donna
Una donna sa amare
Una donna vecchia è
morta mille volte per amore
Una vecchia donna
dal cuore gentile
che ha partorito
e aiuta a partorire
NON È UMANO
Ma fai pure così se vuoi; Alcibiade loda Socrate...
(Erissimaco pag. 125)
Non è umano. È un demone il tormento un tentatore un mago
Niente lo scalza o lo colpisce
Sfuma come la nebbia per poi apparire all'improvviso
Si fa aspettare quando lo cerchi
T'incalza quando non vuoi
Con le parole destabilizza Ti annienta coi suoi silenzi
E quando cerca di persuaderti
oh allora è un serpente che ti denuda e ti stordisce
Oppure sussurra a mezza voce promesse false
e ti ammalia senza parere
Quale segreto possiede?
Per saperlo ero disposto a regalargli
la mia bellezza
ma quando l'ho fatto e mi sono offerto
– sappiatelo – mi ha rifiutato e mi ha deriso!
SIEDI SULLA TUA TERRA, GIGLIO
... è chiaro (Alcibiade) che speri di ottenere la bellezza vera in cambio di quella apparente e confidi di scambiare realmente il bronzo con l'oro! Ma allora, caro amico, guarda meglio, così che non ti sfugga che sono niente...
(Socrate pag. 133)
Siedi sulla tua terra, giglio
abbaglia di candore, stordisci di profumo
fiero, stagliati nel blu
Sii l'attrazione a cui non si resiste
Tenta le mie mani – imperturbabile
ti resisterò
Mi attiri col tuo polline vivissimo
quasi fossi un'ape rara – degna di te
ma io sono nulla – intercambiabile
uno, dei mille e mille
non macchierò i tuoi petali
non sprecherò il tuo polline – mi allontanerò
EPILOGO
SENZA TEMPO NÉ SPAZIO A CONTENERCI
Oltre la rapida corrente del grande fiume
disabitato
il tempio veglia composto
Irraggiungibile
Mi si svela, opposta dalla riva
nei giorni gialli
di pioggia
Pare un miraggio invece
è verità e bellezza
un frutto integro
di fragili mani laboriose
che edificarono l'inverosimile
sognando
Energia creativa pura, dal Simposio, da Eros, trasferitasi nell'immaginazione della poetessa e da lei trasmessa a chi legge le sue “potenti” poesie sull'Amore e su tutti i suoi “misteri” mai compiutamente indagati, né mai del tutto decifrabili..
Quando si parla d'Amore, come dicevo all'inizio, si è sempre più o meno nell'ambito dell'approssimazione, anche perché, in verità, è sempre meglio viverlo, l'Amore.
E comunque, un plauso entusiastico a Franca che ha saputo coinvolgermi in una lettura che definirei assolutamente appassionante.
6 febbraio 2025
Carmen Lama
